Strage di via d’Amelio, in tv il film dedicato a Emanuela Loi

Una ragazza di ventiquattro anni che sceglie di essere una donna poliziotto. Una ragazza semplice che sceglie di seguire la propria passione, il dovere, la propria dignità.  Emanuela Loi è morta il giorno 19 luglio del 1992 da una bomba che l’ha uccisa in via D’Amelio insieme al giudice Paolo Borsellino e ai quattro colleghi della scorta: Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina, Emanuela quel giorno è diventata la prima donna poliziotto morta in servizio, uccisa dalla mafia. E la sua storia verrà raccontata stasera, in prima serata su Canale5, nel terzo racconto del ciclo Liberi sognatori, fiction targate Taodue sul coraggio e l’impegno civile contro la mafia.

Nato da un’idea del produttore Pietro Valsecchi, l’insieme di queste quattro vicende prosegue la sua messa in onda con La scorta di Borsellino – Emanuela Loi. In cento minuti il film del regista Stefano Mordini ripercorre i momenti significativi della vita della giovane poliziotta di Sestu che perse la vita a 24 anni nell’attentato al giudice Borsellino e ai suoi ‘angeli custodi’.
Il film è stato presentato in anteprima nazionale nei giorni scorsi a Cagliari, al cinema Odissea: presenti Greta Scarano, sua la parte della protagonista, lo sceneggiatore Graziano Diana, la sorella di Emanuela, Claudia, e l’ad di Taodue Film Pietro Valsecchi. In sala anche diversi rappresentanti delle forze dell’ordine.
Nel cast tra gli altri, oltre a Riccardo Scamarcio (nel ruolo di Montinaro), Ivana Lotito (Claudia Loi) e Lorenza Indovina (Berta Loi). Girato tra Sicilia e Sardegna, tra Palermo e Sestu, in provincia di Cagliari, dove Emanuela è nata, il film entra nel personaggio, nella ragazza solare, collega stimata per le sue doti professionali e umane. Il racconto parte dal colloquio per entrare in Polizia per arrivare a quel tragico 19 luglio del 1992 con la strage di via D’Amelio. Emanuela quel giorno è diventata la prima donna poliziotto morta in servizio, uccisa dalla mafia. “Un’eroina nella semplicità”, la definisce il regista.
“Questo film mi ha molto emozionato, mi ha fatto tornare indietro di 26 anni, ai momenti in cui si è consumata la tragedia di mia sorella che ha radicalmente cambiato la mia vita e quella della mia famiglia – racconta commossa Claudia Loi – Però bisogna andare avanti, la vita continua. Il film ha lasciato un messaggio: ognuno di noi dovrebbe fare la propria parte nel quotidiano, per costruire una società in cui i valori della legalità, giustizia, pace siano fortemente radicati e in cui non ci sia bisogno di morire per difendere questi valori”.

Nata e cresciuta in Sardegna e appassionata del suo lavoro come della vita, vuole fare l’insegnante ma la sorte la porta da un’altra parte. Accompagna la sorella per un concorso in Polizia ma viene scelta lei. Arruolatasi all’età di vent’anni, dopo il diploma magistrale, compie il suo percorso prima alla scuola allievi di Trieste e poi direttamente a Palermo. Nel giro di due anni viene affidata al commissariato di Palermo Libertà e da lì in poi i primi incarichi, come il piantonamento al boss Francesco Madonia.

Emanuela si ambienta bene a Palermo ma quello che le piace in particolare è muoversi con il camper della polizia che le consente di stare in mezzo alla gente di Palermo. È anche affascinata dal lavoro delle scorte, stringe amicizia con il caposcorta di Falcone, Antonio Montinaro. L’attentato di Capaci è uno choc per tutti, ma lei comunque fa la sua scelta, anche in memoria del suo amico Antonio, e decide di mettersi a disposizione anche per quel servizio. Nel giugno del 1992 è soltanto da un mese che Emanuela viene assegnata definitivamente al servizio scorte e dopo poco le tocca quella più difficile, con il giudice Borsellino.

Domenica 19 luglio 1992 sembra una giornata tranquilla, il giudice Borsellino deve andare a casa della madre, in via D’Amelio. Emanuela lo vede salutare la famiglia e i figli. Avevano fatto il tragitto in macchina fin sotto casa, si sono fermati e lei è scesa per prima, controllando che tutto sia libero. Il capo scorta dà il via libera: il giudice esce dall’auto blindata e va verso il portone dell’appartamento della madre. La poliziotta sarda lo vede passarle a fianco e poi l’esplosione, una deflagrazione che si sente in tutta la città. Nessuno pensa in quel momento agli uomini della scorta, nessuno avrà pensato a Emanuela Loi, una giovane ragazza bionda che non doveva essere lì e che sarà ricordata come la prima vittima donna della polizia.

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