Anno giudiziario 2018, la giustizia sempre in crisi

CATANIA – Il presidente della Corte d’Appello, Giuseppe Meliadò, nella relazione relazione che leggerà domani mattina, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2018, che si svolgerà al Palazzo di Giustizia ribadisce il ruolo attivo che le istituzioni dovrebbero tenere. Bisogna andare oltre l’atteggiamento “di mera denuncia, ne la pura attesa di risultati di miglioramento che dipendono solo da altri, si tratti del legislatore o dell’amministrazione. Il coinvolgimento dei magistrati della Corte nelle scelte di miglioramento organizzativo intraprese per ridurre i tempi dei processi e modernizzare la risposta di giustizia ha costituito il principale strumento per garantire l’effettività di tali obiettivi, essenzialmente affidati al superamento di una visione individualistica dei compiti del giudice, antica e radicata nella mentalità degli operatori di giustizia, ma priva ormai di alcuna capacità propulsiva”.

L’anno giudiziario appena trascorso vede un’attività investigativa e processuale per la lotta alla mafia davvero importante

“In particolare le indagini svolte hanno dimostrato come le organizzazioni mafiose continuano a reinvestire i cospicui profitti derivanti dai traffici criminali, ed in particolare dal traffico della droga, in attività economiche apparentemente lecite ma esercitate con il metodo mafioso, realizzando così un’infiltrazione nel settore economico che finisce per depotenziare ed escludere dal mercato l’iniziativa imprenditoriale sana. I settori economici in cui si è registrata maggiormente tale infiltrazione sono quelli caratterizzati da bassa tecnologia, ampio ricorso a manodopera irregolare, disponibilità di ingente liquidità, possibilità di concorrere nei pubblici appalti. Tali profili contraddistinguono in tutto o in parte le imprese operanti nei settori delle costruzioni, del commercio all’ingrosso ed al dettaglio, dell’agroalimentare, del trasporto, della gestione delle sale scommesse, del ciclo del trattamento dei rifiuti. Il numero dei processi definiti è passato da 4.202 a 4422.
I risultati raggiunti evidenziano lo spirito di servizio dei consiglieri della Corte, capaci di definire, in quest’anno, a ranghi ridotti un numero di processi superiore a quello raggiunto, l’anno precedente, allorché la Corte era a pieno organico. Tale situazione è fotografata dalle periodiche rilevazioni connesse all’avanzamento del programma di gestione, che fa constatare come tutte le sezioni abbiano raggiunto e superato, alla data del 31 dicembre 2017, gli obiettivi di definizione previsti, con una percentuale di realizzazione che si è attestata al 138,2 %, quindi ben al di sopra dell’obiettivo programmato”. E ancora: “Si conferma l’allarmante e costante sopravvenienza dei reati in materia di stupefacenti e di atti persecutori.  Sensibilmente aumentato è il flusso dei reati contro il patrimonio. Sostanzialmente stabile è anche il numero dei delitti di omicidio volontario e dei reati contro la pubblica amministrazione, mentre si è riscontrato un notevole aumento nella fase dibattimentale dei procedimenti per bancarotta semplice e fraudolenta”.

E sull’immigrazione si evince quanto “l’attività della Procura della Repubblica di Catania ha inciso su fenomeni globali, quale la tratta dei migranti. La collaborazione instaurata con le associazioni internazionali e i soggetti istituzionali (anche stranieri) coinvolti nel fenomeno degli sbarchi ha consentito di far passare le iscrizioni sul registro noti per i reati di tratta e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina da due a 48 procedimenti, gettando luce su un cono d’ombra particolarmente inquietante per le prospettive stesse di protezione umanitaria”.

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