Tra gli scogli di Trezza i mastri d'ascia non sono dei "vinti"

|Katya Maugeri|

ACI TREZZA – Un luogo magico, mitologico dall’odore di salsedine inconfondibile, lo scenario immortale in cui Giovanni Verga scelse di narrare la storia dei pescatori, delle loro barche, di quelle tradizioni che rendono Aci Trezza un tesoro inestimabile. I tesori andrebbero tutelati, valorizzati e invece l’Amministrazione comunale  ha preferito dedicarsi a interessi privati particolari – come ad esempio il parcheggio – e non promuovere il borgo marinaro in maniera adeguata, valorizzando le attività  storiche del luogo. Ed è proprio in questo splendido porticciolo che Alice Valenti – artista, cresciuta in una bottega di maestri pittori di carretto siciliano – alla ricerca di un gozzo da dipingere incontra la vera essenza di Aci Trezza e il cantiere dei Rodolico, famiglia di mastri d’ascia, attivi fin dalla fine dell’800, depositaria di una tradizione antica su cui si delinea l’identità del paese. Nasce così il progetto “Alice dipinge un gozzo al cantiere Rodolico”, con la regia di Riccardo Napoli  e Vincenzo Drago, prodotto da Sunthetic, scritto da Riccardo Napoli, Vincenzo Drago, Alice Valenti, Salvatore Fallico, un documentario sulle scelte di una piccola comunità e la sua sopravvivenza, un progetto che racconta la bellezza intramontabile di un luogo senza tempo. “Vorrei che dopo la visione del documentario i siciliani guardassero con occhi diversi Aci Trezza – dichiara Alice Valenti –: occorre difendere il bene collettivo poiché è il nostro presente e rappresenta la nostra identità”. I racconti di Turi Rodolico hanno infatti affascinato gli autori e ispirato il documentario, “questo nostro contributo fotografa un anno importante per il cantiere – a rischio scomparsa – un momento in cui si sta lottando molto, racconta il regista Vincenzo Drago. “In Sicilia ci saranno sicuramente delle condizioni similari e spero che con questo progetto si possa stimolare la voglia di raccontare, testimoniare i disagi, le tradizioni e le bellezze dei territori. La Sicilia è ricca di tradizioni messe a rischio, dobbiamo raccontarle e tutelarle”. Un lavoro, il loro, intriso di passione, di amore e devozione verso la propria Terra che oltre ai sapori e ai profumi ammalianti ha bisogno di essere difesa da coloro che antepongono interessi e sostituiscono la cura del territorio con la salvaguardia del lucro.  “Sono un regista trezzoto – dichiara sorridendo e con orgoglio Riccardo Napoli – conservavo un ricordo sereno del mio borgo  ed invece ho ritrovato delle dinamiche terribili. Con il nostro documentario raccontiamo la storia di una comunità, diamo voce alla tradizione, la vera vicenda in realtà è il dramma dei mastri d’ascia”.
A schierarsi in difesa e tutela del cantiere, Antonio Castorina, presidente dell’associazione culturale CSA –  Centro Studi Aci Trezza – che aveva avviando una raccolte firme affinché  la Regione riconoscesse ufficialmente “le barche di legno trezzote” come eredità immateriale della Sicilia, inoltre sue e di Giovanni Grasso numerose iniziative contro il rischio della scomparsa dell’ultimo mastro d’ascia trezzoto, perno indispensabile di questa meravigliosa tradizione.
“Aci Trezza, gli antichi mestieri, sono un autentico patrimonio culturale – aggiunge Riccardo Napoli – credo che il cantiere debba vivere una nuova fase incrementato dallo sviluppo locale, con una trasformazione del luogo, una rinascita puntando molto al turismo ecosostenibile”. Un progetto tra colori e tradizioni vincitore del bando “Terre di cinema”, il festival della fotografia cinematografica, in cui la pittura di Alice Valenti ci riporterà a sognare tra scene dell’Odissea, dei Malavoglia e ci riporterà ai nostri giorni con una tematica attuale con i migranti, che in questo mare, sognano la libertà, trovando troppo spesso la morte.
Uno scrigno da custodire quello del cantiere Rodolico che ha odore di legno e salsedine, di vecchie storie e leggende mai naufragate, barche che custodiscono i segreti di una Terra che ama bagnarsi con le onde di un mare che mai smetterà di incantare. E dovremmo imparare a raccontarle ancora le storie davanti a quei faraglioni che vogliono rappresentare non solo il passato, ma il futuro della gente che sa ancora commuoversi dinanzi una barca al largo.

(Potete seguire il progetto sulla pagina Facebook: https://www.facebook.com/Alice-dipinge-un-gozzo-al-cantiere-Rodolico-791893180962685/?pnref=story.unseen-section)

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