La storia di Carlo, la storia di tutti

Martina Pumo

MILANO – La sua storia è la storia di tanti, fatta di racconti sospesi e sapori di paesi lontani. Di radici scavate nella terra arsa che porta il sapore del sole, dell’estate, di famiglia. Di viaggi estivi dove i nonni gli indicavano, ogni anno, gli stessi posti. “Qui sono cresciuto, qua abitava la zia, laggiù giocavamo insieme.” Il tutto denso di un accento che ritrovava forza nel momento esatto in cui entravamo nel loro paese, nel cuore della Sicilia.

Carlo e le valigie avvolte nel giornale

La storia di Carlo è la storia di tutti i milanesi cresciuti con i racconti dei nonni che per necessità, per inseguire i sogni si sono trasferiti qui. Lui, venticinquenne di Milano ci ha raccontato come la vita di suo nonno Carlo e del suo bisnonno abbiano inciso profondamente sulla sua crescita personale. Forza, aiuto reciproco, “diverso” hanno assunto sempre una connotazione differente, aprendosi a mondi che molto spesso le persone dimenticano.
Ci ha raccontato come i famosi racconti delle enormi valigie avvolte nel giornale, nella speranza di trovare in questa pianura, in questa città, il sogno coltivato per giorni, settimane siano rimasti indelebili nonostante gli anni. Gli stessi racconti, le stesse emozioni che molti giovani stanno vivendo ora. Milano circa 55 anni fa ha accolto un padre di famiglia e suo figlio che dal centro della Sicilia avevano deciso di trovare fortuna tra la nebbia milanese. “E la nebbia se la ricordavano bene.” Fitta, intensa, gelida. Quando l’hanno incontrata per la prima volta gli aveva fatto perdere la strada di casa, confondendoli. Bastò un vicino di casa premuroso e la sua pazienza per fargli conoscere la strada anche sotto queste sembianze. “Non è stato semplice” continua il nipote di Carlo che porta con onore il suo nome. “Non è facile trovarti in una nuova immensa città, con un dialetto differente, uno stile differente e l’essere additato come lo straniero.”
Non erano semplici neanche gli affitti. Il suo bisnonno, ormai quarantenne, e suo nonno, poco più che ventenne, passarono i primi tempi a vivere su una brandina dietro il negozio. Erano barbieri nel quartiere di Lambrate e Milano cominciavano a conoscerla attraverso i racconti dei clienti. “Mio nonno mi raccontava con sguardo sognante, com’erano diversi i rapporti qui. Ripartiti da zero hanno dovuto reiventarsi e quando me lo raccontavano, non gli mancava mai il sorriso. Avevano una forza nel trasmettermi la loro memoria, la loro fatica che mi lasciava sognante. Non si sono mai pentiti, anzi, con sorriso raccontavano tutte le peripezie.”

“Il Siciliano” che si spaccava la schiena per portare a casa i soldi per arrivare a fine mese

Le prime televisioni pagate a rate, i lunghi viaggi in bicicletta per raggiungere il primo lavoro in fabbrica. Tra le strade sgangherate di una vecchia Lambrate, hanno costruito i primi rapporti forti, le amicizie che li hanno accompagnati per tutta la vita. Ma la Sicilia non potevano dimenticarla. Venuti qui per inseguire un sogno, un lavoro avevano lasciato lì il cuore che, anno dopo anno, coltivavano. Immensi sacrifici fatti di doppi lavori e doppi turni, “Il Siciliano” che si spaccava la schiena per portare a casa i soldi per arrivare a fine mese e comprarsi una piccola casa per le vacanze in Sicilia. “Una frase mi è sempre rimasta impressa: Non possiamo mica abbandonarla. E lo diceva ridendo quindi non sapevo se scherzasse o meno. Ma aveva le lacrime agli occhi, ogni volta.”
Ma non erano certo gli unici a vivere questo distacco. Una doppia vita, sospesa tra lavoro e radici, vita quotidiana e estati nella terra che li ha cresciuti.  Storie di coraggio, di lavori lontani e anche di astio. L’essere stranieri nel proprio paese. Da persone criticati e da persone aiutati. La forza è stata proprio lì, nella seconda famiglia costruita da amici milanesi e non che contrastava etichette e pregiudizi.
La storia di Carlo è la storia di tanti, la stessa che ha insegnato negli anni il potere di un sorriso e l’importanza del rapporto umano, di quanto un pregiudizio sia solo paura del diverso e di quanto un amico possa essere la forza di cui hai bisogno.

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