Misterbianco, Campanarazzu: recupero, valorizzazione e polemiche

MISTERBIANCO – Liberato negli anni scorsi dalla lava che lo aveva ricoperto nel 1669, curante la più violenta e distruttiva eruzione  documentata dell’Etna, “Campanarazzu”, cioè l’antica Chiesa madre di Misterbianco, è protagonista di una costante opera di recupero strutturale, restauro e valorizzazione con finalità turistiche, sia religiose che culturali, ma – come sempre – non mancano le polemiche. le più recenti sono di poche ore fa. da una parte Angelo Naso, coordinatore di Zero Waste Sicilia Etna, e dall’altra Carmelo Santonocito, uno degli artefici della riscoperta dell’antico edificio, simbolo della Misterbianco pre eruzione.

Zero Waste Sicilia Etna oltre a proporre le azioni immediate di ripulitura e di conservazione dello stato di pulizia attraverso le pattumiere da donare, chiede a tutti i/le misterbianchesi e alle tante associazioni che operano nel nostro territorio, di non rimanere a guardare ma di spendersi nel modo che si ritiene più opportuno, per dare a #Campanarazzu il lustro che merita. Rilanciamo la costituzione del “tavolo permanente” tra Comune, Chiesa, associazioni, cittadini, per l’avvicinarsi dell’anniversario del 350esimo dalla colata lavica del 1669 -annuncia Zero Waste Sicilia Etna -. Ringraziamo la Fondazione Monasterium Album per la corposa risposta, credo utile ai tanti e alle tante che come noi sono interessati sinceri alla concreta e più funzionale fruibilità del sito “unico al mondo” per lo straordinario recupero architettonico avviato.

Il documento è la conclusione di un confronto su fb tra Naso e Santonocito. Di seguito riportiamo il post di Angelo Naso e la successiva risposta di Carmelo Santonocito.
Gent.mo Sig. Carmelo Santonocito, pur conoscendo, per vari motivi, l’evoluzione delle azioni di recupero del sito sin da prima che venissero avviati gli scavi e fino all’ultima fase, quella in cui sono stati ricostruiti gli altari ed è stata liberata e ripulita la cappelletta gotica, proprio prima dell’istallazione dei gradini sull’altare principale, per intenderci, fino ad ora non ho proposto nessuna azione a favore di #Campanarazzu perché avevo la necessità di guardare con occhio più attento per proporre, come ho già scritto, qualcosa di semplice ma reale ed utile per aiutare chi ha già fatto un lavoro meraviglioso che tutti, ed io più degli altri, riconosciamo e vogliamo difendere.
La mia volontà di voler fare qualcosa è nata a seguito della visita di giorno 8 agosto scorso, quindi appena 9 giorni fa; durante questa ho notato che, rispetto alle visite precedenti, erano presenti le grondaie ma ho notato anche che esse scaricano l’acqua piovana a cascata attraverso un plastocanale rivolto proprio sul portone principale. Questo mi ha fatto capire che, erano stati avviati ma non ultimati, come lei afferma, i lavori di recupero delle acque meteoriche ma che per qualche motivo, i lavori si erano interrotti all’improvviso tanto da tamponare l’incompletezza con una soluzione approssimativa nonché deleteria per l’integrità della struttura stessa.
Durante la visita, forse perché da coordinatore locale di un’associazione come Zero Waste Sicilia Etna, il mio impegno sulle questioni ambientali ormai deforma il mio spirito critico, ho notato rifiuti di ogni genere abbandonati sia all’esterno (recinzioni e bottiglie plastiche, spezzoni di tubo in pvc, cartacce, ecc) che all’interno della chiesa (bottiglie di spumante, una carriola rotta, una lamiera pubblicitaria arrugginita, cartacce e tanto altro); questo mi ha fatto immaginare che nonostante il suo/vostro instancabile impegno, la fondazione ha bisogno di potenziare le azioni di pulizia del sito e, in generale, dell’aiuto di chiunque possa fare qualcosa, sempre per il bene di Campanarazzu e della storia di Misterbianco.
Per quanto riguarda la mancanza di servizi igienici, i quali, di certo non possono essere installati e fatti scaricare in un’area archeologica, in attesa di risolvere i mille problemi burocratici legati alle diverse proprietà, al PRG e alle altre difficoltà pratiche o teoriche che siano, a mio modesto parere, basterebbe l’installazione e la puntuale manutenzione di 2 bagni chimici: non rappresentano la soluzione più elegante ma potrebbero supplire la totale mancanza di alternative e risulterebbe poco onerosa.
Da studioso, sicuramente sa che il nome scientifico della sciara è “colata aa” dal termine onomatopeico hawaiano che significa “tagliente, bruciante”; capisce bene, dunque, la preoccupazione di un genitore che vede il proprio figlio di 3 anni che durante la visita, a causa della naturale curiosità dei più piccoli, è spinto ad allontanarsi sulla sciara. Una semplice ringhiera, magari di legno, che accompagna e contiene i visitatori sul sentiero principale, anche solo sulla parte i cui proprietari dei terreni lo permettono, sarebbe un’altra semplice soluzione. La stessa potrebbe essere accompagnata da un’illuminazione visibile dalla strada principale e che viene accesa assieme a quella già esistente, tutte le sere, così da incuriosire i passanti e coadiuvare l’impianto d’allarme.
Il Comune potrebbe offrire, assieme alla continua collaborazione e condivisione, i costi dei bagni chimici e della corrente elettrica, costi irrisori all’interno del bilancio comunale e soprattutto se rapportati all’importanza del sito in discussione.
Sono comunque contento che il mio/nostro comunicato sia servito a riportare l’attenzione su una perla del nostro territorio; la mia più sincera intenzione è quella di valorizzare questa perla ed elevarla al grado di importanza che merita. Per questo ribadisco la mia gratitudine per l’instancabile lavoro che la fondazione ha fatto e continua a fare.
La “gelosia”, che qualche volta traspare, a mio parere, è più che comprensibile: essa è la manifestazione dell’attaccamento umanamente viscerale che quelli che ho definito, con accezione esclusivamente positiva, “angeli custodi” dimostrano verso la propria creatura. Credo, però, che sia arrivato il momento di allargare la fruibilità del sito, di dare il giusto respiro internazionale e permettere il meritato sviluppo turistico dello stesso.
La ringrazio per le sue precisazioni e spero che, come in questo caso, in futuro continueremo ad essere puntualmente aggiornati sull’evoluzione degli eventi relativi all’amata Campanarazzu.
P.S. Nella lista da lei riportata degli angeli custodi, ne manca uno: il Signor Mimmo Murabito. Mi permetta di approfittare di questo scambio, per ringraziarlo personalmente per l’abnegazione e la passione che ha sempre dedicato a Campanarazzu, per l’esclusivo bene di Misterbianco e dei suoi cittadini.
Angelo Naso

Preg.mo sig. Naso, credo che ancora una volta non conoscendo le azioni che si portano avanti ed il perché siano state portate avanti in un certo modo si continuano a scrivere inesattezze.
Basterebbe chiedere e si evitano comunicati, post sulle bacheche ed inutili incomprensioni.
Adesso scrive che ha visto le grondaie, ma nel post ha scritto “non ha un impianto di scolo e raccolta delle acque piovane”. Non so come lei abbia potuto vedere le grondaie che non sono visibili se non dall’alto e quello che fuoriesce è l’unica possibilità di potere scaricare.
La gronda senza quel canale in plastica avrebbe danneggiato la facciata, mentre il canale non solo la allontana ma proprio giù esiste una perdita naturale in basso che evita l’allagamento dell’ingresso.
Non si poteva fare di più perché la facciata non è liberata e non può essere per il momento liberata sia per la presenza di una rete di sicurezza, sia perché il terreno dove far defluire le acque non è di proprietà della Parrocchia, benché sia stato chiesto al proprietario di acquistarlo.
Le grondaie installate hanno un compito principale che è quello che gli scarichi sui tetti non finiscono sulla sciara che assorbe e li riporta dentro attraverso il muro perimetrale, come è avvenuto in questi ultimi due anni. Ecco perché erano urgenti ed indispensabili.
Campanarazzu è ancora un cantiere e non lo sarà più nel momento in cui saranno portati a termine tutti gli interventi.
Se ha trovato qualche pezzo di tubo o una bottiglia, bastava toglierla, poiché il sito e le zone circostanti, pur essendo ancora un cantiere è tenuto pulito dopo la pulizia straordinaria fatta dai volontari.
Apprezziamo tutti che Lei ed altri si vogliono dar da fare, ma non è con i comunicati ed i post che si risolvono i problemi, ma come le ho scritto occorre rimboccarsi le maniche, conoscere i problemi, non durante una visita periodica, ma settimanalmente e poi intervenire.
Veda sig. Naso Lei ancora ribatte con la ringhiera, questa volta anche in legno, ma non comprende che lì in quella strada siamo tutti, visitatori compresi, degli ospiti e non possiamo vantare nessun diritto come non possiamo installare manufatti di qualsiasi genere.
L’illuminazione come le ho detto, basta che Lei ci vada di sera, la vedrà.
Un palo con faro che sovrasta il sito e due fari posti all’ingresso e che si accendono tutte le sere grazie ad un crepuscolare. Il nome di Mimmo Murabito non è una dimenticanza perché Lei lo aveva citato assieme a me e mi creda ne lui ne io e neppure gli altri sono gelosi, ma dispiace leggere che qualcuno scriva di “capitolo oscuro” riferendosi alla Fondazione e poi anche agli “angeli custodi” come se ci fosse qualcosa di nascosto, di segreto, di cui non si vuole dare conto.
Sa sig. Naso, le parole pesano più dei macigni che si trovano a Campanarazzu ed in futuro pesarle non costa nulla, così come i ringraziamenti che accettiamo tutti noi, nell’augurio che i futuri dubbi che hanno una risposta li possa esternare de visu, poiché è nostra ferma intenzione evitare sovraesposizioni e personalismi che non aiutano.
Cordialità

Carmelo Santonocito

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