Katya Maugeri
CATANIA – Un vero e proprio scandalo quello di oggi a Catania. Sono sei le persone coinvolte nell’inchiesta “Garbage affair” della Direzione distrettuale antimafia. Quattro tra funzionari e dirigenti del settore Ecologia del Comune di Catania e due imprenditori romani vicini alla Ecocar, l’azienda che per conto del Comune ha gestito in regime di “prorogatio” la raccolta dei rifiuti. Due i provvedimenti di custodia cautelare in carcere; uno agli arresti domiciliari; due interdizioni, per 12 mesi, dall’esercizio di uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese; e due sospensione, per un anno, dal pubblico ufficio. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati dal procuratore capo Carmelo Zuccaro e dal capocentro della Dia di Catania, Renato Panvino stamattina durante la conferenza stampa.
Un appalto sui rifiuti da circa 350 milioni di euro
Al centro dell’inchiesta, un appalto sui rifiuti da circa 350 milioni di euro. Proprio l’analisi della documentazione e le relative indagini, ne hanno evidenziato “l’aggiudicazione con mezzi fraudolenti”, turbando la regolarità della gara. A muovere le indagini, sono stati alcuni particolari, come la mancata esclusione del raggruppamento temporaneo di imprese, nonostante la mancanza del requisito – previsto dall’art. 12.5 del bando-che prevede di avere eseguito, almeno una delle ditte del raggruppamento per intero, nel triennio precedente (2013/2015) servizi analoghi per un importo complessivo pari ad almeno euro 23.353.246,65 o comunque per un numero complessivo di utenza servita pari alla popolazione residente nel comune di Catania (315.576 secondo la rilevazione ISTAT del 2015). Inoltre, un altro impedimento sarebbe stato la riconducibilità della Eco.Car ad un soggetto già destinatario, in qualità di legale rappresentante della Ipi srl, dell’interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Roma il 16 aprile 2014.
In carcere, Antonio Deodati imprenditore romano, comproprietario della Ipi srl, affidataria in Rti con Oikos, dal 19 febbraio 2011 al 15 maggio 2017 del servizio di igiene pubblica del Comune di Catania; già socio fino al 2 marzo 2017 della Eco.Car. srl, affidataria in Rti con Senesi Spa del servizio di raccolta, spazzamento, trasporto e smaltimento dei rifiuti del capoluogo etneo dal 16 maggio 2017, vicepresidente del Consorzio Seneco: gli sono contestati i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Orazio Stefano Fazio, dirigente del Comune di Catania, responsabile dei procedimenti incardinati nell’unità Servizi esternalizzati della Direzione ecologia e ambiente del Comune di Catania; direttore Esecuzione del Contratto per i servizi di spazzamento, raccolta e trasporto allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e altri servizi di igiene pubblica del Comune di Catania, cui vengono contestati i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.
Arresti domiciliari per Antonio Natoli, già dipendente della Ipi srl, società affidataria, dipendente del Consorzio Seneco, cui vengono contestati i reati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Interdizione, per 12 mesi, dall’esercizio di uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per Francesco Deodati, amministratore unico della Eco.Car. srl, cugino di Antonio, cui viene contestato il reato di turbata libertà degli incanti, Massimo Rosso, direttore della Direzione Ragioneria generale – Provveditorato ed Economato del Comune di Catania dal 20 luglio 2016; presidente del consiglio di amministrazione della Srr, la Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti di Catania area metropolitana, cui viene contestato il reato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Sospensione, per un anno, dal pubblico ufficio a carico ancora di Rosso, e Leonardo Musumeci, direttore della Direzione Ecologia ed Ambiente del Comune di Catania; Responsabile unico del procedimento per l’affidamento del servizio di spazzamento, raccolta e trasporto allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani differenziati e indifferenziati, cui viene contestato il reato di turbata libertà degli incanti.