Regionali, elezioni e la rivoluzione dei Blues Brothers


 
 
Concetto Ferrarotto

Certe rivoluzioni o sono immediate o non sono. Perché col tempo chi le propone si trasforma, devia, si posiziona politicamente.. Anche l’impeto rabbioso a sovvertire le regole si distribuisce diversamente tra la popolazione. Insomma, alla fine più passa il tempo più ci si conforma.
In Sicilia e forse in tutto il nostro paese di rivoluzioni mancate se ne contano molte. L’Italia non fece la Repubblica con Mazzini e la Sicilia non ha nemmeno mai digerito la rivoluzione borghese. Come dire che qui da noi manca il fondamento della società occidentale. Infatti, si ruota e si oscilla tra privilegi e vessazioni: non è il contratto con il suo prezzo a regolare i rapporti ma la “contiguità”. Vado dall’amico, conosco quel tale, chiedo una cortesia o subisco il capriccio. Il siciliano va tutto fiero dei suoi contatti, crede di risparmiare e non si rende conto di alimentare un’economia del baratto: lenta a reagire e scarsamente produttiva. Il baratto del voto è infine la massima espressione del rifiuto al cambiamento.
Al presentarsi delle scadenze politiche le aspettative sono tante ma la rivoluzione se non c’è stata non potrà portarla una semplice competizione elettorale. Con sano pragmatismo sarebbe più opportuno chiedersi quale scelta, quale candidato, possa garantire in prospettiva una migliore capacità gestionale. La risoluzione dei malanni secolari andrebbe per un momento messa da parte perché non è credibile che si presenti sotto forma di candidati estemporanei, che siano calati dall’alto o selezionati con più o meno affidabili votazioni telematiche.
Può apparire cinico ma un tale approccio ci salverebbe almeno dalle solite grida seguite da subitanea delusione e successivo accomodamento del tiriamo a campare.
La rivoluzione se proprio la volessimo richiederebbe in ciascuno di noi uno sforzo enorme, l’accettazione della cultura liberale occidentale. Che poi magari la si potrebbe correggere con una quota di necessario intervento statale ma da lì bisognerebbe ripartire. Competizione, efficienza, merito, certezza delle regole e tutto il resto.
Se invece attendiamo miracoli, non ci restano che i Blues Brothers: in missione divina.

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