Il silenzio delle istituzioni più umiliante della violenza subita


 
 
Daniele Lo Porto

CATANIA – Violentata dalle Istituzioni dopo essere stata stuprata da un energumeno. La denuncia della dottoressa Serafina Strano, vittima di violenza mentre era in servizio nella Guardia medica di Trecastagni, due mesi fa, ha suscitato la risposta delle ministre Beatrice Lorenzin e Maria Elena Boschi, che sono state chiamate in causa nel corso di un’intervista pubblicata sul Qn.
«L’unica che si è rivolta nei miei confronti in maniera umana e sincera, da donna, è stata la presidente della Camera, Laura Boldrini. Mi ha chiamato, mi ha ascoltato e mi ha chiesto di essere presente alla manifestazione del 25 novembre alla Camera, dove si celebrerà la giornata contro la violenza sulle donne. Tolta la Boldrini, un silenzio assordante». Serafina Strano sarà tra prima relatrice ad intervenire alla Camera, tra le 15 donne chiamate a raccontare la loro esperienza di vittime di violenza, tra le 600 che siederanno sugli scranni. Per lei è la prima uscita pubblica dopo l’aggressisone.
n merito al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, «sono molto rammaricata del suo atteggiamento. Ha fatto delle dichiarazioni formali subito dopo la vicenda e non si è degnata neppure di telefonarmi”; dichiara Strano. «Si è limitata alla buffonata dell’invio degli ispettori ministeriali: sono arrivati preceduti dalle fanfare. Sei ispettori, a spese dello Stato, a controllare un tugurio su cui, dalla mattina, erano partite le pulizie generali. Questa ispezione annunciata – sottolinea – l’ho vissuta come un’altra violenza». E su Maria Elena Boschi: «In questi giorni era a Taormina, a pochi chilometri da qui, per il G7 delle pari opportunità, dove si è parlato di violenza. Un’inutile passerella. Come crede che mi sia sentita quando vedevo lei e le sue colleghe passeggiare e sorridere accanto al mare?».
Le ministre hanno subito dato riscontro allo sfogo della dottoressa Strano. La ministra Boschi ha telefonato personalmente per anticiparle che sosterrà la richiesta dei medici di poter essere assistiti da guardie giurate e le ha espressa la solidarietà di donna. La ministra Beatrice Lorenzin, invece, ha scritto una lunga lettera con la quale evidenzia l’esito dell’ispezione nella Guardia medica di Trecastagni e delle misure di sicurezza, un monitoraggio su tutto il territorio nazionale per rilevare le criticità del servizio di continuità assistenziale il tutto per rendere più sicuro il lavoro di migliaia di medici, ma le azioni concrete da intraprendere spettano alle Regioni. “Come donna e come ministro non è mai stata mia intenzione strumentalizzare vicende così delicate e personali. Preferisco invece agire per cercare di risolvere i problemi per fare in modo che questi gravissimi fatti non accadano più. Per questo, oltre a esprimere pubblicamente la mia solidarietà alla dottoressa e condannare l’episodio, abbiamo subito inviato gli ispettori che non sono una “buffonata”, ma tecnici qualificati le cue relazioni rappresentano la base per misure correttive future”, ha sottolineato la ministra Lorenzin. Ci spiega una collega della dottoressa Serafina Strano che di “buffonata” si è trattata perché all’annuncio dell’arrivo degli ispettori si è provveduto in fretta e furia a rendere decoroso un tugurio, a cominciare dalla tinteggiatura delle pareti. Tra i rappresentanti delle Istituzioni smemorati anche l’allora presidente della Regione: “Crocetta mi ha subito telefonato, espressa solidarietà, promesso mari e monti. Poi non si è più visto né sentito”.

“La guardia medica è una zona franca, non solo in Sicilia ma in tutt’Italia. È da settembre che lancio appelli, inascoltati, innanzitutto alle Asp, che dovrebbero garantire sicurezza e incolumità. Sono passati due mesi e si fanno solo chiacchiere», ha ribadito la vittima dell’aggressione, che da allora è a casa per “infortunio sul lavoro” e poi trascorrerà probabilmente un altro periodo di malattia, prima di essere ricollocata in un’altra struttura sanitaria del Distretto di Gravina, forse un consultorio, visto che è specializzata in ginecologia. Il personale in servizio nelle 59 Guardie mediche di Catania e provincia, intanto, aspetta interventi concreti da parte dell’Azienda sanitaria. Il tema sicurezza è ritornato prepotentemente all’ordine del giorno due mesi fa, si sono ipotizzate varie soluzioni, ma al momento non è stato preso alcun provvedimento. Una provvedimento potrebbe essere l’accorpamento di Guardie mediche di comuni vicini, ma non sempre cioè è possibile, in alcuni casi per le distanze notevoli tra l’uno e l’altro, soprattutto nei mesi invernali quando la neve e le condizioni atmosferiche renderebbero rischioso spostarsi da una località all’altra. E inoltre la turnazione creerebbe disagi all’utenza. L’ipotesi più gradita, invece, dai medici è la presenza di guardie giurate perché gli attuali sistemi di sicurezza passiva (telecamera, allarme telefonico e braccialetto) non sembrano sufficientemente efficaci.

Dal Giornale di Sicilia

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