Post elezioni, per Musumeci la prima domenica da governatore


 
 
D.L.P.

PALERMO – Sabato, alle 9,30, la proclamazione in Corte d’Appello, alle 11 l’insediamento a Palazzo d’Orleans, per il passaggio delle consegne con il governatore uscente, Rosario Crocetta. Un fine settimana intenso per il neo presidente della Regione Nello Musumeci, che oltre a ufficializzare la composizione della Giunta nei prosismi giorni, dovrà affrontare già da lunedì il problema, non poco ingarbugliato, delle ex Province cioè le Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e dei restanti sei Liberi consorzi. La rivoluzione crocettiana, buona solo per le compiacenti arene televisive, in realtà ha complicato la situazione in modo drammatico, come per il resto delle varie sfaccettature della macchina regionale. Se a Siracusa i dipendenti non percepiscono più lo stipendi da mesi, a Catania i 380 lavoratori della Pubbliservizi, la più importante tra le partecipate della ex Provincia, rischiano di venire licenziati per l’impossibilità, al momento, di sottoscrivere un nuovo contratto di servizio. E, poi, l’Ente intermedio è stato dissanguato in questi cinque di governo: non si riescono a fornire neanche i servizi essenziali, le strade sono prive di manutenzione anche ordinaria e vengono chiuse al transito, edifici scolastici e pubblici sempre più degradati, l’assistenza sociale ridotta al minimo, dove ancora può essere garantita.

E poi, da non trascurare le vicende giudiziarie. La prima sezione del Tar di Palermo (presidente Calogero Ferlisi, estensore Roberto Valenti) ha accolto il ricorso di un centinaio di cittadini della provincia di Enna per l’annullamento e la declaratoria di illegittimità del silenzio tenuto dalla Regione Siciliana e dall’Assessorato Regionale delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica sui mancati trasferimenti ai Liberi consorzi comunali e in particolare all’ex Provincia di Enna che non consentono di assicurare lo svolgimento dei compiti istituzionali. I cittadini ennesi, difesi in giudizio dal costituzionalista Felice Giuffrè, hanno ottenuto che la Regione siciliana dovrà provvedere entro 30 giorni a reperire le risorse finanziarie necessarie per tenere in vita i Liberi Consorzi dei Comuni, impossibilitati a chiudere i bilanci di previsione per l’anno in corso. Un primo, grande scoglio che la Giunta Musumeci dovrà superare, mentre sarà una precisa volontà politica, invece, confermare o revocare le nomine effettuate dal presidente Crocetta in piena “Zona Cesarini” dei commissari straordinari delle tre Città metropolitane. Il 23, inoltre, il TAR di Catania si esprimerà sul ricorso presentato da Enzo Bianco contro la nomina di Salvo Cocina.

Infine, la Corte Costituzionale, forse già entro l’anno, valuterà l’impugnativa presentata dal Governo Renzi contro la Legge regionale che ha ripristinato l’elezione diretta del presidente e dei consiglieri delle ex Province, di fatto contraddicendo la Legge nazionale e la finta rivoluzione di Crocetta. Legge, obiettivamente, scritta male, in termini quasi incomprensibili, frutto di una agitazione politica tipica da fine dell’impero. I tempi mediamente lunghi della Corte Costituzionale (15-18 mesi) saranno drasticamente ridotti perché l’Avvocato dello Stato ha chiesto la sospensione della norma, cioè le elezioni nella prossima primavera.

Anche questo un altro aspetto che coinvolgerà non solo l’Ars, ma la nuova squadra di governo di Nello Musumeci, che conosce bene potenzialità e limiti delle Province, per aver presieduto quella catanese per dieci anni, costruendo già da quel periodo caratterizzato dal “buon governo” e dalla vicinanza con i cittadini, la sua elezioni a Palazzo d’Orleans.

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