Pubbliservizi: non aprite quelle buste paga!

CATANIA – Le ciminiere che sovrastano gli uffici della Pubbliservizi sono incandescenti. Non è il caldo afoso di questi giorni la causa, ma le polemiche che divampano sempre più alte, alimentate dal vento della paura. Silvio Ontario, l’amministratore unico, avrebbe finalmente cominciato a toccare alcuni dei nervi scoperti di una gestione che sembrerebbe clientelare e disinvolta, che avrebbe prodotto, dall’oggi al domani, superburocrati con stipendi con troppi zero, ingiustificati e ingiustificabili, ma soprattutto talmente onerosi da mettere a rischio l’intera società con i suoi circa 400 dipendenti.

Già a metà marzo il professore Salvatore Muscarà, per un breve periodo commissario su incarico del sindaco metropolitano Enzo Bianco, aveva dettagliatamente rappresentato  lo stato dell’arte sottolineando come, al momento del suo insediamento, avesse trovato difficilissima la situazione della società: cattiva gestione, scadente organizzazione amministrativa, trascuratezza e molte spese assolutamente ingiustificate. Le responsabilità di chi ha condotto la società in questo stato saranno ovviamente valutate dalla Procura e dalla Corte dei Conti. E la Procura è già intervenuta in modo concreto con diverse ordinanze di custodia cautelare, in carcere per l’ex presidente Adolfo Maria Messina, o ai domiciliari per altri indagati con ruoli di secondo piano. Presto toccherà intervenire, però, anche alla Corte dei Conti perchè  “Alcuni stipendi sfiorano i 12 mila euro al mese – ha raccontato Muscarà – mentre delle fatture sono state pagate due o tre volte. Un deficit strutturale insostenibile considerato che il 90 per cento del fatturato viene assorbito dal costo del lavoro. Una situazione inaccettabile per qualsiasi azienda”. E proprio quegli stipendi, lievitati grazie ai superminimi concessi  ai componenti di un “cerchio magico” allargata durante la gestione di Messina, sarebbero finiti sotto la lente di ingrandimento di Silvio Ontario e del suo superconsulente Marcello Gulisano sui quali si sarebbe concentrato il fuoco di sbarramento sviluppato da chi vorrebbe continuare a tutelare privilegi personalissimi e particolarissimi. I superminimi generosamente elargiti dalla gestione di Adolfo Maria Messina – lapidariamente descritta dal professore Muscarà – riguarderebbero una cinquantina di dipendenti con “tanti santi in Paradiso”, si vocifera nei vialetti delle Ciminiere di viale Africa. Sembrerebbe che i privilegi concessi al 10% dei dipendenti possano mettere a rischio  lo stipendio del restante novanta per cento dei lavoratori, con paghe assolutamente nella norma.

Ultima annotazione: sembra che dopo il blitz che ha portato all’arresto di Messina e dei suoi riferimenti, almeno secondo quanto emerge dalle indagini svolte dalla Guardia di Finanza, si sarebbero registrare anomale assenze tra i superburocrati della Pubbliservizi. Ma potrebbe essere solo una coincidenza o colpa del caldo. Certo è che quanto fino ad ora emerso è solo una parte del buco nero della partecipata attualmente al vaglio degli investigatori.

D.L.P.
 

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