L'Università di Catania in prima linea per affrontare le sfide della sicurezza alimentare e della sostenibilità ambientale

CATANIA – L’Università di Catania, in particolare il Di3A il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione ed Ambiente, è tra i poli di eccellenza del Sud Italia in materia di biotecnologie sostenibili applicate all’agricoltura. Vanta due corsi di laurea, uno triennale e un altro magistrale, insieme ad un dottorato di ricerca e numerosi sono i suoi docenti e ricercatori che svolgono attività di ricerca scientifica in un ambito al quale è fortemente legato il futuro dell’agricoltura, non soltanto in Italia ma anche a livello mondiale. All’orizzonte ci sono le sfide importantissime della sicurezza alimentare e della sostenibilità ambientale.

L’occasione per discutere di biotecnologie sostenibili è stata la presentazione dell’omonimo libro, a cura di Massimo Galbiati, Alessandra Gentile, Stefano La Malfa e Chiara Tonelli, per i tipi di Edagricole, avvenuta oggi pomeriggio nell’Aula Magna Jannaccone del Di3A, presenti due dei co-curatori insieme al professore Michele Pisante (Università di Teramo), direttore scientifico della collana Università e Formazione della casa editrice e vice presidente della Società Italiana di Agronomia. Alla presentazione è intervenuta pure la professoressa Vittoria Catara, presidente del corso di laurea magistrale in Biotecnologie Agrarie.

La genesi della pubblicazione (appena dieci mesi fa) nella collana Università e Formazione di Edagricole, il suo carattere divulgativo nonostante l’elevata scientificità dei contenuti, la sua funzione di ausilio al dibattito pubblico in Italia e al ripristino della verità scientifica dopo lo stop dell’Europa ai prodotti geneticamente modificati, il contributo che può dare alla formazione di studenti e di agronomi sono stati richiamati nell’intervento del prof. Stefano La Malfa, ordinario di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree all’Università di Catania, e fra i curatori del volume. In particolare, il libro si propone di rispondere a quattro domande: cosa sono le biotecnologie sostenibili, quali applicazioni possono avere in agricoltura, quale impatto e quali rischi possono comportare.

Alla professoressa Alessandra Gentile, Delegato alla Ricerca dell’Ateneo catanese, e fra i curatori della pubblicazione (a cui hanno contribuito 27 autori in rappresentanza di diversi Atenei e di vari enti pubblici di ricerca) è toccato il compito di rappresentare lo stato dell’arte delle biotecnologie sostenibili in agricoltura dove l’Italia, grazie anche al progetto di ricerca di 21 milioni di euro finanziato nel 2016 dal Ministero dell’Agricoltura, è fra i Paesi all’avanguardia nella sperimentazione del miglioramento genetico delle specie agrarie, in particolare in quelle produzioni (come pomodori e melenzane) che rappresentano le basi della dieta mediterranea.

L’incontro è stato aperto dai saluti del Prof. Salvatore Luciano Cosentino, direttore del Di3A, ed è stato introdotto dal prof. Rosario Faraci, delegato del Rettore al Trasferimento Tecnologico, che ha svolto le funzioni di moderatore. Il settore del “green biotech” – ha precisato Faraci – conta oggi una cinquantina di imprese per un valore di fatturato di poco inferiore ai 600 milioni di euro; però fra tutti gli ambiti del biotech è il segmento più promettente perchè è nella filiera agroalimentare che si prospettano le maggiori innovazioni. All’incontro hanno preso parte studenti, docenti ed agronomi, fra cui il dottor Corrado Vigo, presidente dell’Ordine regionale degli agronomi.

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