Incendiato l'Etna Bio Valley, Salvo Rubulotta: "Ricostruiremo il nostro sogno"


|Katya Maugeri|

RANDAZZO – «Non mi sento di delegare a una prossima generazione la semplice commemorazione di uomini come Falcone e Borsellino, il loro impegno, le loro battaglie non sono state vane», esordisce così Salvo Rubulotta, ideatore di Etna Bio Valley: un eco-villaggio, cinque ettari di paradiso incontaminato con un obiettivo semplice – ma ambizioso – quello di vivere di autoproduzione e coi ritmi lenti della natura. In contrada Donna Bianca, nel territorio di Randazzo, ai piedi dell’Etna. Un sogno che qualcuno ha cercato di mandare in fumo, realmente. Nei giorni scorsi, infatti, un incendio – di matrice dolosa – ha distrutto una struttura antica, non un rudere come definito da qualcuno, bruciando le travi.
Un terreno che per ben quattro anni Rubulotta ha avuto in comodato d’uso gratuitamente dai proprietari, felici di poter affidare questo spazio inutilizzato per farlo rivivere, attraverso un sogno, un progetto, che nemmeno le fiamme sono riuscite a spegnere. «Etna Bio Valley rappresenta uno stile di vita che promuove il presente, senza troppo pensare al futuro. Stiamo coltivando una vita diversa in questo terreno, in questo paradiso dal “silenzio assordante”, ed è – forse – proprio questa diversità il motivo di offesa per coloro che magari avrebbero voluto questo spazio», il tono di Salvo Rubulotta è di chi non teme di esprimere un giudizio, seppure scomodo, «in molti mi hanno confidato che sarebbe stato meglio continuare la mia esperienza di vita lontano dalla mia Terra, continuando a vivere a Montecarlo, nonostante tutto non rimpiango il mio ritorno».
Non si percepisce rabbia nelle sue parole, solo tanta vergogna per i gesti che degradano tutt’oggi la nostra Terra, una Terra che sembra essere tornata negli anni in cui occorreva chiedere il “permesso” prima di investire su un progetto, accertando che altri – famiglie mafiose ad esempio – non avessero già preso in considerazione di intraprendere la stessa strada. Ma il giovane Rubulotta afferma «Io non dovevo chiedere alcun permesso perché Etna Bio Valley non è un business, e io non vivo la vita girando le spalle», se si pensa che egemone del territorio di Randazzo è Francesco Rosta, esponente della famiglia mafiosa Ragaglia, collegata ai catanesi Laudani.

Etna Bio Valley  è un luogo dove poter vivere serenamente, incrementando così uno stile di vita sano e ben lontano dal caos giornaliero, e le attività erano iniziate proprio a metà maggio con l’esperienza dei documentaristi di “Italia che cambia”, ospitati alle pendici del Vulcano, poi è stato il turno delle due giovani woofer, delle viaggiatrici che offrivano il proprio lavoro in cambio di vitto e alloggio, trascorrendo così un periodo in Sicilia.
Ma qualcuno vorrebbe interrompere questo progetto idilliaco: «Hanno tagliato le travi di tutta la struttura, rubando tutto il materiale che poteva essergli utile – continua il giovane Rubulotta  – che ha dovuto effettuare la propria denuncia lontano da Randazzo nonostante fosse stato lui stesso ad avvisare le forze dell’ordine dell’accaduto, ore di attesa in caserma durante le quali viene espressa chiaramente l’impossibilitati nel registrare la denuncia in tempi brevi, dichiarando parecchie volte al giovane che non erano interessati alle sue condizioni psico-fisiche, «tutti mi dicono di non fermarmi, di continuare la mia battaglia, di proseguire verso la Procura della Repubblica». E conclude «Noi stiamo accogliendo le varie offerte di aiuto, le accetteremo e andremo a ricostruire il nostro paradiso, il nostro orto e festeggeremo con la chitarra ai piedi dell’Etna illuminati dalle luci dei falò».

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