Adozione: “Chi sono?” La complessità della ricerca delle radici

Adozione: “Chi sono?” La complessità della ricerca delle radici

La rubrica di (C)Asa Onlus

Rossella Fallico
(Staff Asa Onlus)

Qualche settimana fa, a Brno, in Repubblica Ceca, ha avuto luogo la Conferenza internazionale “The Journey to Family. Stories of Inter-country Adoptions” dedicata agli aspetti legali e psicosociali dell’adozione internazionale e alle questioni relative alla ricerca delle radici e alla formazione dell’identità dei bambini cresciuti in adozione e in affidamento.
Organizzata da Úřad pro mezinárodněprávní ochranu dětí (UMPOD), Autorità Centrale ceca, la conferenza ha rappresentato un fondamentale momento di incontro e scambio di buone prassi tra gli operatori che, in Europa, sono impegnati nel delicato compito di assicurare il superiore interesse del bambino crescere in una famiglia. 

Asa Onlus ha preso parte della Conferenza, come unico Ente italiano autorizzato all’adozione internazionale in Repubblica Ceca. Chi sono? Da dove vengo? Perché i miei genitori mi hanno abbandonato? Sono queste alcune delle domande che ogni adolescente si pone. Si chiama ricerca delle proprie radici, della propria identità ed è un momento molto delicato a cui devono andare i contro sia i genitori, sia i figli.

Un tema così delicato viene affrontato nel saggio “Adozione: identità in viaggio” (FrancoAngeli), curato dalle psicoterapeute Cristina Colli e Micol Trezzi.

Nelle pagine del libro viene affrontata la tematica dell’ “innesto”, per definire l’esperienza relazionale sottesa a un’adozione. Nel campo della botanica, per innesto si intende l’unione tra due organismi separati (metaforicamente dunque la coppia e il figlio) che continuano a mantenere le proprie caratteristiche specifiche. Da qui, la complessità e la delicatezza del rapporto tra genitori e figli: rapporto nel quale ad avere un ruolo fondamentale sono le istituzioni sociali terze.

“L’adozione – come si legge nelle pagine del testo sopracitato –  infatti implica un reciproco ri-conoscersi genitori e figli nella costruzione di una comune appartenenza familiare, a partire dalle differenze. Si manifesta come una sorta di danza relazionale“. Una danza relazionale, dunque, che non mantiene sempre lo stesso ritmo: ad esempio, nel periodo adolescenziale si possono verificare momenti di criticità.

Ogni adolescente, si sa per certo, in quel delicato periodo della propria vita è alla ricerca di sé stesso, in un momento in cui transita verso l’età adulta. Si tratta dunque di una transizione che può portare con sé delle complicazioni, soprattutto per i figli adottivi che già di per sé hanno un vissuto in cui si pongono interrogativi importanti, come “Chi sono? A quale luogo e a chi appartengo?”

Le autrici nelle pagine del libro, hanno la consapevolezza che non esistano risposte semplici, ovvie e immediate. E’ “piuttosto nell’accogliere, tollerarelegittimare la complessità insita nel legame adottivo che hanno trovato avvio percorsi di integrazione autentici”.

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