Giornata mondiale degli insegnanti. Perchè dire grazie a chi si occupa delle giovani generazioni


|Saro Faraci|

Nel bel mezzo di un piovoso pomeriggio di inizio ottobre, che coincide anche con il periodo di avvio delle lezioni a scuola, non è facile trovare le parole giuste per ringraziare gli insegnanti, i docenti, coloro che rappresentano in ogni parte del mondo il cuore pulsante del sistema primario e secondario dell’Education. Non è facile anche per chi ha la penna facile e, da un’altra cattedra cioè quella dell’istruzione superiore universitaria, svolge in fondo la stessa professione degli insegnanti.

Oggi 5 ottobre è il World Teachers Day, la Giornata Mondiale degli Insegnanti voluta nel 1994 dall’Unesco per sottolineare l’importanza dei docenti, il loro ruolo nella società, il loro fondamentale contributo alla formazione delle nuove generazioni. Oltre cento paesi al mondo riconoscono il World Teachers Day, inclusa l’Italia che oggi, attraverso le parole della Ministra Valeria Fedeli, ha voluto ancora una volta ricordare l’importanza degli insegnanti “che fanno ogni giorno della conoscenza un dono. Trasmettono non solo saperi e competenze alle nuove generazioni, ma anche la voglia di conoscere, di imparare, di crescere”, ha detto il responsabile del Dicastero dell’Istruzione e dell’Università.

Con riferimento all’anno scolastico 2017/18, sono 8.348 le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado del nostro Paese, di queste 127 sono centri provinciali per l’istruzione degli adulti. Le sedi scolastiche sono invece 41.060: la scuola dell’infanzia vale il 32,63%; quella primaria il 36,62%; il resto sono le scuole di primo e di secondo grado. La popolazione studentesca è pari a 7.757.849 alunni, di cui 234.658 con disabilità, per un totale di 370.697 classi. Dal 2014/15 il numero degli alunni in Italia è in calo, sono aumentate però le classi e il numero dei posti comuni si è significativamente elevato. Consistente è la porzione di alunni con cittadinanza non italiana: sono 757.751. A servizio di questo complesso sistema operano, oltre al personale ATA, ben 819.049 insegnanti: 680.200 sono posti comuni (di cui 18.762 sono posti di adeguamento) e 138.849 sono posti di sostegno, di cui 38.769 sono posti di sostegno in deroga. Infine ci sono le scuole paritarie: sono 12.966, di cui 9.284 sono quelle dell’infanzia per un numero di alunni che è pari a 903.871.

Fin qui i dati MIUR dell’Ufficio Statistica e Studi. Ma i “numeri” da soli non possono raccontare la complessità del mondo della scuola, schiacciato tra problemi di ordinario funzionamento quotidiano e tensione verso il miglioramento continuo delle pratiche didattiche e della buona relazione educativa docenti-alunni. Solo chi vive da dentro la scuola sa bene cosa significhi barcamenarsi fra mille problemi di ogni giorno cercando comunque di mantenere “dritta la schiena” quando si tratta di lavorare sugli alunni, per favorirne la formazione, stimolarne l’apprendimento, vivificarne le modalità di acquisizione dei saperi e delle conoscenze. E poi c’è tutto il resto, quello che non è facile raccontare nemmeno a parole, perchè la scuola è anche “cuore” e i docenti ne lasciano ogni giorno un pezzettino dentro le aule quando si confrontano con gli alunni e si emozionano nel vederli crescere bene sul piano umano e non soltanto scolastico.

Ecco perchè vanno ringraziati i docenti, gratificati e sostenuti moralmente. Un grazie, una stretta di mano, un sincero apprezzamento, soprattutto da parte dei genitori, valgono più di un incentivo monetario, di qualche euro in più in busta paga, di un riconoscimento di carriera che, tra l’altro, in Italia sono ricompense, a differenza di altri Paesi, quasi del tutto inesistenti. Segno di una scarsa attenzione delle politiche governative verso il mondo della scuola, cui si aggiunge il consistente taglio di risorse anche verso il mondo universitario.
La Giornata Mondiale degli Insegnanti dovrebbe servire a far capire a tutti – sia i genitori degli alunni sia gli altri portatori di interesse, gli stakeholders – che i docenti, nella stragrande maggioranza se non nella quasi totalità, non lavorano mai contro gli studenti, ma operano costantemente a favore degli studenti. Sono professionisti, ma anche un po’ missionari. Insegnare non è soltanto un mestiere, ma anche una vocazione. E se il docente, come l’etimo suggerisce, è in grado di insegnare cioè di “lasciare il segno” sui ragazzi, il prof avrà ottenuto la più bella ricompensa morale del proprio lavoro.
Diceva il compositore afro-americano Scott Hayden “Gli insegnanti hanno tre amori: l’amore per l’apprendimento, l’amore per gli allievi e l’amore per  mettere  i primi due amori insieme”.

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *