Anima Mundi, a Catania il teatro diventa veicolo di inclusione sociale

Anima Mundi, a Catania il teatro diventa veicolo di inclusione sociale

Il teatro diventa veicolo di inclusione sociale grazie ad un progetto speciale realizzato da una solida rete di partner artistici e istituzionali che si svilupperà a Catania per tutto il mese di novembre, attraverso spettacoli, laboratori, workshop e seminari: è il progetto Anima Mundi, che era stato rimandato nella primavera del 2020 a causa della pandemia e che oggi troverà finalmente attuazione in collaborazione con la Compagnia NeonTeatro, con i Dipartimenti di Scienze Politiche e di Scienze Umanistiche e con il Cinap (Centro per l’integrazione Attiva e Partecipata) dell’Università dell’Università di Catania.

Al centro del progetto ci sarà lo spettacolo che gli dà il nome, nato in collaborazione con NeonTeatro. Anima Mundi, con la regia di Monica Felloni e i testi a cura di Piero Ristagno, sarà in scena dal 6 al 17 novembre 2021 in Sala Verga.

«Anima mundi – spiega Piero Ristagno – dopo Ciatu e Invasioni è la terza composizione teatrale che completa il Trittico della felicità umana. Trentadue anni dopo Giordano Bruno, nasce ad Amsterdam Baruch Spinoza.

È nella sua vicenda umana e nel suo pensiero, coraggiosamente praticato, che NèonTeatro trova linfa per alimentare il proprio stupore e proporlo agli occhi degli spettatori.

Anima Mundi è la danza ispirata del gesto imprevisto, dell’inciampare nel fonema che non risuona, è il canto corale dei corpi in scena che confermano la propria esistenza in vita. Potrebbe essere la Vita ciò che chiamiamo Anima. Uno spettacolo dedicato alla poesia, alla generosità della parola che smuove i corpi nella inconsueta forma che assumono in sogno. Ahi, vederli i corpi così esposti a tutti gli affanni del mantenersi in vita, che tenerezza procurano! Non bisogna guastarsi gli occhi, occorre preservare lo sguardo, prevedere il futuro, farlo accadere. Insieme».

Al lavoro che Felloni e Ristagno hanno portato avanti a Catania in questi anni, il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università dedicherà, nell’ambito del progetto, il Seminario La grandezza di vivere. Per un sentiero artistico-educativo dif(f)orme, in programma il 15 novembre 2021 alle ore 9, a cura di Stefania Rimini e Simona Scattina, con la partecipazione di Vito Minoia.

Il Dipartimento di Scienze Politiche, invece, ha programmato per il 12 novembre 2021 dalle ore 9 alle ore 19, il Convegno dal titolo Dal teatro alla società: pedagogia, disabilità, marginalità e territori, a cura di Paolina Mulè, in cui una serie di attori sociali e istituzionali presenteranno gli esiti di iniziative che promuovono nel territorio in tema di teatro e marginalità.

La compagnia teatrale NeonTeatro, nata nel 1989 da Monica Felloni e Piero Ristagno, con base a Catania, porta avanti una maniera del tutto peculiare di fare teatro. Il  lavoro artistico si dispone infatti sulle linee intersecate della persona e della poesia. Lo spettacolo procede attraverso una serie di quadri che si espongono come in singole esplosioni compiute e il legame tra le diverse sequenze coincide con la relazione tra gli attori nello spazio.

A calcare Il palco del teatro Stabile: Dario Conti, Emanuela Dei Pieri, Martina Di Prato, Teresa Fazio, Monica Felloni, Danilo Ferrari, Patrizia Fichera, Stefania Licciardello Anzalone, Angela Longo, Manuela Partanni,

Matteo Platania, Dorotea Samperi e Francesca Sciatà. Coreografie di Alejandra Deza Moreno e Gaia Santuccio. Cartoline di Renzo Francabandiera. Dell’area tecnica fanno parte: Ségolène Le Contellec, assistente tecnica, Francesco Noè, light designer, Salvatore Pappalardo, tecnico arrampicatore, rigger.

Riprese video: Jessica Hauf e Luca Di Prato. Design visivo: Maurizio Leonardi. Nel frattempo in Sala Futura il Teatro Stabile realizzerà altre attività in collaborazione con la Compagnia Berardi-Casolari, che dal 2 al 6 novembre condurrà un laboratorio con persone non vedenti e ipovedenti e il 7 novembre 2021 alle ore 21 porterà in scena lo spettacolo I figli della frettolosa, primo della Stagione Numero Zero nella seconda sala appena inaugurata.

I figli della frettolosa nasce a partire dai singoli laboratori realizzati di volta in volta in diverse città. L’idea è di Gianfranco Berardi, attore e autore non vedente, già Premio Ubu nel 2018, e di Gabriella Casolari, attrice e autrice, che con la propria compagnia utilizzano il tema della cecità e della mancanza come perno della propria poetica. Il laboratorio che precederà lo spettacolo verrà messo in pratica facendo perno su diverse tecniche teatrali (training fisico, training vocale, esercizi di improvvisazione verbale, di improvvisazione scrittoria, di analisi e indagine della scena): l’intenzione è quella di condurre i partecipanti alla creazione di un atto unico in cui il racconto di se stessi possa essere una maniera per raccontare il mondo e, al contempo, per raccontare la realtà che ci circonda.

«Attraverso la convergenza e il coinvolgimento attivo e diffuso di tanti soggetti con esperienze diverse – conclude la vicepresidente dello Stabile, prof.ssa Lina Scalisi -, diamo vita ad un progetto multidisciplinare e intergenerazionale che punta a promuovere un cambio di sensibilità rispetto al riconoscimento della diversità, come reale opportunità di arricchimento individuale e collettivo.

Si tratta infatti di rifuggire dalla consuetudine di un’attenzione superficiale alla diversità, spesso esposta al rischio di prendere la forma della compassione, e di entrare invece nella dimensione di una relazione autentica, capace di rendere migliore il nostro senso di cittadinanza e il nostro modo di stare insieme».

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