San Berillo, il degrado è storico


 
 
 
 

CATANIA – Le ferita da sessanta anni è sempre aperta, una ferita di cemento, di lava sventrata e di un quartiere rimasto eterna incompiuta, senza presente, né passato e né futuro. Un quartiere senza tempo, dall’illusione  effimera di essere la city alla realtà che lo vuole emarginato pur essendo il cuore del centro storico. Un caso emblematico, tra l’urbanistica e il sociale, che crea sempre dibattito. Di seguito l’intervento di Salvatore Tomarchio, presidente della Commissione Patrimonio del Comune di Catania.

San Berillo, un quartiere difficile dai tanti problemi e al tempo stesso dalle grandi potenzialità e risorse, che, negli ultimi anni, attraverso un piano di ristrutturazione dell’intera zona, sta cercando di lasciarsi alle spalle la brutta fama che per tanto tempo l’ha contraddistinto. Nel progetto di risanamento dell’intera area la commissione comunale al Patrimonio ha ascoltato le segnalazioni e le lamentele di associazioni e comitati cittadini che raccontano una quotidianità fatta di risse, schiamazzi notturni, prostituzione, spazzatura in ogni angolo e una incuria senza precedenti. In questo contesto di emarginazione sociale un grosso problema è rappresentato dai tanti edifici diroccati, abbandonati e che per occasione diventano riparo per senza tetto oppure nascondigli per gli stupefacenti. Da qui l’intervento del sottoscritto Salvatore Tomarchio, presidente della commissione al Patrimonio, che, insieme agli altri componenti di quest’organo ispettivo, ha voluto visionare personalmente la reale situazione del quartiere. Tra gli impianti abbandonati segnalati ci sarebbe pure un palazzo di due piani in via Caramba, assegnato da anni al locale consiglio di quartiere, che nei progetti iniziali doveva diventare la sede di uffici comunali distaccati. Oggi resta solo una catapecchia abbandonata da chissà quanto tempo, rifugio per sbandati e gatti randagi. Dal tetto vengono giù pezzi di quello che resta dell’antico intonaco. Il palazzo adesso, dopo di decenni di infiltrazioni d’acqua piovana, rischia di “collassare” su via di Prima. Scenari estremamente desolanti che spingono la commissione ha lanciare la proposta di creare una cabina di regia con tutte forze istituzionali che lavorino a 360° per dare finalmente a Catania un quartiere degno di questo nome lavorando per il recupero di questi edifici. Un impegno già preso da tempo dalle locali associazioni e comitati che non vanno lasciati soli in questa battaglia di civiltà. L’amministrazione in passato ha dato precisi segnali di riscatto e sviluppo ma, soprattutto nell’area compresa tra via Di Prima e via Sturzo, occorre fare molto di più. Tra imprenditori, che in questa parte di Catania hanno deciso di investire grosse risorse, residenti delle palazzine circostanti e bivacchi a non finire ( non ultimo l’ex cantiere in Corso Sicilia) il rischio è quello di ritrovarsi per le mani una grossa incompiuta ancora per tanto tempo.

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *