Fiorello, dio dell'acqua, assessore all'Agricoltura. O alla Protezione civile


 
 
Daniele Lo Porto

CATANIA – Un anno fa, più o meno, durante il periodo più oscuro del governo di Rosario Crocetta (che ha dimostrano come possa fare più buio di mezzanotte, smentendo un detto popolare)

era riuscito a riportare l’acqua a Messina

dopo oltre 20 giorni di rubinetti asciutti a causa di uno smottamento che aveva danneggiato la conduttura idrica. Nè il sindaco Renato Accorinti, impegnato nella soluzione dei problemi del Tibet, che non gli lasciavano tempo e risorse per occuparsi dei cittadini di Giostra e Tremestieri, nè lo stesso presidente della Regione, che tra una comparsata all’altra da Giletti ripassava il copine, avevano moso un dito. Poi ne parlo lui e l’acqua (al contrario di quanto accadde a Mosè) invece di allontanarsi rispuntò zampillò quasi miracolosamente dai rubinetti.

Adesso, Rosario Fiorello, detto Fiorello, dei famiglia dei Fiorello, Beppe e Catena, ha riportato

l’acqua, sotto forma di pioggia, a Catania e provincia

Fino ad ora è stato un autunno e un inverno quasi asciutto, ma a lui, il dio dell’acqua, è bastato apparire a Palazzo degli elefanti, per ridare il sorriso agli agricoltori. Ha regolato il dosatore alla perfezione. Pioggia lenta e costante, all’assuppa viddanu, per intenderci, che fa tanto bene alla terra, non certo l’ormai classica bomba d’acqua che allaga città e terreni, fa esplodere tombini e impantanare i trattori.

E, allora, vista la recidività con la quale dispensa opere meritorie per l’umanità, proponiamo al governatore Nello Musumeci di assegnargli la carica di assessore all’Agricoltura o, in alternativa, alla Protezione civile, senza per questo voler mancare di rispetto agli assessori in carica. Per dovere di cronaca riportiamo la premiazione di ieri.

“Catania mi ha dato la vita”. Un lungo applauso ha sottolineato la frase di Rosario Fiorello, visibilmente emozionato dopo aver ricevuto dalle mani del sindaco di Catania Enzo Bianco – alla presenza dell’arcivescovo monsignor Salvatore Gristina in una corte di Palazzo degli elefanti gremita di giornalisti e cittadini – quella Candelora d’oro che, giunta alla ventunesima edizione, rappresenta la massima onoreficenza cittadina.
“Se a mia madre – ha detto il popolare show man – avessi annunciato che stavo per volare a Los Angeles perché avevo vinto l’Oscar non si sarebbe impressionata più di tanto. Ma quando le ho detto che stavo per ricevere la massima onoreficenza catanese, ha esultato. Credo si sia anche costruita una piccola luminaria di Sant’Agata nel salotto”.
Fiorello, visibilmente emozionato, ha dedicato il premio al padre, che, ha detto “Se stasera fosse stato qui con noi sarebbe stato l’uomo più felice del mondo”.
Prima della consegna del riconoscimento, Bianco aveva tratteggiato la figura di Rosario Fiorello, ricordando come il critico Aldo Grasso lo avesse consacrato come il nostro più grande show man e definendolo “simbolo della Sicilia migliore, quella attiva, ironica, semplice, elegante”. Ma soprattutto

“campione di liscìa catanese”

termine difficilmente traducibile, ma che rappresenta l’esaltazione dell’ironia e dell’autoironia”.
Fiorello ha poi parlato, anche stimolato dalle domande dei giornalisti in una conferenza stampa-spettacolo svoltasi nella Sala Giunta di Palazzo degli elefanti, del suo rapporto con Catania.
“Per un ragazzo che viveva ad Augusta – ha detto – Catania era il miraggio, il sogno, la metropoli. Non avevamo in testa Milano, ma Catania. Con quella via Etnea così spettacolare, con quella Festa di Sant’Agata che per noi allora era soprattutto calia e simenza (ceci abbrustoliti e bruscolini), fuochi d’artificio e palloncini gonfi d’elio. Oggi invece sono tutti lì con i telefonini a fare selfie. E comunque a Catania ci sono nato, come ho detto mi ha dato la vita. Per un anno decisi anche di studiare qui: ogni mattina alle sette prendevo il pullman ad Augusta, alle otto ero a Catania, e dieci minuti dopo, puntualissimo, ero in sala biliardo. A Catania poi c’era mia zia Mela che faceva la bidella nel Liceo Musicale Vincenzo Bellini. E io non vedevo l’ora di venirla a trovare non tanto per amore della musica, perché c’erano delle bellissime studentesse di violino”.
Fiorello ha salutato i Catanesi dando loro appuntamento al Festival di Sanremo (“Prima serata, ma cu m’u fici fari!”).
Dopo la consegna il sindaco Bianco e l’arcivescovo Gristina hanno rinnovato il rito dell’accensione della lampada votiva in onore di Sant’Agata che dà inizio ai festeggiamenti. Subito dopo, in piazza Duomo, c’è stato il tradizionale l’omaggio floreale alla Patrona da parte dei Vigili del Fuoco. E’ seguito un applaudito spettacolo con video proiezione sulla facciata di Palazzo dei Chierici a cura di Fabrizio Villa, e con gli splendidi fuochi barocchi di Vaccalluzzo. Al termine è stato dato il via alla Notte dei Musei e del Commercio, con i luoghi della cultura e i negozi del centro storico aperti.

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  1. Se Fiorello dimostrerà una vera capacità a propiziare le piogge, non conoscerà viale del tramonto. La sua opera sarà ancora richiestissima quando cadavere di Trump, disidratato dal surriscaldamento che ha voluto tanto, sarà esposto nello Studio Ovale come le mummie all’Egyptian Museum del Cairo. Casomai bisognerà vedere se Roma lo lascerà allontanare, visto che non piove nemmeno qui (scrivo da Roma) e il lago di Bracciano somiglia sempre di più a quello che era in un lontanissimo passato – un cratere spento e asciutto.

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