A Palermo si guadagna di più che a Siracusa, Caltanissetta e Catania. La Sicilia è però sedicesima in Italia

A Palermo si guadagna di più che a Siracusa, Caltanissetta e Catania. La Sicilia è però sedicesima in Italia

di Saro Faraci

Palermo più avanti di Siracusa, Caltanissetta, Catania ed Enna. Ma tutte ben lontane da Milano, Bolzano, Trieste e Genova. Non parliamo solo di distanze geografiche all’interno dello Stivale.

Questa volta l’ennesimo indicatore del divario fra Nord e Sud del Paese è la RGA, la retribuzione globale annua di dirigenti, quadri, impiegati ed operai.

Per il 2020 che sta per chiudersi la RGA in media è stata di 35.497 euro a Milano saldamente in testa alla classifica delle province dove si guadagna di più. A Palermo, la RGA è di 28.080 euro, settemila euro ed oltre in meno nella busta paga rispetto ad un lavoratore della provincia milanese.

I dati sono stati forniti oggi dall’Osservatorio Job Pricing che, quest’anno in collaborazione con Spring Professional (The Adecco Group), ha redatto il report Geography Index sulle differenze retributive fra le varie regioni e province italiane.

Le retribuzioni in Sicilia

In Sicilia, la RGA media è 27.072 €. La nostra regione è al sedicesimo posto nella graduatorie territoriali, precedendo Molise, Sardegna, Calabria e il fanalino di coda Basilicata. In testa, il Trentino supera la Lombardia e conquista il primo posto del podio. Lazio al terzo posto. Scivola sotto la media nazionale il Veneto, con una RGA di 29.891 euro.

Nel 2019, la Sicilia occupava la medesima posizione nella classifica nazionale.

Guardando alle singole province dell’isola, Palermo ha una RGA media di 28.080 € ed è la 56ma provincia in Italia per livello di retribuzione globale. Nel 2019, però era al 54° posto e dunque ha perso in un anno due posizioni.

Al secondo posto per RGA c’è Siracusa con 27.293 €. Anche questa provincia ha perso tre posizioni in un anno nella graduatoria nazionale.

Poi Caltanissetta, che in un anno fa un balzo in avanti di sette posizioni: la sua RGA media è di euro 27.258.

Quarta tra le province siciliane per RGA è Catania: la media è 26.667 €, con un miglioramento in graduatoria di ben sette posizioni rispetto al 2019.

Segue Enna: la RGA media è 26.554 €, in aumento rispetto all’anno precedente. Il balzo in avanti in graduatoria è di nove posizioni.

Stesso risultato migliorativo per Trapani, la cui RGA media però è di 25.784 €.

Stabile invece rispetto al 2019 la posizione in graduatoria di Agrigento, con una RGA media di 25.578 €.

A seguire c’è Messina con una RGA di 24.735 €. In un anno ha perso due posizioni nelle graduatorie provinciali.

Fanalino di coda nella nostra regione la provincia di Ragusa con una RGA di 24.509 €.

Il report Geography Index

Il report pubblicato oggi contiene la graduatoria retributiva delle 20 regioni italiane e quella delle 107 province con RGA media e indice rispetto alla media nazionale.

Le province sono suddivise in tre fasce: i verdi dal primo al 36° posto, gli arancioni dal 37° al 72° posto, i rossi dal 73° al 107°. Nessuna delle province siciliane è in fascia verde; solo Palermo è arancione. Le restanti otto province siciliane in fascia rossa.

Il data base di Geography Index è costituito da oltre 450.000 osservazioni. Le classifiche sono state elaborate tenendo esclusivamente come riferimento la RGA la retribuzione globale annua lorda, ottenuta dalla somma tra la RAL (retribuzione fissa annua lorda) e la retribuzione variabile effettivamente percepita dai lavoratori.

Il 2020

L’analisi dei mercati retributivi territoriali va però contestualizzata.

Il 2020, annus horribilis, è stato investito da una crisi sanitaria ed economica che sta avendo ripercussioni eccezionalmente negative. Dall’inizio dell’anno a novembre, le attività produttive non essenziali – circa il 45% delle imprese italiane, secondo l’ISTAT –  si sono fermate per quattro mesi. A seguito delle nuove misure di contenimento dell’emergenza sanitaria di novembre, i mesi di fermo si accingono ad aumentare.

In aggiunta, ci sono stati inevitabili cambiamenti nelle modalità di lavoro e di consumo che hanno esteso gli effetti della crisi anche ad altre tipologie di attività produttive.

Il mercato del lavoro

Non sorprende, dunque, che gli indicatori del mercato del lavoro mostrino dati tutt’altro che incoraggianti.

ISTAT registra che il livello degli occupati a settembre 2020 è inferiore di 330 mila unità rispetto a febbraio 2020; è cresciuto pure di 40.000 unità il numero dei disoccupati e di 220 mila unità quello degli inattivi.

Le variazioni non sono però equamente distribuite tra il territorio nazionale.

Mercato retributivo

Questo scenario eccezionalmente negativo ed incerto ha avuto importanti conseguenze sul mercato retributivo italiano. Nel periodo 2019-2020 c’è stata una variazione della RGA (retribuzione globale annua) media nazionale del -1,8%. Questo dato negativo è principalmente riconducibile alla parte variabile delle retribuzioni. Il variabile nello stipendio incide nella misura dell’11,0% per i dirigenti, del 6,2% per i quadri, del 2,6% per gli impiegati e dell’ 1,2% per gli operai.

La crisi economica ha infatti indotto le imprese a tagliare sul costo del lavoro, inficiando le retribuzioni variabili.

Le retribuzioni fisse (RAL) invece sono essenzialmente congelate e presentano una variazione dello 0,1%. Quelle full-time rimarranno stagnanti, almeno fino a marzo 2021, per effetto del blocco dei licenziamenti. E’ invece altamente incerto quello che succederà dopo, perché strettamente connesso alla durata della crisi

Differenziali salariali territoriali e futuro

A seguito delle forti variazioni degli indicatori del mercato del lavoro, quali potrebbero essere gli effetti sui differenziali salariali territoriali?

Job Pricing, sulla base di un modello econometrico applicato al database delle retribuzioni, ha provato a stimare l’effetto sulla RGA degli aumenti di disoccupazione ed inattività dovuti alla pandemia. Interessanti sono le indicazioni sulle tendenze che potremmo vedere nel futuro prossimo.

Il Nord-Est del Paese registra le variazioni di RGA più piccole e non troppo diverse tra loro: -0,34% per la disoccupazione e -0,13% per l’inattività

Il Nord-Ovest registra una variazione di -0,65% per la disoccupazione e di -0,26% per l’inattività

Il Centro avrà un calo di retribuzione più ampio in termini di disoccupazione (-0,87%) e di inattività (-0,37%)

Le retribuzioni del Sud presentano, contrariamente a quelle di tutte le altre macroregioni, una inversione di tendenza. L’impatto dell’inattività è il più alto di tutti (-0,87%), ma è maggiore anche dell’impatto della disoccupazione che si attesta a -0,59%.

Questa particolarità è legata alla struttura occupazionale territoriale; potrebbe trattarsi di un effetto legato ai falsi inattivi che in realtà sono disoccupati di lungo periodo. Se lo status di disoccupazione permane per un lungo periodo è probabile che gli individui smettano di cercare lavoro, scoraggiati, e che si nascondano tra gli inattivi. In particolare l’analisi fa emergere che le retribuzioni delle donne del Sud subiranno una variazione maggiore delle altre quasi del -2%.

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