A Catania l'incanto di WonderLAD: la casa per bambini e famiglie che affrontano la malattia (seconda parte)

A Catania l'incanto di WonderLAD: la casa per bambini e famiglie che affrontano la malattia (seconda parte)

Luigia Carapezza
Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale, Esperto in Psico – Oncologia

CATANIA – Come promesso nel precedente articolo continueremo a seguire gli sviluppi di WonderLAD. La volta scorsa abbiamo conosciuto meglio la presidente della Onlus: Cinzia Favara. Gli studi, la scuola americana, i sogni. Adesso è la volta del progetto. Le sfide, la rete solidale. L’arte che cura. La casa delle meraviglie divenuta realtà.

La mia esperienza in ambito oncologico mi insegna quanto a volte possa stridere la parola bellezza se accostata al cancro, alla malattia, ma quando la bellezza diventa dimora dei nostri bambini colpiti da gravi malattie non sono ammessi equivoci. E ne era consapevole la dottoressa Favara, quando circa vent’anni fa proponeva l’arte terapia a supporto dei bambini nell’Unità Operativa di Oncologia pediatrica del Policlinico di Catania. Una pratica clinica quotidiana diventata anni dopo un progetto di architettura con l’ideazione di LAD Project. È il 2015 quando LAD per merito di un concorso di architettura rivoluziona l’intero reparto oncologico restituendogli una dimensione adeguata all’età evolutiva. La creatività a sostegno dei piccoli ricoverati e delle loro famiglie che prende forma come nella seguente scena di straordinaria cura nel reparto di degenza ordinaria: “Gli offriamo un’esperienza dove la qualità di vita può elevarsi. A volte entriamo nelle stanze e vediamo i bambini adagiati nel letto che non ce la fanno neppure a salutare perché – cuccioli – sono stanchi, provati dagli effetti collaterali della chemioterapia. E per esempio, ci avviciniamo tenendo i libri della serie pop up artist. Sono testi meravigliosi. Ti  avvicini con molta discrezione e inizi a descrivere quello che vedi: le forme, i colori brillanti… il bambino apre l’occhietto. Sorride. E n’è valsa la pena. Gli hai permesso di apprezzare qualcosa che altrimenti non avrebbe potuto fare e che importanza ha se sia un istante o duri ore. Conta che ci sia un pensiero rivolto a lui.”

La dottoressa Favara continua ribadendo l’importanza di concedere degli spazi in cui i bambini possano continuare a esistere: “Devono poter sentire la loro identità. Altrimenti tutto si focalizzerebbe sulla malattia che incombe su ogni aspetto della vita. Avere un tempo per ritrovarsi li rigenera. Vale per i bambini, per gli adolescenti. Per i genitori.”.

E se l’arte terapia favorisce la rielaborazione delle esperienze più ingombranti ( dolore, disperazione, etc.), l’artista, che affianca lo psicologo, si occupa di rievocare le parti “sane” del bambino. Il valore del processo creativo è essenziale. La forza dell’arte consente di agganciare tratti esistenziali in una dimensione di bellezza in cui i bambini possono riflettersi.

Nel corso degli anni si sono susseguiti una serie di laboratori e progetti fino all’intuizione che bisognava offrire opportunità simili a più bambini, non solo a quelli ricoverati. Fu allora che Cinzia Favara insieme al marito, l’architetto Emilio Randazzo – progject manager LAD Onlus – decisero di replicare l’esperienza di CasaOz (una casa nata a Torino, che accoglie bambini e famiglie che incontrano la malattia) accogliendo l’invito di Rita Baricco, presidente della Onlus. E alla stregua della modalità del restauro della degenza pediatrica, hanno indetto un nuovo concorso, questa volta internazionale e aggiudicato da uno studio di Firenze. Il fatto straordinario è che lo studio di architetti vincitori non è rimasto isolato per merito del processo di solidarietà che ha coinvolto aziende pubbliche e privati da più parti del mondo.

Cinzia, come avete fatto a conquistarli?

“È’ il progetto che conquista. Perché anima. “Tocca” nel profondo. Il nostro sogno è diventato di tutti. La casa sarà un luogo dove ognuno potrà portare quello che sente per contribuire. Con un’idea, un’azione… è come se appartenesse al mondo. Noi siamo braccio di un progetto che è giusto che ci sia per aggiungere spazi di vitalità di luce per riconoscere la complessità dell’esperienza anche durante la malattia”.

Yoga, atelier di pittura, cinema, pet therapy, sono solo alcune delle attività (affidate a psicologi e artisti di varie discipline)  che si svolgeranno all’interno e all’esterno della casa che si estende su 2000 ettari di terreno in via Filippo Paladino. Un luogo in grado di accogliere durante il giorno circa 60 bambini con le famiglie e ospitare anche di notte 6 famiglie di 4 persone.

E intanto WonderLAD per rimanere fedele all’etica che la contraddistingue sarà inaugurata il prossimo 20 novembre in occasione del trentesimo anniversario della carta dei diritti del fanciullo. E in attesa che la casa apra le porte alla città, meditiamo sul fatto che possiamo contribuire a questo grande sogno unico nella nostra città.

Send a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *