Il Massimo Bellini apre con Beethoven

Il Massimo Bellini apre con Beethoven

di Antonio Licursi

CATANIA – “Era stata una magnifica serata e, per un finale perfetto, quel che ci voleva era un tocco del Gran Ludovico Van”.  È evidente: Beethoven è dappertutto. La letteratura, il cinema, la stessa musica pop non possono fare a meno del compositore tedesco. Diviene un’icona della pop-art, grazie al contributo di Andy Warhol: un busto kitsch, se vogliamo, che riconduce il grande maestro a icona della cultura di massa. Questo, non solo per la riconoscibilissima fisionomia, ma per gli innumerevoli omaggi a lui tributati nell’ambito della cultura popolare e non. Chuck Berry rimanda a Beethoven con il brano “Roll Over”, per inaugurare una nuova era del rock and roll. Molti musicisti pop iniziano a citarlo nelle loro opere. John Lennon ha affermato di aver scritto la traccia di Abbey Road dopo aver ascoltato Yoko Ono che suonava, al piano, la sonata N. 14 opera 27, più conosciuta come “Sonata al Chiaro di Luna”. Gli stessi Beatles cantarono “Roll over Beethoven” durante i loro primi spettacoli nei club di Liverpool. È nota la predilezione dei Deep Purple per gli arrangiamenti di musica classica. L’Allegro della Sinfonia N.7 diventa una versione elettrica in “Exposition-We Can Work It”. “There’s a play for us” di Leonard Bernstein, in “West Side Story”, rimanda al secondo movimento del concerto per pianoforte e orchestra n. 5 “L’imperatore”. Per arrivare ai giorni nostri, in ambito di musica leggera, Billy Joel, quando scrive “This Night”, fa palese riferimento alla sonata n.8 op. 13 “Patetica”.

Ludwig V. Beethoven, primo compositore rock della storia. Le sue sinfonie abbracciano, del resto, tutti gli elementi della complessità umana, della società, della vita. L’inizio della Quinta Sinfonia è probabilmente il brano più iconico di tutto il repertorio del Maestro. Al di là delle barriere culturali, nonostante le ripetute manipolazioni, non ha perso, nel corso del tempo, nulla del suo fascino. Lo stesso dicasi per “l’Ode alla Gioia” della Nona Sinfonia (ai giorni nostri ancora più conosciuta per essere diventata l’inno della Comunità Europea). In ogni contesto e in ogni situazione, nel cinema come nelle suonerie dei telefoni, nei grandi magazzini, come nelle strisce dei fumetti, la musica di Beethoven riecheggia come un jingle. Ma a traghettare Beethoven non solo nel cinema, ma nella cultura giovanile moderna, è stato, senza dubbio, il regista Stanley Kubrick, in Arancia Meccanica; facendo di Alex una versione per adulti del piccolo Schroder dei Peanuts di Schulz che, per il compositore tedesco, aveva una vera e propria venerazione.

Divagazioni semiserie, ma non troppo, a parte, veniamo al concerto che ha aperto la stagione 2020 del Massimo Bellini. Nona sinfonia, in re minore, op.125: e il pubblico accorre a gremire in ogni ordine di posti il Teatro. Molti i giovani presenti in platea e galleria. A dirigere l’orchestra e il coro del Bellini è il maestro Gianluca Gelmetti. Una figura già nota al pubblico per aver diretto, con grande maestria, il Flauto Magico lo scorso anno.Le voci soliste erano rappresentate dal soprano Valentina Varriale, splendida nel suo abito scintillante e nella sua elegante posa. Segue il suo spartito dall’inizio alla fine del concerto, segno di grande professionalità e di passione autentica per l’opera.

Josè Maria Lo Monaco, contralto, sembrava invece Alice nel paese delle meraviglie. Stupita di esserci, a volte smarrita, stupefatta di essere al centro di un programma musicale più grande di lei. Arcigno, con sguardo torvo, Karl Hulm, basso. Non ha accennato a una movenza o ad uno sguardo accondiscendente; tranne nel sollevarsi dallo scranno pronto al “O Freunde”. Carlos Natale, tenore di origine argentina, è stata la vera figura ieratica durante la prima parte dell’esecuzione. La tensione era palpabile nel suo volto. La sua versatilità vocale gli ha comunque permesso un’interpretazione chiara e una dizione corretta. A tratti duettava magnificamente col maestro Gelmetti nella tenuta del tempo e negli attacchi. Perfetta la gestione dell’Inno alla Gioia del Coro del Massimo, diretto dal maestro Petrozziello. Scroscianti gli applausi del pubblico presente in sala. Più volte il direttore d’orchestra e le voci soliste sono state richiamate in scena dal perdurare dei battimani.

Dopotutto, alla fine, siamo solo degli uomini alle prese con un genio…

 

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *