Consiglio comunale di Acireale, il Tribunale di Catania archivia la vicenda Gettonopoli


| Saro Faraci |

ACIREALE – Nessun reato di peculato per gli indagati, ipotizzabile ma non rilevante solo l’abuso d’ufficio. Tirano un sospiro di sollievo i ventuno consiglieri comunali di Acireale su cui pendeva la spada di Damocle per un possibile rinvio a giudizio per il reato di peculato, indagati in merito alla cosiddetta vicenda di Gettonopoli. Il Presidente della sezione dei giudici per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, il dottor Nunzio Sarpietro, con una sentenza di sette pagine depositata in cancelleria oggi 16 settembre ha disposto l’archiviazione del procedimento nei confronti di tutti gli indagati per il reato di cui all’art. 314 del codice penale, quello di peculato. Recita così la norma di diritto penale “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da tre a dieci anni. Si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni quando il colpevole ha agito al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa, e questa, dopo l’uso momentaneo, è stata immediatamente restituita”.

I fatti contestati sono quelli denunciati pubblicamente nel 2015 dal Movimento Cinque Stelle che, dopo aver preso visione della documentazione attinente le sedute delle commissioni consiliari permanenti istituite presso il Comune di Acireale, segnalava nel corso di alcune riunioni pubbliche alcune anomalie che, osserva così il disposto del procedimento il dottor Sarpietro, “si possono compendiare in tre distinti fenomeni: pagamento di gettoni di presenza ai componenti delle Commissioni Consiliari Permanenti anche quando la seduta non era portata a compimento perché non si raggiungeva il numero legale; sedute tenute dalle Commissioni Seconda e Quinta e dedicate esclusivamente all’approvazione dei verbali delle sedute precedenti (numero diciannove sedute riguardavano la quinta commissione, e numero nove sedute riguardavano la seconda commissione); gli argomenti trattati nel corso di diverse sedute tenute dalla Quinta Commissione, a parere dei rappresentanti del movimento politico anzidetto, non sarebbero stati attinenti ai compiti e alle funzioni della commissione stessa”.

La denuncia pubblica dell’on. Angela Foti, del Movimento Cinque Stelle, ebbe allora grande risalto sulla stampa, e il Consiglio finì presto alla gogna mediatica per la vicenda ribattezzata come Gettonopoli. Successivamente, il civico consesso di Acireale ritoccò verso il basso i gettoni di presenza e anche una legge regionale fu varata per individuare tetti massimi nell’attribuzione di compensi ai consiglieri comunali.

In questo lasso di tempo, dal 2015 fino alla sentenza odierna, ci sono state indagini della Polizia Giudiziaria, è stata favorita l’audizione dell’onorevole Foti, sono state acquisite dalla Procura della Repubblica tutte le delibere sospettate di irregolarità nonché il regolamento relativo al funzionamento del Consiglio comunale, è stato ascoltato il Segretario generale del Comune di Acireale.  Alla fine, era stato lo stesso Pubblico Ministero a richiedere l’archiviazione del procedimento, “ritenendo che non vi fossero elementi di rilevanza penale nelle condotte dei consiglieri coinvolti e stigmatizzando la circostanza che aveva provveduto ad inviare apposita comunicazione alla Corte dei Conti per verificare la correttezza amministrativa e contabile del comportamento dei soggetti coinvolti”.

Tuttavia, la vicenda non si chiuse subito. Infatti il Giudice per le indagini preliminari riteneva di “non poter archiviare allo stato degli atti e fissava l’udienza camerale, alla quale erano citati a comparire i consiglieri comunali ed i segretari delle sedute ritenute possibile oggetto di rilievo penale, sotto il profilo della fattispecie delittuosa del peculato”

Con la sentenza odierna, il lungo procedimento si è però chiuso con l’esclusione del reato di peculato in capo ai ventuno consiglieri comunali, ipotizzando tuttavia a carico degli stessi l’abuso d’ufficio. Seguendo l’insegnamento della Suprema Corte, l’abuso sussiste infatti nel caso in cui “il pubblico ufficiale, anche se formalmente rispetta la normativa riguardante le procedure amministrative a lui riconducibili, ne tradisce l’intima essenza e la portata concreta cui la norma è finalizzata”, scrive il Presidente Sarpietro.

In parole più semplici, la vicenda in questione avrebbe più profili di etica del comportamento politico che di illiceità. I consiglieri percepirono gettoni di presenza loro dovuti per attività – come quelle itineranti di visita ai presepi o ad una struttura agrituristica – di competenza delle commissioni, ma non produttive di effetti. Avrebbero fatto bene ad astenersi dal percepire il compenso, si intuisce dal provvedimento giudiziario, ma aver preso il gettone non configura reato di peculato.

Conclude così il procedimento di archiviazione “Così ricostruita in termini fattuali la vicenda, si può senz’altro affermare che diversi consiglieri appartenenti alle Commissioni Consiliari Permanenti presso il Comune di Acireale, si premuravano di partecipare a quante più sedute possibile al fine di procurarsi un adeguato peculio mensile. Tale comportamento fa sorgere il sospetto che per raggiungere un adeguato numero di sedute utili ai fini dei gettoni di presenza non si andasse troppo per il sottile. Però tali elementi di sospetto possono indurre a legittimi giudizi negativi di carattere etico in merito a come viene gestita la cosa pubblica, ma non ad un giudizio di responsabilità penale almeno secondo le acquisizioni probatorie allo stato presenti nel fascicolo processuale”

Non è escluso che nei prossimi giorni i consiglieri prendano pubblicamente posizione contro il Movimento Cinque Stelle. Da parte sua l’onorevole Angela Foti si è così espressa “”Il M5S Acireale non aveva mai messo in dubbio la liceità ai regolamenti delle sedute delle commissioni consiliari, con la nostra iniziativa sottolineavamo l’aspetto etico-morale e cioè l’assoluta futilità dei temi trattati in moltissime sedute ed il loro numero spropositato, che si traducevano in costi altissimi a spese dei cittadini acesi. Aspetto colto anche dal Giudice. Ricordiamo inoltre che anche grazie alla nostra denuncia il consiglio ha varato un nuovo regolamento diminuendo il gettone di presenza e limitandone il numero, seguita anche da una nuova legge regionale che ha stabilito minori indennità per consiglieri e Giunte in tutta la regione. Il M5S Acireale non ha mai sporto denuncia penale e l’inchiesta che ne è scaturita è stata solo iniziativa della magistratura catanese. Ora saremo attaccati strumentalmente e molti ostenteranno la loro rinnovata verginità. Ovviamente non ci faremo intimidire da questi attacchi e continueremo la nostra azione di controllo sull’operato del Consiglio e della Giunta Comunale. Siamo felici che la posizione dei consiglieri comunali sia stata archiviata”.

 
 

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