"Non ho paura", don Ciotti risponde a Riina

MILANO – “Questo prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi. Ciotti, putissimu pure ammazzarlo”, è quello si apprende dalle intercettazioni che risalgono a tre anni e mezzo fa, sono le parole di Totò Riina a proposito di don Ciotti. Stamattina presso il Palazzo di Giustizia di Milano si è svolta la prima udienza del processo per le minacce rivolte a don Luigi Ciotti, presidente di Libera.
Il gip Anna Magelli si è riservata di decidere sull’opposizione all’archiviazione dell’inchiesta, aperta dopo che le intercettazioni del dialogo, depositate nel processo Stato-Mafia, sono state trasmesse per competenza territoriale da Palermo alla magistratura milanese. La Procura ha presentato istanza di archiviazione mentre Libera, rappresentata dall’avvocato Enza Rando, ha chiesto di andare avanti nell’inchiesta “per approfondire il contesto in cui sono nate le minacce, sia per la persona che le ha pronunciate che per i riferimenti a don Pino Puglisi, prete che è stato alla fine ucciso dalla mafia”.
“Il quartiere lo voleva comandare iddu. Ma tu fatti il parrino, pensa alle messe, lasciali stare, il territorio, il campo, la Chiesa. Lo vedete cosa voleva fare? Tutte cose voleva fare iddu nel territorio, tutto voleva fare iddu, cose che non ci credete”, e aggiunge “Sono sempre agitato – continua il padrino di Corleone – perché con questi sequestri di beni…”, infastidito per l’iniziativa di Libera, che colpisce i patrimoni dei boss, diventata legge dello Stato. Don Ciotti, parte offesa nel procedimento, era in aula: “Quelle minacce di Riina le ho lette sui giornali, sono rimasto stupito perché la moglie mi aveva chiesto di incontrarlo, ma non ho paura. In quelle intercettazioni, il boss si lamenta della legge sulla confisca dei beni, promossa da Libera, e questa per noi è una grande soddisfazione” – continua don Ciotti – Io non ho paura. Sono disorientato. Ma il nostro impegno va avanti”.

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