L'Umbertata, l'innovazione e l'Università


 
 
 
 

CATANIA – Il tema della Scuola e dell’Università è stato al centro di uno dei cinque workshop tematici organizzati all’interno dell’Umbertata, la giornata di festa, di cultura, di accoglienza e di cittadinanza attiva promossa da padre Gianni Notari e dalla Parrocchia Ss. Crocifisso dei Miracoli di Catania e tenutasi ieri dalle 10 alle 24 a Piazza Umberto e nelle vie adiacenti.

Il workshop dal titolo “Educazione futura”, promosso dai giovani di Generazione Y di cui è presidente il dottor Angelo Alù, ha sviscerato in oltre due ore molti problemi e diverse criticità del mondo dell’Education a Catania e dintorni, reinterpretandole però in chiave positiva come sfide alle quali docenti, discenti, famiglie e le comunità dei territori sono posti innanzi. Si è partiti dalla costatazione che, agli occhi del cittadino medio che non conosce pienamente tutte le dinamiche interne a Scuola e Università, gli studenti e gli universitari appaiono come “alieni” rispetto alla società civile e al mercato del lavoro e delle professioni; pertanto il mondo dell’Education viene negativamente giudicato come assai distante e scollegato dalla realtà dei primi due.

Utilizzando la metafora dell’iceberg, i giovani di Generazione Y e i facilitatori della discussione hanno prima analizzato la punta della enorme massa di ghiaccio, ovvero le criticità più evidenti di Scuola e Università, per poi ripercorrere in profondità la superficie dell’iceberg sotto il livello del mare. Ed è lì che molti problemi sono stati attentamente sviscerati: la qualità della didattica erogata, i programmi di insegnamento e le metodologie didattiche impiegate; il ruolo dei servizi amministrativi, di assistenza e di tutorato; il livello di apprendimento degli studenti e le competenze di cittadinanza attiva; il contributo fondamentale di tutti gli altri attori, famiglie, territori ed istituzioni; l’apporto innovativo delle tecnologie abilitanti. Sempre presente in tutte le discussioni il tema dell’umanizzazione dei rapporti fra docenti e discenti, specialmente in ambito universitario.

Almeno una cinquantina le sfide più importanti che sono state individuate e che, nella prospettiva di rendere lo studente sempre più cittadino attivo, protagonista del cambiamento e soggetto responsabile di scelte collettive, hanno segnato alcune direttrici di intervento possibili per l’immediato futuro. Si tratta, in fondo, di proposte attuabili subito a bocce ferme, senza invocare ulteriori riforme del mondo della Scuola e dell’Università. E’ possibile innovare, cioè fare cose nuove in modo diverso, anche con pochissimo e in carenza di risorse. Sono le frontiere della cosiddetta “innovazione frugale” possibili anche nel mondo dell’Education ma a condizione che si ricominci dalla centralità che docenti e professori devono avere nei percorsi di apprendimento degli studenti. Conoscenze, abilità e competenze: sono queste le tre parole chiave che il sistema dell’istruzione rivendica come fondamentali per l’apprendimento degli studenti. In questa direzione, i docenti, recuperando pienamente la loro centralità di agenti educativi, possono dare un importante contributo alla formazione a tutto tondo dei giovani discenti, ma a condizione che dimostrino di essere sempre più competenti, umani, moderni, e mentalmente orientati al risultato e ad un ruolo attivo nella società civile. Diversamente, lo scollamento fra mondo dell’Education e società civile e mercato del lavoro non sarà facilmente superabile.

Tra le proposte emerse, le più interessanti sono quattro e sono indirizzate a chi ha responsabilità di governo ai vari livelli. La prima, destinata al Rettore dell’Università di Catania e ai dirigenti scolastici degli istituti superiori, è avviare nuovi programmi di formazione e di aggiornamento professionale dei docenti per responsabilizzarli meglio come agenti educativi e come soggetti erogatori di una didattica più moderna, immersiva ed interattiva. La seconda proposta è di coinvolgere maggiormente le famiglie nella costruzione di nuovi percorsi educativi attraverso laboratori professionalizzanti (teatrali, di educazione alla legalità, di avviamento al lavoro), ma anche Family Days e Open Days in cui siano gli adulti a farsi da tramite tra Scuola e la società civile. La terza proposta, destinata ai politici, è di coinvolgere i territori, nelle loro diverse articolazioni governative, per far sì che gli obiettivi di sviluppo socio-economico territoriali siano portati a conoscenza e dunque condivisi con i giovani e i loro professori. In tale direzione, si inserisce anche la necessità, per Generazione Y, di approntare subito un’agenda digitale territoriale in modo da ridurre drasticamente il divario che, sul piano delle tecnologie di informazione e comunicazione, separa l’Italia dal resto dei Paesi europei ed occidentali. La quarta proposta, infine, è rivolta ancora una volta agli organi di governo dell’Education e va nella direzione di stilare una sorta di “Repertorio delle Buone Prassi” per recuperare quanto di buono, nuovo ed utile viene fatto da tanti docenti della Scuola e dell’Università che svolgono con passione la loro professione.

L’indicazione finale emersa dal workshop è stata quella di riprendere il dialogo costruttivo fra famiglie, studenti e professori di Scuole ed Università. L’atteggiamento del “muro contro muro” e del “tutti contro tutti” non paga e penalizza sempre di più il mondo dell’Education italiana, relegando ai margini dei sistemi scolastici e universitari di tutta Europa. Dunque, cambiare si può, anche con poco. In modo frugale, per l’appunto.

Saro Faraci

 

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