Regionali, il voto utile ai Siciliani


 
 
Daniele Lo Porto

CATANIA – Non è stata una bella campagna elettorale, a mio modesto parere. Toni esasperati più del solito e più del comprensibile; la ricerca dello scontro con gli avversari,  piuttosto che  proporsi con idee e programmi all’attenzione degli elettori, il tema dei così detti “impresentabili” che ha polarizzato, in negativo, un dibattito politico che avrebbe potuto e dovuto avere ben altro livello e tenore. Parlo in generale, naturalmente, non volendomi soffermare su singoli candidati e specifiche polemiche, per ovvi motivi. Era logico e necessario aspettarsi di più, soprattutto dopo un quinquennio caratterizzato dalla pochezza politica, amministrativa ed etica di un governo e di un’aula che hanno pensato solamente a esaltare la propria immagine personale, illudendosi di essere addirittura mito, e a perpetuare il  potere sterile da poltronisti istituzionali.

In una fase storica nella quale contingenze internazionali riversano, non per scelta, ma per necessità, flussi di turisti e di migranti, sulla nostra terra, sarebbe opportuno gestire e amministrare queste due realtà, profondamente diverse, ma con uguale rilevanza economica, in termini positivi. Migliorando il grado di vivibilità delle città, prevalentemente quelle turistiche, servizi e strutture;  predisporre una filiera della solidarietà e, per quanto possibile, dell’integrazione, che non sia paragonabile alla catena di riciclaggio umano tramite lager dai nomi più o meno fuorvianti, Cara o hotspot che siano, pur dovendo subire – sia chiaro – le scelte approssimative dell’Europa e del governo nazionale, che con gli ultimi provvedimento fanno scontare ai Comuni, già di per sé in gran parte sull’orlo del dissesto, decisioni prese dall’alto e lontane dal territorio e assolutamente svincolate dai contesti sociali ed economici.

L’emergenza umanitaria e l’ ormai cronica  disoccupazione giovanile (con la conseguente fuga dei cervelli) e quella, non meno grave, della generazione di mezzo (troppo giovane per andare in pensione, troppo matura per riciclarsi sul mercato del lavoro), sono sicuramente due fronti sui quali il nuovo presidente della Regione e i settanta di Sala d’Ercole dovranno confrontarsi subito, con concretezza, lungimiranza, comunione d’intenti.

Ci auguriamo, nel nostro interesse, che il voto sia utile per gli elettori e non solo per gli eletti; per i Siciliani, per coloro che cercano motivazioni per restare in questa Terra e, magari, che chi vorrebbe averne per venire, restare, investire.

Un’ultima considerazione: il “laboratorio Sicilia” avrà inevitabilmente ripercussioni sulle prossime scadenze elettorali, sia locali che politiche. Non ci interessa la vittoria di una clan, una fazione, una famiglia rispetto ad un’altra, ma la presa di coscienza da parte di chi sarà chiamato ad amministrare ed a governare che è necessaria una svolta epocale, da San Cono a Roma, per evitare che la nave Italia  affondi travolta dallo tsunami economico, politico, sociale del terzo millennio.

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