Don Pio era sacerdote di frontiera, inspiegabili le sue azioni contro Dio e la comunità


Katya Maugeri
CATANIA – Silenzio e poca gente stamattina, nonostante sia la prima domenica di avvento. Pochi bambini nella parrocchia del Villaggio Sant’Agata. Silenzio e indignazione, sgomento, incredulità e molta delusione da parte dei fedeli, di coloro che non hanno ancora accettato, ben compreso quanto accaduto e da coloro che invece “si aspettavano tutto”.
Nei giorni scorsi l’arresto di don Pio Guidolin accusato di violenza sessuale aggravata su minori, ha scosso le varie comunità religiose che nel corso degli anni ha guidato.
Sono numerose le testimonianze che abbiamo raccolto, intimidite, impaurite: “non ci posso credere, era un sacerdote pieno di gioia, di entusiasmo, sempre accanto ai giovani e in prima linea contro la criminalità in un territorio come quello in cui viviamo. Un far west oserei dire, ma lui è sempre stato dalla nostra parte”, dicono senza mostrare il volto sicuri che manterremo l’anonimato.

Una comunità scissa

E c’è chi – invece – in maniera abbastanza aggressiva punta il dito contro il sacerdote senza lasciare spazio al dubbio: “Non mi ha mai convinta, mai. Il suo modo così confidenziale, a volte anche bruto e diretto non mi è mai piaciuto. Troppe voci sul suo conto, troppe volte veniva allontanato dalle parrocchie senza mai sapere il perché. Come mai? Adesso forse si è scoperto. Nessuno parla, mai. Si scopre tutto sempre a cose fatte!”. E ancora, “La verità è questa: questa nostra Diocesi è allo sbando totale. Siamo nelle mani di nessuno, mi creda. L’Arcivescovo non si occupa di nulla e delega tutte le decisioni al suo segretario”. Giovani delusi, parrocchiani che raccontano delle loro intuizioni: “Lo vedevo dai suoi gesti confidenziali e dai ragazzini: i bambini che c’erano il giorno in cui l’ho visto io avevano un viso vuoto, triste e guardavano sempre in basso per non incrociare gli occhi di noi adulti. Lo ricordo benissimo. Credevo li avesse rimproverati, ora ho capito il motivo”.
Comunità di persone che chiaramente si divide tra coloro che non hanno mai dubitato del carisma e della vocazione del sacerdote e coloro che con rabbia affermano più volte: “lo sapevano tutti, tutti, pure gli amici suoi preti lo sapevano, ma tutti muti qua”.
Dichiarazioni che lasciano vuoto e amarezza.

La testimonianza di un sacerdote

Ma c’è anche chi esorta a non fare di tutta un’erba un fascio, chi è ferito, deluso e prega per lui. Per quelle vittime che non potranno sicuramente dimenticare, solo odiare e fare tanti tanti passi indietro, lontano dalla Chiesa.
“Anche i nazisti hanno fatto delle cose orribili, ma di certo non tutti i tedeschi sono delle persone crudeli. Nella Bibbia il passaggio è molto chiaro, Gesù è amico dei bambini e chiama in giudizio coloro che abusano di loro: «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare”. A dichiararlo è un sacerdote catanese, per tutelare la sua privacy in un contesto chiaramente di disagio, non riveleremo la sua identità.
Un passo toccante di terribile attualità, e di questo abbiamo parlato con il nostro sacerdote – indignato e addolorato per quanto accaduto – “conosco don Pio e non avrei mai potuto immaginare tale scandalo. Gioviale, pieno di entusiasmo, ricco di carisma, di immensa professionalità e devozione. Ma alla luce di quanto sembra che sia accaduto posso solo dire che è condannabile, è chiaro. Sto pregando per lui: lo conosco come confratello e si è sempre impegnato con i giovani, indubbiamente era un punto di riferimento, ha agito sempre per la comunità, durante le sue missioni ha fatto tanto, tanto bene. Cosa gli sarà successo non me lo so spiegare. Inimmaginabile.”
Il suo tono è quello di un sacerdote indignato e ferito per i numerosi interventi social spesso lontani dalla realtà e dall’informazione reale. “Ho sentito nei vari telegiornali, letto in alcuni giornali che si accusano i formatori di non fare il loro dovere. Secondo loro, “dormono”. Il problema non sono i formatori, ma la coscienza individuale di chi sceglie un cammino di fede, che ahimè spesso non viene portato avanti con la dovuta serietà e l’etica necessaria. Così come avviene negli ambienti familiari, ritenuti apparentemente i luoghi più sicuri, quando ad abusare dei figli è un padre si rimane attoniti e delusi, e cosa affermano tutti? Era un uomo amorevole, amava i suoi figli. Questo atroce gesto scombussola le nostre coscienze, ci rende fragili e offende il nostro cuore. Offende Dio”.
Tiene a precisare che il prete non è sinonimo di pedofilia, “il web è pieno di rabbia, un accanimento giustificato in parte, lo capisco. Noi sacerdoti dobbiamo essere una luce per chi si trova nelle tenebre, da noi ci si aspetta un comportamento virtuoso, un esempio da seguire, non possiamo peccare di morale. E quella comunità, in cui operava don Pio è piena di tenebre. Lui ha condannato a morte anime fragili e impotenti di riscattarsi. Le statistiche parlano chiaro: gli abusi avvengano troppo spesso tra le mura domestiche e non nelle chiese. Non possiamo generalizzare e condannare tutta la categoria: alla luce di tanta amarezza ricordiamoci di tutti i sacerdoti che fanno del bene e che rischiano la vita, che vivono la loro missione nelle comunità accanto ai tossicodipendenti, alle prostitute per garantire loro una nuova vita lontano dalla violenza, e la Caritas diocesana che ogni giorno con un pasto caldo garantisce dignità alle famiglie bisognose. Tutto questo andrebbe ricordato.
Ci racconta inoltre che l’unico particolare negativo lo aveva sentito durante l’appello di don Alfio Spampinato quando, durante il mese in cui fu amministratore parrocchiale della chiesa di Santa Croce, riscontrò uscite di almeno trenta euro al giorno per la ordinaria amministrazione. Un intero mese senza luce perché non era stata pagata la bolletta, e debiti per oltre 40mila euro. Tutto questo nel periodo di gestione di don Pio Guidolin.
“Ma sa, le voci sono tante – continua il nostro sacerdote – e il territorio lì è parecchio difficile: se tu ti doni, la gente ti porta in alto e ti rispetta, ma se cominciano a dubitare della buonafede è meglio fare un passo indietro e andare via.

Questo è uno scandalo che coinvolge tutti

Tutti siamo Chiesa, tutti i cristiani battezzati lo sono. E dovremmo meditare tutto su quanto accaduto e su quanto continuiamo a sentire ogni giorno.  Alla base manca una formazione da parte dei genitori: accompagnano i bambini in Chiesa solo perché “devono” prendere un sacramento, dovrebbero dare seguito e dare loro un esempio concreto. Viviamo in un contesto culturale dove si sta sempre più sviluppando un analfabetismo di Dio, si vive ancora sotto l’oscura presenza della superstizione religiosa: “battezzo il bambino subito prima che muore altrimenti va all’inferno”. Serve la riscoperta di un cammino di Fede, la riscoperta di Dio”.
Sono tante le cose scritte sui social contro la Chiesa, contro questi preti che usano i riti sacri per soddisfare perversioni e abusare del proprio ruolo: “I preti non sono complici, non c’è una mezza misura: o sei con Cristo o contro. Noi preti non ci possiamo permettere queste cose, se don Pio ha realmente fatto tutto questo usando riti sacri, è un sacrilegio. E se così fosse non stiamo più parlando di un sacerdote in sé ma di un deviato mente. Un uomo che affida la sua vita a Dio deve saper controllare i propri istinti e deve vivere il suo cammino senza obblighi, perché nessuno deve essere forzato perché si rischia di allontanarsi da Dio e lì si diventa vulnerabili. E conclude: “Bisognerebbe frequentare la Chiesa per Dio e non per gli amici, tutto il resto è solo un contorno. I casi che vedono protagonisti preti pedofili sono una minoranza, i genitori non possono temere per propri figli, devono vigilare ovunque, è chiaro. Ovunque: a scuola, nei luoghi pubblici e soprattutto nei social. Si indignano tanto per i casi di pedofilia nelle parrocchie ma lasciano che usino liberamente i social attraverso foto e video anche poco etiche. Il web è pieno di pedofili, i genitori dovrebbero garantire ai loro figli presenza, attenzione, informazione”.
Assistiamo chiaramente a una catastrofe morale dove la paura, la delusione, lottano contro la speranza, l’etica e la consapevolezza che il marcio è tra noi. Ovunque. Ma il calore della propria casa, l’accoglienza di una comunità con riti e tradizioni, con preghiere e parole di conforto non possono certo mutare le proprie funzioni, i loro ruoli a causa di uomini che scelgono di uccidere la dignità di anime innocenti alle quali nessuno potrà mai ridare pace e spensieratezza. Quei luoghi restano pur sempre sacri, occorre vigilare e apprezzare chi il bene lo esercita tutti i giorni. Nonostante il male, nonostante l’indignazione.

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