"A carte scoperte": il fenomeno sommerso del gioco d’azzardo patologico

"A carte scoperte": il fenomeno sommerso del gioco d’azzardo patologico

di Katya Maugeri

Scommettere è un’evasione illusoria dalla realtà, è la percezione effimera di un arricchimento. Una scommessa può diventare una strada tortuosa verso il fallimento economico ed emotivo, una strada silenziosa di cui si parla troppo poco. Un mondo sommerso in cui annegano i sogni di tantissimi giovani.

La ludopatia è una piaga sociale che ha distrutto intere famiglie e sembra realmente complicato far emergere il fenomeno. Come riconosce l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si tratta di una vera e propria malattia mentale, con sintomi specifici, con impulsi incontrollabili a giocare d’azzardo o fare scommesse in denaro. In base ai risultati di una recente indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia sono 18 milioni gli adulti che hanno giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno.

È necessario  informare la collettività su quali conseguenze possa scatenare, stimolare la presa di coscienza dei giocatori problematici e delle loro famiglie sulla gravità di una situazione che spesso viene messa ai margini. È importante promuovere percorsi di presa in carico da parte di strutture altamente specializzate in modo da far emergere i soggetti maggiormente a rischio di dipendenza: apre a Cosenza il Centro specializzato gioco d’azzardo patologico.

Il Centro fa parte del progetto ‘A carte scoperte’, sostenuto delle Fondazione Con il Sud, che prevede l’apertura di sei centri specializzati finalizzati al contrasto del gioco d’azzardo patologico e dislocati nel territorio regionale. A Cosenza è gestito dal Centro di Solidarietà ‘Il Delfino in qualità di partner del progetto.

Il Centro è gestito da un’equipe multidisciplinare appositamente formata, grazie anche ad un corso di formazione predisposto in maniera propedeutica dal progetto, offre inoltre un percorso riabilitativo completo (accoglienza, diagnosi, trattamento e dimissioni) e in parallelo servizi a supporto delle famiglie, vittime collaterali del problema.

Quando parliamo di gioco d’azzardo ci imbattiamo nel naturale dilemma: ‘è un gioco o una patologia?’ La linea di confine è sottile ed individuarla non è facile. Esistono, infatti, diversi livelli di gravità del problema. Generalmente si fa riferimento a giocatore sociale, giocatore problematico e giocatore patologico, che necessitano di una corretta diagnosi e di conseguenza di trattamenti diversificati.

“Il Centro gioco d’azzardo patologico di Cosenza è altamente specializzato nella diagnosi e si pone al servizio di chiunque abbia consapevolezza del problema e necessita di trattamento ma anche a servizio di chi abbia semplicemente necessità di confrontarsi sull’attività di gioco”, spiega Lina De Simone, responsabile del centro. Un’importante novità è quella che noi definiamo ‘spazio rosa’. È previsto, infatti, uno spazio a supporto delle donne partner di uomini con problemi di ludopatia e a supporto di uomini che riconoscono di aver avuto comportamenti violenti a causa della patologia.

I dati sono allarmanti, a pochi giorni dall’apertura si registrano già numerose richieste, alcune di prese in carico altre di tipo informativo: è la netta conferma di quanto il problema sia diffuso e quanto urgente e necessaria sia la presenza di punti di riferimento sul territorio.

La pandemia ha certamente rafforzato la fragilità di coloro che hanno trovato nel gioco d’azzardo un punto dal quale ripartire: il gioco d’azzardo online, per esempio, è una forma subdola che gode di una sorta di limbo, in cui la tassazione è inferiore e le regole non sono così stringenti e la categoria più a rischio, chiaramente sono i giovani.

Nel 2020 il 42% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni ha fatto giochi d’azzardo/di fortuna, sviluppando nel 9% dei casi pratiche di gioco problematiche, con ripercussioni negative sulla sfera socio-emotiva e relazionale. È stato invece il 25% degli over 65 a giocare d’azzardo Sono questi alcuni dati emersi dall’Osservatorio Gioco d’azzardo 2021, realizzato da Nomisma. Nell’anno della pandemia è aumentata di 27 punti percentuali la quota attribuibile ai giochi a distanza, che ha superato la “rete fisica”: 56% contro 44%.

Ma come riconoscere la patologia?

Il gioco d’azzardo patologico implica un comportamento persistente e ricorrente di gioco d’azzardo che comporta compromissione o disagio clinico per almeno 12 mesi. Tra i sintomi sono presenti l’irritabilità nel momento dell’interruzione del gioco, la preoccupazione per le passate esperienze di gioco, la messa in atto di azioni connesse al gioco quando si è angosciati, oppure la richiesta di aiuto economico per problemi finanziari causati dal gioco.

Le fasi della ludopatia

La luna di miele: caratterizzato da vincita, senso di prestigio, onnipotenza, Energia, benessere, autostima esagerata

La rincorsa alla rivincita: in questa fase prevalgono la caduta della stima, la rincorsa del recupero, menzogne ai familiari, modifiche comportamentali con deterioramento delle relazioni, perdite finanziarie, tentativi inutili di smettere, false promesse a sé e ai familiari

La fase della disperazione: fase caratterizzata dalla consapevolezza della impossibilità di risolvere i problemi finanziari, ricerca del “ colpo grosso”, attività illegali per finanziare il gioco, fantasie di fuga e di suicidio

La ludopatia è una dipendenza e in quanto tale può distruggere la vita: causa danni che hanno una gravità simile a quelli causati da droghe e alcol. Forse sono danni meno evidenti. Di solito nessuno se ne accorge finché non diventa grave, cioè quando la persona entra nella fase della disperazione.

Il Centro GAP di Cosenza è aperto nei giorni di martedì dalle ore 09:00 alle ore 13:00 e giovedì dalle ore 15:00 alle ore 19:00. Per i contatti si può utilizzare il numero 342/7670214.

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