Totò Riina: sta morendo, anzi no sta bene

Il suo legale ha chiesto la sospensione del processo, i giudici dicono no. Totò Riina ha la “piena capacità di intendere e di volere” e quella di “stare in giudizio”. Lo hanno deciso i giudici milanesi respingendo la richiesta della difesa di sospensione del processo, nel quale è imputato per minacce al direttore del carcere di Opera, Giacinto Siciliano, il procedimento nasce dalle intercettazioni della Dia che avevano registrato i dialoghi del capo dei capi durante l’ora d’aria con il con il detenuto Alberto Lorusso. Passeggiate nel cortile del carcere durante i quali Riina aveva avanzato minacce anche nei confronti del pm Nino Di Matteo e del fondatore di Libera, don Luigi Ciotti (l’indagine sulle minacce al sacerdote è stata archiviata alcune settimane fa), sarà invece celebrato il processo sulle minacce a Siciliano. I giudici, infatti, hanno respinto  la richiesta dei legali del boss mafioso che volevano ottenere la sospensione del procedimento, sulla base della relazione firmata dai medici dell’ospedale di Parma (dove Riina è ricoverato nel reparto detenuti dal 25 gennaio 2016). Il Tribunale nell’ordinanza ha evidenziato come i medici scrivano che il boss è “vigile” e “collaborante“.
La “cardiopatia” di cui soffre Totò Riina lo “espone costantemente” al “rischio di una morte improvvisa”, è quanto si legge nella relazione dell’ospedale di Parma depositata nel processo. Lo scorso 27 giugno, infatti, i giudici della sesta sezione, accogliendo un’istanza dei legali Luca Cianferoni e Mirko Perlino, avevano stabilito che il carcere di Parma (Riina è in ospedale in regime detentivo) avrebbe dovuto trasmettere al Tribunale di Milano “con la massima sollecitudine”, oltre alle cartelle cliniche, anche una “breve relazione sanitaria” sulle condizioni “di salute” di Riina “soprattutto con riferimento” alla sua “capacità di stare in giudizio”. Relazione, poi trasmessa e firmata dal primario dell’ospedale Michele Riva, nella quale si parla appunto del “rischio di una morte improvvisa”, oltre che di un “paziente fragile” e dallo “eloquio scadente”. Oggi la difesa del boss ha insistito sulla sospensione del processo milanese per l’incapacità dell’imputato di stare in giudizio. “Non capisce più e noi non capiamo cosa dice”, ha spiegato il legale Perlino.
Il processo proseguirà il 17 ottobre con l’audizione del direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano, parte civile.

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