Giarre, chiude il Pronto soccorso e in centinaia protestano


 
 

GIARRE – “Assassini..assassini!“. E’stato questo uno dei cori di protesta gridato ieri lungo il corso Italia di Giarre, all’altezza della zona del quartiere “Carmine”, dal massiccio corteo formatosi, su input del Comitato cittadino “Rivogliamo l’ospedale”, contro la soppressione del Pronto soccorso. A distanza di due anni dall’ultima manifestazione tesa a stigmatizzare le scelte della sanità siciliana e nazionale in materia di chiusura di presidi di emergenza-urgenza, un esercito di studenti appartenenti ai vari istituti di istruzione superiore dell’hinterland jonico, muovendosi dalla piazza San Pietro di Riposto fino ad arrivare al cuore di Giarre, è tornato a urlare la propria rabbia di fronte alle decisioni che nell’aprile del 2015 hanno portato alla dismissione del Pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio e Sant’Isidoro” di Giarre. La delibera 664 del 20 aprile 2015, sancì infatti l’eliminazione del Pronto soccorso, sebbene le prestazioni da esso erogate viaggiassero su cifre estremamente vicine agli standard richiesti. L’introduzione della logica degli ospedali riuniti attraverso la legge n° 5 del 2009 e l’applicazione del decreto assessoriale del 14 gennaio 2016 relativamente alla necessità di rifunzionalizzare la rete ospedaliera in Sicilia, hanno rappresentato i due step propedeutici alla chiusura del Pronto soccorso. Tuttavia, i punti cardine del decreto nazionale Balduzzi non entrano in conflitto con le istanze della popolazione del distretto socio-sanitario n° 17. Un presidio ospedaliero di base, secondo quanto stabilito, deve infatti ricadere in un bacino d’utenza non inferiore agli 80 mila abitanti. Il distretto di cui Giarre è comune capo-fila, rientra nei parametri richiesti poichè vanta una popolazione di circa 87 mila utenti. Ciononostante, le politiche di spending review imposte sia dalla necessità di razionalizzare la spesa sanitaria in Sicilia che dalle linee dettate dall’Unione Europea, si sono tradotte nell’hinterland jonico in un processo di spoliazione che cozza con il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione. La conseguenza di ciò, è che i punti di Pronto soccorso degli ospedali di Acireale, Taormina e Cannizzaro, sono sovraffollati per via della chiusura del presidio di emergenza-urgenza dell’ospedale di Giarre, convertito in Pte. Inoltre, la sproporzione tra i servizi ospedalieri erogati da Catania e quelli offerti dalla provincia, suscita non pochi interrogativi sull’adeguatezza della riformulazione della rete ospedaliera. Sulla violazione del diritto alla salute dell’hinterland Jonico guidato da Giarre, oggetto di aspre critiche in questi anni da parte del leader del comitato cittadino “Rivogliamo l’ospedale” Angelo Larosa, è intervenuto Francesco Steccato, rappresentante d’istituto del “Mazzei-Sabin-Majorana”, “L’istinto a promuovere questa manifestazione, è nato dalla nostra coscienza sociale. Il comitato studentesco, insieme a “Rivogliamo l’ospedale”, ha voluto riproporre questo corteo a distanza di due anni dall’ultima manifestazione tenutasi. Ciò che abbiamo riscontrato in questi anni è assenteismo e mancanza di solerzia. Le autorità istituzionali regionali, non hanno saputo redistribuire i servizi in maniera equa. Chiediamo ripensamenti attivi e solerti da parte di chi ha delle competenze. Il diritto alla salute non è negoziabile. Il corteo essenzialmente, chiede una nuova rimodulazione di quel piano sanitario che si è rivelato fino a questo momento, capestro per il nostro territorio. Con questa battaglia, alla quale si sono uniti i rappresentanti delle associazioni, del Tribunale per i diritti del malato, dell’Avulss e de “Gli appassionati”, chiediamo che i fondi per la sanità vengano redistribuiti in funzione di un’utenza che, soprattutto nel periodo estivo, conta non meno di 120 mila unità. Non è più accettabile che l’utenza del nostro hinterland, prima in carico all’ospedale di Giarre, si riversi su Acireale, Taormina e Cannizzaro. E’ ora che le nostre istanze non vengano disattese dall’assessorato regionale alla sanità e dal neo Presidente della Regione. No allo spreco e più efficienza. Se la sanità pubblica muore, muore anche il cittadino”.
Umberto Trovato

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