Sanità allo sbando, se chiamate il 118 attenti: potrebbe venire "quella"dottoressa


 
 

Riceviamo e pubblichiamo.

ADRANO – Se ti senti male e sei costretto – ad Adrano o nel territorio circostante – a chiamare il 118, meglio mandare a memoria quella strepitosa battuta pronunciata da Igor-Marty Feldman nel film “Frankenstein Junior”: “Potrebbe esser peggio, potrebbe piovere”. Il castigo supplementare, parlo sia per esperienza personale che indiretta, ha le fattezze di una dottoressa che ancor prima di cimentarsi nella diagnosi della persona bisognosa di soccorso ritiene doveroso fare ogni volta un “liscebusso” a quanti hanno avuto la sfrontatezza di chiamare il 118. Pochi giorni fa – chiamato il pronto soccorso per un amico, mio ospite in campagna – sono stato da lei invitato, tanto per cominciare, ad allargare il cancello del terreno dal quale si accede alla mia casa di campagna: l’ambulanza non entrava (non è vero, ci entrano i camion che mi riforniscono di acqua e gas. E infatti con due manovre in più l’ambulanza è poi entrata). Caricata su un’auto per percorrere una trentina di metri, la petulante sanitaria ha rincarato la dose sostenendo che sarebbe stato meglio se a trasportare il malato fossimo stati noi. Le ho risposto che la prossima volta io e i miei amici avremo cura di sentirci male in un luogo da lei facilmente raggiungibile.
Ho fatto finta di non ricordare che, nel gennaio dello scorso anno, la stessa dottoressa “diversamente simpatica” mi aveva dato del furbo dopo che mi ero permesso di chiamare il 118 per mia madre, grande obesa, che si era rotto il femore (mia madre è morta poche settimane dopo). Furbo perché, in sostanza, avrei trovato il modo di far trasportare mia madre con l’ambulanza dove lei prestava servizio.
Nel corso dei fatti recenti, il mio vicino di casa mi ha ricordato di un “cazziatone” da lui subito ad opera della “famigerata” dottoressa dopo che anche lui, pochi mesi fa, aveva avuto l’ardire di chiamare il 118 per un suo congiunto che non riusciva a respirare (il congiunto è morto 3 ore dopo).
Perché non mi facessi illusioni sul suo carattere spigoloso, l’intervento di pochi giorni fa si è concluso con un ordine perentorio impartito dalla donna ai due parasanitari che l’accompagnavano: “Andiamo via da qui, mi sento prigioniera”. 
Mi chiedo per quale ragione, vista la presenza di vari medici garbati e disponibili che lavorano per il 118, l’Azienda sanitaria provinciale debba attingere anche al catalogo dei professionisti sociopatici e malmostosi per garantire il servizio. Dall’Asp, una volta fatte le dovute verifiche, attendo ovviamente una risposta.
Se state male, quindi, e non potete proprio fare a meno di chiamare il 118 sappiate che potrebbe andar peggio: potrebbe arrivare lei.

Nicola Savoca
                         
 

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