Inaugurata ieri la Nivarata di Acireale, festival di sapori, bellezza ed emozioni legati alla granita siciliana

|Saro Faraci|

ACIREALE – L’intuizione di tre giovani acesi Angelo Fichera, Tiziana Privitera e Vincenzo Pappalardo si è dimostrata vincente nel tempo. Cominciarono sei anni fa, inventando ed organizzando di sana pianta una manifestazione che, incentrata sulla granita siciliana, sul suo significato originario e sulle sue tecniche di lavorazione artigianale, fosse capace di riportare Acireale al centro dell’attenzione mediatica e soprattutto del tempo libero di tanti visitatori e turisti. E’ nata così la Nivarata, il festival della granita artigianale siciliana, ispirata al ricordo dei “nivaroli”, figure specializzate che fino a dopo la guerra portavano nelle città durante l’estate la neve, raccolta sull’Etna in inverno e riposta dentro le grotte laviche nei mesi successivi, e la vendevano sfusa, mantecata con gli sciroppi alla frutta, ma soprattutto la utilizzavano per raffreddare i recipienti di lavorazione di acqua, zucchero e delle materie prime del luogo, tra cui tante varietà di frutta, i limoni e le mandorle.

E’ così che nasce la granita, un prodotto dell’artigianalità dolciaria che ad Acireale, in provincia di Catania, e un po’ in tutta la Sicilia, rappresenta insieme una tradizione e un’abitudine di consumo ormai quotidiane, un’occasione di socialità e di convivialità, un “medium” di autenticità delle relazioni umane. Perché la granita è un po’ tutto questo. Tecnicamente parlando è un dolce freddo al cucchiaio, diverso dal gelato, dal sorbetto e da numerosi dolci cremosi della Sicilia. Socialmente intendendo però è il trionfo della sensualità dei sapori e degli odori, dell’estetica dei colori e delle forme, della legittimazione sociale dello “storytelling”, cioè del racconto di un territorio e della sua gente.

Inaugurata dal Sindaco di Acireale Roberto Barbagallo, dal Vescovo della Diocesi Antonino Raspanti e da numerose autorità politiche e civili, ieri la Nivarata ha toccato la sesta edizione. Si terrà fino a domenica 4 giugno, ma si presenta in veste completamente rinnovata rispetto alle precedenti edizioni, con un’organizzazione degli eventi e dell’impatto mediatico (anche sui social) ancora più forte grazie al contributo professionale di Expo e Luxury Press, con una maggiore varietà di eventi e spettacoli, tra cui l’esilarante show ieri sera del comico Sasà Salvaggio. Riportata nel cuore della città, nella centralissima Piazza Duomo, dove ancora ieri si poteva ammirare l’installazione delle maschere del G7 realizzate dai maestri artigiani del Carnevale, la Nivarata, sempre animata da Angelo, Tiziana e Vincenzo che attorno a loro hanno una squadra di validissimi collaboratori, ha un respiro adesso più ampio, con qualche presenza internazionale importante, fra cui quella degli organizzatori del festival di Brighton in Inghilterra con cui è gemellata, con una presenza più varia di maestri gelatieri e pasticceri, in primis Santo Musumeci di Randazzo, che hanno animato i vari contest, ed infine con tanti stand espositivi nei quali è possibile gustare vari tipi di granite e altri prodotti dell’industria dolciaria siciliana.

Il dolciario, ufficialmente in Sicilia con 38 imprese di produzione e 1.246 aziende posizionate in altra parte della filiera (sono dati camerali rilevati alla fine del 2016), è un settore promettente, cui si dedica una porzione sempre più ampia di giovani e donne, e che – nonostante qualche battuta d’arresto lo scorso anno dovuta alla crisi (-5,3% è stato il saldo fra cessazioni ed iscrizioni di nuove imprese sul totale di quelle attive), dà lavoro ad oltre 1.400 persone. Lo stato di salute del comparto dolciario è buono – come è stato registrato in occasione di un recente convegno organizzato dalla Fondazione Condorelli a Catania – la redditività è mediamente più alta che in altri settori, la liquidità rimane buona e in controtendenza rispetto alla siccità finanziaria in cui versano imprese di altre comparti, ma ci sono ancora margini di miglioramento. Ad esempio, gli acquisti di materie prime incidono per il 51,8% del totale dei costi del prodotto, e gli investimenti in nuove tecnologie sono marginali (se si considera che il totale degli ammortamenti sul valore della produzione è di poco superiore al 3%); dunque è necessario lavorare ancora per accorciare la filiera, aggregare a monte i fornitori delle materie prime e cercare nuovi sbocchi commerciali dei prodotti sui mercati.

Tuttavia, il settore dolciario sta diventando sempre di più una componente aggiuntiva fondamentale del turismo e la Nivarata di Acireale, lentamente affermatasi come progetto di marketing territoriale, ne è una ulteriore conferma. Cibo e dolci vanno narrati a visitatori, escursionisti ed escursionisti perché raccontano innanzitutto il nostro territorio dal punto di vista sociologico e antropologico. La bellezza della Sicilia non risiede soltanto nel fascino dei suoi luoghi naturali, nella maestosità delle sue chiese e monumenti, e nella sensualità dei suoi cibi e dolci; è innanzitutto una sinestesia di sensazioni che attiva contemporaneamente tutti e cinque i sensi umani all’unisono con la dimensione emotiva dei comportamenti umani. In questo senso, sin da quando è nata, la Nivarata insegna.

Quando si affonda il cucchiaio dentro un bicchiere di granita, e con l’accompagnamento di un tozzo di pane o di un pezzo di brioche, la si gusta con piacere, da soli o meglio ancora in compagnia di altri, è come se si abbracciasse idealmente la nostra terra, in tutt’uno con la bellezza del suo paesaggio e l’ospitalità della sua gente. Emozioni uniche ed irripetibili, non soltanto piacevoli sensazioni del palato.

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