Acireale dopo il voto, parla Rito Greco. «Centro sinistra senza più leader nè riferimenti, stiamo gettando le basi per un nuovo progetto politico»

Saro Faraci

ACIREALE – Continuiamo la riflessione post-elettorale ad Acireale, a venti giorni dal voto che ha dato alla città un’amministrazione nuova di zecca, pentastellata, guidata dall’ing. Stefano Alì che in Consiglio comunale potrà contare su una solida maggioranza, tutta targata M5S. Abbiamo intervistato il candidato del centro sinistra il dottor Rito Greco che ha provato a spingere la propria coalizione fino al ballottaggio, ma non c’è riuscito. E in questa intervista offre una chiave di lettura interessante sul risultato: mancano leader e riferimenti autorevoli nel centro sinistra.

– Dottor Greco, Lei comunque la faccia ce l’ha messa e si è speso coraggiosamente in questa campagna elettorale dove il centro sinistra è stata l’ultima coalizione a scendere in campo. Non è riuscito ad arrivare al ballottaggio, ma comunque la sua parte l’ha fatta fino in fondo. Le colpe dunque sono degli altri?

«Quando si organizza un progetto politico in un momento complesso come quello di cui sono stato interprete, bisogna tenere sempre in considerazione la possibilità che la proposta politica non venga premiata dall’elettorato. Credo sinceramente che andare a ricercare le responsabilità nei singoli sia esercizio poco entusiasmante in quanto ho sempre visto la politica come il luogo in cui donne e uomini di buona volontà si spendono, ognuno al meglio delle proprie possibilità, per il bene superiore della collettività. Per non eludere la sua domanda, credo che ciò che di negativo è stato causa di questa sconfitta è responsabilità certamente mia e di tutti coloro che a vario titolo hanno partecipato a questa esperienza, dai candidati fino a coloro che hanno immaginato questa proposta di guida della città»

– Lei non si tira mai indietro, gliene dobbiamo dare atto per onestà intellettuale. E’ indubbio però che Rito Greco ha ottenuto meno consensi personali di quelli totalizzati dalle liste che lo sostenevano. Dunque, è stato mollato dagli stessi candidati al consiglio che avrebbero dovuto sostenerla?

«E’ una lettura realistica nella considerazione che in alcuni candidati si è notata una propensione al sostegno di altri candidati sindaco evidente in sede di scrutinio, ma non credo che sia l’unica lettura possibile. Va anche tenuto conto, come da lei affermato nella domanda precedente, che la nostra proposta è stata l’ultima messa in campo, quindi già in partenza con le difficoltà che sono prevedibili oltre che un vento nazionale che al momento non è certamente favorevole alle candidature di centro e di sinistra»

– Ma perchè il centro sinistra ad Acireale è così articolato e frammentato, con l’onorevole Sammartino che addirittura ha appoggiato Michele Di Re? E’ vero che poi, ad un certo punto, Nicola D’Agostino e Fausto Raciti si sono messi d’accordo per evitare una sconfitta ancora più cocente e abbiano chiesto a Lei di fare da paciere fra tutte le anime del centro sinistra, provando magari ad allargarsi un po’ più verso il centro,  un’area moderata nella quale Lei avrebbe trovato più potenziali consensi?

«Diciamo che storicamente il centrosinistra non è noto per la sua coesione granitica, certo è che ad Acireale in queste elezioni si è evidenziato più per le sue spaccature che per la proposta politica. Temo onestamente che la vera sconfitta del centrosinistra in queste elezioni non sia nel dato elettorale quanto piuttosto nell’incapacità dei riferimenti, consentitemi di non chiamarli leader quelli sono altra cosa, di fare sintesi per il bene della città e della comunità politica. A proposito di accordi tra gli onorevoli D’Agostino e Raciti sinceramente non ne sono a conoscenza, in quanto il progetto politico nasce più dalla spinta di amici esterni alle coalizioni e da colleghi consiglieri comunali che mi hanno chiesto di essere riferimento in un momento di grande confusione. Certamente la mia candidatura nasce centrista per storia ed indole personale e puntava ad allargare il campo dell’offerta politica»

– Secondo Lei, Stefano Alì ha vinto perchè i Cinque Stelle si sono organizzati meglio, ha prevalso il voto di protesta, quello di cambiamento o cos’altro?

«La candidatura dell’ing. Alì è stata certamente una proposta molto valida per la capacità personale dell’oggi sindaco di riuscire a rappresentare molto bene sia l’esigenza di cambiamento tipica dell’elettorato M5S, sia la voglia di certezza amministrativa che è stata certificata dal voto del ballottaggio in cui è riuscito ad attrarre il consenso in uscita dagli altri candidati sindaco. La sfida che lo attende oggi è quella di riuscire a non tradire le alte aspettative che la cittadinanza ha riposto in lui, tenendo conto delle inevitabili difficoltà dell’amministrazione quotidiana»

– Senza entrare nelle faccende che non sono di casa propria, ma che Lei conosce bene, il centro destra ha perso con Michele Di Re perchè la città non ha creduto alla candidatura civica? O semplicemente perchè poi i candidati al Consiglio, molti dei quali suoi ex colleghi consiglieri nel civico consesso uscente, hanno preferito pensare a se stessi senza sostenere pure il candidato Di Re?

«La sua stessa domanda racchiude la risposta, credo che parlare di centrodestra e coalizione civica sia una contraddizione in termini evidente che è fondamento della sconfitta dell’ing. Di Re. La città ha chiaramente compreso che il progetto dell’ing. Di Re aveva poco di civico e molto di politico e ha deciso di non premiare la coalizione a suo sostegno prima ancora che la sua persona. Non credo all’idea che i consiglieri abbiano abbandonato il loro candidato sindaco, sarebbe stato miope nella considerazione che le sette liste a supporto della candidatura necessitavano della vittoria per avere una minima rappresentanza consiliare. Peraltro già al primo turno aleggiava in città l’idea che in caso di ballottaggio qualsiasi sfidante avrebbe avuto buone possibilità di vittoria, in quanto le liste dell’ing. Di Re rappresentavano il suo perimetro massimo di raccolta di consenso»

– Lei, dopo tanti anni, non sarà più impegnato nella politica attiva, poichè non è più nemmeno consigliere. La vedremo presto in nuovi impegni, magari come candidato alle provinciali?

«Rito Greco non sarà dopo tanti anni impegnato nella politica istituzionale, certamente però non farà mancare il suo contributo di idee e proposte alla città perché dalla politica non ci si dimette e non si finisce o si inizia a farla nelle assemblee elettive. Non ho riflettuto sulla possibilità da lei prospettatami anche perché immagino il mio futuro politico in ruoli diversi più come mentore di una nuova generazione che come giocatore in campo»

– Lei è stato il consigliere comunale con maggiore esperienza, perchè sempre sul pezzo dal 1990. Il nuovo consesso è formato in larga prevalenza da persone nuove e senza esperienza. Faranno fatica, secondo Lei, i nuovi a padroneggiare tutte le materie di competenza di un Consiglio comunale, a cominciare dal bilancio?

«Dipenderà dalla voglia che avranno di approfondire le materie di pertinenza del consiglio. Il bilancio certamente, ma non dimentichiamo i tanti temi importanti di cui questa città deve discutere, dalla Timpa e dal suo piano di sviluppo e fruizione, al mare ed il piano dei porti, l’urbanistica ed il P.R.G. e tante altre materie che non sto qui ad elencare. Starà ai nuovi eletti dimostrare di essere all’altezza del compito cui sono chiamati e sono convinto che a fronte del grande lavoro che li aspetta avranno non il gettone a ripagarli, come qualcuno diceva in passato, ma la soddisfazione di aver reso la propria città un posto migliore»

– Ultima domanda, molto personale. Non è la prima volta che è stato candidato a Sindaco. Cosa ha apprezzato di più di questa campagna elettorale?

«E’ una domanda bella e complessa a cui rispondere. Di questa campagna elettorale resterà certamente l’affetto dei tanti amici che mi hanno sostenuto, alcuni dei quali scommettendosi direttamente accanto a me. Resterà l’aver incontrato tante persone che credono in una città migliore, resterà quel contributo di idee che è il nostro programma e che rimane a disposizione della giunta qualora lo ritenesse, ma soprattutto rimarrà un seme che nei prossimi anni vogliamo coltivare per fare in modo che si gettino le basi di un nuovo e più importante progetto politico che abbia al centro la città e i suoi cittadini e che proietti Acireale nel futuro che merita. Il 2023 non è poi così lontano»

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