Garbage affair: assunzioni, regali e appalti pilotati

Katya Maugeri

CATANIA – Un vero e proprio scandalo quello di oggi a Catania. Sono sei le persone coinvolte nell’inchiesta “Garbage affair” della Direzione distrettuale antimafia. Quattro tra funzionari e dirigenti del settore Ecologia del Comune di Catania e due imprenditori romani vicini alla Ecocar, l’azienda che per conto del Comune ha gestito in regime di “prorogatio” la raccolta dei rifiuti. Due i provvedimenti di custodia cautelare in carcere; uno agli arresti domiciliari; due interdizioni, per 12 mesi, dall’esercizio di uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese; e due sospensione, per un anno, dal pubblico ufficio. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati dal procuratore capo Carmelo Zuccaro e dal capocentro della Dia di Catania, Renato Panvino stamattina durante la conferenza stampa.

La dichiarazione del sindaco di Catania, Enzo Bianco,  dopo i provvedimenti dell’Autorità giudiziaria:  “Sin dal momento del mio insediamento ho avuto piena percezione della delicatezza delle vicende amministrative nel settore dei rifiuti. Dopo pochi mesi ho destituito la dirigente del servizio per connivenze con le imprese che operavano con il Comune; successivamente è stata avviata azione penale ancora in corso. Ho licenziato e denunciato dipendenti infedeli che non controllavano la qualità dei servizi di pulizia espletati, richiedendo favori. Ho più volte fatto ruotare dirigenti che operavano nel settore, chiamandone – previo concorso – uno da Milano. Ho chiesto la vigilanza collaborativa all’ANAC, adeguandomi ai loro suggerimenti. Ho manifestato perplessità solo sull’ipotesi di frazionare la gara in più lotti, per le evidenti difficoltà gestionali conseguenti. Ho chiesto al CONAI, tra le massime autorità tecniche nel settore, di darci assistenza tecnica per formulare gli elaborati della procedura di gara. Ho preteso che il bando di gara non fosse redatto da un solo soggetto, ma da un gruppo di lavoro. Ho chiesto che dal principio di rotazione non fosse escluso nessuno, trasferendo il personale ad altri servizi; tant’è che il Fazio, già da alcuni mesi, è stato allontanato dalla responsabilità della esecuzione del contratto. Ho scritto personalmente alla Procura della Repubblica di Catania e all’ANAC già in data 20 aprile 2017 e poi il 25 settembre 2017, segnalando l’evidente anomalia della mancata partecipazione alla gara di alcuna impresa. Tutto ciò non è bastato. La vicenda e il quadro che vengono fuori dall’inchiesta sono torbidi e gravissimi.
Essi coinvolgono miei collaboratori, che hanno tradito la fiducia da me riposta in loro. Provo rabbia e amarezza. Ho piena fiducia nei magistrati, nella Procura di Catania e negli inquirenti. Che ringrazio per la professionalità profusa nell’indagine. Assumerò immediatamente ogni iniziativa amministrativa coerente con lo svolgimento dell’inchiesta”
L’ex governatore Rosario Crocetta ha commentato così l’operazione: “Voglio esprimere un sincero ringraziamento, da siciliano libero, al procuratore Zuccaro per la grande azione di risanamento della vita pubblica che sta portando a favore di Catania e dell’intera Sicilia. Che gli appalti dei rifiuti, a Catania, fossero il centro di una serie di affari illeciti, ad onor del vero, per lunghi anni è stato per me oggetto di tanti sospetti. In particolare – aggiunge – mi colpiva in passato la gestione della raccolta ed il conferimento in discarica effettuati dagli stessi soggetti. Una modalità di gestione vietata dalla legge”.
“Da anni denunciamo un sistema di corruttele dietro il business dei rifiuti in Sicilia e a Catania. Ora basta, la politica si assuma le proprie responsabilità, Enzo Bianco tragga le conclusioni del suo fallimentare mandato a Catania e si dimetta”. Lo dicono i deputati regionali e nazionali del M5S della città etnea riferendosi all’inchiesta “Garbage affair” della Direzione distrettuale antimafia, che ha coinvolto quattro tra funzionari e dirigenti del settore Ecologia del Comune di Catania e due imprenditori romani vicini alla Ecocar, l’azienda che per conto del Comune ha gestito in regime di prorogatio la raccolta dei rifiuti.
“Nel fare ancora una volta un plauso all’attività degli inquirenti – aggiungono – pretendiamo che il sindaco del capoluogo etneo faccia un passo indietro. Questa inchiesta pesa come un macigno sull’amministrazione Bianco e rappresenta la pietra tombale sull’esperienza fallimentare del suo mandato che non poteva concludersi in modo peggiore”. “Al netto delle responsabilità penali e di fronte a tre gare d’appalto andate deserte e alle evidenti anomalie, le ‘colpe’ politiche sono gravissime e pesanti, non si doveva – concludono – e non si poteva ignorare quanto stava accadendo, mentre i cittadini continuano a pagare per un servizio scadente e per una raccolta differenziata mai partita“.

Un appalto sui rifiuti da circa 350 milioni di euro

Al centro dell’inchiesta, un appalto sui rifiuti da circa 350 milioni di euro. Proprio l’analisi della documentazione e le relative indagini, ne hanno evidenziato “l’aggiudicazione con mezzi fraudolenti”, turbando la regolarità della gara. A muovere le indagini, sono stati alcuni particolari, come la mancata esclusione del raggruppamento temporaneo di imprese, nonostante la mancanza del requisito – previsto dall’art. 12.5 del bando-che prevede di avere eseguito, almeno una delle ditte del raggruppamento per intero, nel triennio precedente (2013/2015) servizi analoghi per un importo complessivo pari ad almeno euro 23.353.246,65 o comunque per un numero complessivo di utenza servita pari alla popolazione residente nel comune di Catania (315.576 secondo la rilevazione ISTAT del 2015). Inoltre, un altro impedimento sarebbe stato la riconducibilità della Eco.Car ad un soggetto già destinatario, in qualità di legale rappresentante della Ipi srl, dell’interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Roma il 16 aprile 2014.

In carcere, Antonio Deodati imprenditore romano, comproprietario della Ipi srl, affidataria in Rti con Oikos, dal 19 febbraio 2011 al 15 maggio 2017 del servizio di igiene pubblica del Comune di Catania; già socio fino al 2 marzo 2017 della Eco.Car. srl, affidataria in Rti con Senesi Spa del servizio di raccolta, spazzamento, trasporto e smaltimento dei rifiuti del capoluogo etneo dal 16 maggio 2017, vicepresidente del Consorzio Seneco: gli sono contestati i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Orazio Stefano Fazio, dirigente del Comune di Catania, responsabile dei procedimenti incardinati nell’unità Servizi esternalizzati della Direzione ecologia e ambiente del Comune di Catania; direttore Esecuzione del Contratto per i servizi di spazzamento, raccolta e trasporto allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e altri servizi di igiene pubblica del Comune di Catania, cui vengono contestati i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.

Arresti domiciliari per Antonio Natoli, già dipendente della Ipi srl, società affidataria, dipendente del Consorzio Seneco, cui vengono contestati i reati di corruzione per  atti contrari ai doveri d’ufficio. Interdizione, per 12 mesi, dall’esercizio di uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per Francesco Deodati, amministratore unico della Eco.Car. srl, cugino di Antonio, cui viene contestato il reato di turbata libertà degli incanti, Massimo Rosso, direttore della Direzione Ragioneria generale – Provveditorato ed Economato del Comune di Catania dal 20 luglio 2016; presidente del consiglio di amministrazione della Srr, la Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti di Catania area metropolitana, cui viene contestato il reato di corruzione per  atti contrari ai doveri d’ufficio. Sospensione, per un anno, dal pubblico ufficio a carico ancora di Rosso, e Leonardo Musumeci, direttore della Direzione Ecologia ed Ambiente del Comune di Catania; Responsabile unico del procedimento per l’affidamento del servizio di spazzamento, raccolta e trasporto allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani differenziati e indifferenziati, cui viene contestato il reato di turbata libertà degli incanti.

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