Dottoressa violentata, l'ASp: "Pronti a migliorare sistemi di sicurezza"


 

Daniele Lo Porto

CATANIA –  Sono 59 le Guardie mediche, una per ogni comune, due in città, che impegnano complessivamente 287 medici, 242 dei quali a tempo indeterminato, 108 sono donne. I medici con contratto a tempo determinato sono 45, 23 le donne.
“Abbiamo cercato di predisporre tutte le misure di sicurezza, dopo aver effettuato una ricognizione lo scorso anno. C’è stata una forte richiesta da parte dei medici in seguito all’aggressione subita dalla dottoressa in servizio alla Guardia medica di Nicolosi – spiega Franco Luca, direttore sanitario dell’Asp etnea – circa tre anni fa“.
–          In cosa consistono i sistemi di sicurezza che avete realizzato?
“Abbiamo blindato porte e finestre, dotato i medici in servizio di un braccialetto per chiamare subito il 112 dei carabinieri, collegato alla linea telefonica, installato telecamere per la video sorveglianza. Sono deterrenti che dovrebbero scoraggiare una persona normale dall’effettuare violenze o qualsiasi atto illecito, naturalmente possono non essere sufficienti se un individuo ha l’assoluta volontà di delinquere. Tutte queste misure sono presenti a Trecastagni come negli altri ambulatori”.
–          Dottore Luca, quali altri interventi  possono essere realizzati per aumentare il livello di sicurezza dei medici che operano in strutture spesso decentrate o isolate in piccoli comuni?
“Le Guardie mediche sono ospitate in locali solitamente situati in centro per essere più facilmente raggiungibili dall’utenza, ma di notte la centralità diventa relativa, anche in comuni più grandi. Dopo l’episodio di Nicolosi abbiamo predisposto una ristrutturazione degli ambulatori. Una soluzione potrebbe essere la vigilanza armata, ma mi sembrerebbe una soluzione contro tendenza, neanche le banche ricorrono più ai vigilantes come prima, E poi militarizzare un presidio sanitario è veramente la soluzione migliore? Tra le proposte fatte in passato anche quelle di ospitare gli ambulatori nelle caserme dei Carabinieri”.
-Sono state ipotizzate altre soluzioni più pratiche e veloci, anche in relazione alla crescente inciviltà che travolge i camici bianchi?
“Noi siamo pronti a valutare qualsiasi intervento per garantire la sicurezza dei medici, anche una identificazione dell’utente, ma ricordiamoci che chi si presenta in Guardia medica deve essere accolto. Il medico di turno non ha la discrezionalità per poter rifiutare una persona che richiede aiuto e il malintenzionato può presentarsi in modo normale, proprio com’è avvenuto a Trecastagni, dove per di più era conosciuto”.
– Soluzioni tecnologicamente più avanzate?
“Ribadisco, valuteremo come risolvere il problema anche in relazione alle risorse dell’Asp”.
– Come funziona il servizio di Guardia medica?
“L’ambulatorio è attivo dalle 20 alle 8, di turno è un solo medico. Nelle guardie mediche di Catania, che sono due, e devono fronteggiare un’utenza più numerose i medici sono 3 o 4. In servizio ci sono i così detti “titolari” a tempo pieno e indeterminato, medici già esperti, con molti anni di anzianità, ma la Guardia medica è anche la porta d’ingresso alla professione. Per molti è la prima esperienza lavorativa post laurea, quindi possono essere immessi in servizio anche medici molto giovani”, conclude Franco Luca, direttore sanitario dell’Asp di Catania.

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