Antigone, il rapporto di metà anno sulle condizioni di detenzione: storie, numeri e proposte per un nuovo sistema penitenziario

Antigone, il rapporto di metà anno sulle condizioni di detenzione: storie, numeri e proposte per un nuovo sistema penitenziario

di Katya Maugeri

La realtà carceraria è ancora sconvolta dalle atroci immagini che raccontano quanto accaduto all’istituto di Santa Maria Capua Vetere. Quella della violenza, però, non è l’unica emergenza che riguarda il sistema penitenziario italiano.

È stato presentato ieri il rapporto di metà anno dell’Associazione Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia. Sono, ancora, tante e complesse le problematiche presenti.

Secondo i dati pubblicati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria al 26 luglio 2021 sono 29 i detenuti positivi al Covid-19, tutti asintomatici e 64.469 le somministrazioni di vaccini alla popolazione detenuta. I dati ogni 10.000 detenuti sono in linea con i dati all’esterno del sistema penitenziario. Fra la polizia penitenziaria i positivi sono 64 e 24.098 le somministrazioni mentre fra il personale amministrativo i positivi sono 12 e 2.630 le somministrazioni. Per quanto riguarda le somministrazioni dei vaccini, grazie ai dati è possibile osservare come il numero di somministrazioni in carcere ogni 10.000 detenuti proceda di pari passo con le somministrazioni nella popolazione libera.

Resta presente la problematica di sempre: quella del sovraffollamento. Al 30 giugno 2021 il numero di persone detenute si attesta a 53.637, di cui 2.228 donne (4,2%) e 17.019 stranieri (32,4%), per 50.779 posti ufficialmente disponibili e un tasso di affollamento ufficiale del 105,6%. Sono 2.228 al 30 giugno 2021 le donne detenute all’interno delle carceri italiane. Il 4,2% dell’intera popolazione detenuta. Si conferma così il valore percentuale riscontrato negli ultimi decenni che vede la presenza delle donne attestarsi sempre tra il 4 e il 5 %. Le donne detenute di origine straniera sono 732 ossia il 32,8%, un punto percentuale in più rispetto ai detenuti stranieri uomini.

Bambini in carcere

29 i bambini di età inferiore ai tre anni che vivono insieme alle loro madri detenute all’interno di carceri ordinarie o di Istituti a Custodia Attenuata per Detenute Madri (ICAM). Di questi, 21 sono bambini di origine straniera e 8 bambini con cittadinanza italiana. Il gruppo più consistente si trova nell’ICAM di Lauro (12), seguito dalla sezione nido di Rebibbia Femminile (7), dalla Casa di reclusione di Venezia Giudecca (4), dalla Casa circondariale Femminile di San Vittore (2), dalla Casa circondariale di Torino Lo Russo e Cotugno (2) e dalla Casa circondariale di Firenze Sollicciano (2). Negli ultimi 12 mesi il numero di bambini in carcere si è mantenuto sempre intorno alle 30 presenze, quota ben inferiore rispetto ai numeri registrati negli anni precedenti quando le presenze si attestavano nella fascia compresa tra i 50 e i 70 bambini.

Suicidi e atti di autolesionismo 

Nel 2021 fino al 15 luglio secondo il dossier Morire di carcere di Ristretti, i suicidi sono stati 18, di cui 4 commessi da stranieri e i restanti da italiani. Il più giovane aveva 24 anni e il più anziano 56. Nel 2020 i suicidi sono stati 62 e il numero di suicidi ogni 10.000 detenuti è stato il più alto degli ultimi anni, raggiungendo gli 11. Per quanto riguarda i casi di autolesionismo, per il primo trimestre del 2021 la Relazione al Parlamento del Garante Nazionale ne riporta 2.461. Nel 2020 sono stati 11.315, in aumento rispetto agli anni passati.

Tossicodipendenza e misure alternative

I dati raccontano di come circa 1 detenuto su 4 sia tossicodipendente. Una crescita non indifferente di 10 punti percentuali – tra il 2005 e il 2020 (i dati sono al 31/12) – negli ingressi in carcere di detenuti con problemi di tossicodipendenza. Nel 2020 il 38,6% delle persone che sono entrate negli istituti penitenziari era tossicodipendente. Nel 2005 erano il 28,41%. Il dato sulle presenze di detenuti tossicodipendenti – come si legge nel Libro bianco – restituisce una realtà preoccupante, in quanto al 31 dicembre 2020 i detenuti presenti tossicodipendenti erano il 26,5% ovvero 14.148; molti se si pensa quanto i detenuti tossicodipendenti siano maggiormente soggetti a contrarre malattie infettive. Queste persone andrebbero prese in carico dai servizi territoriali per affrontare al meglio la loro condizione e non chiusi in un carcere.

Nonostante la pandemia, negli ultimi 12 mesi l’osservatorio Antigone ha visitato 67 carceri. Nel 42% degli istituti sono state trovate celle con schermature alle finestre che impediscono passaggio di aria e luce naturale. Nel 36% delle carceri vi erano celle senza doccia (il regolamento penitenziario del 2000 prevedeva che, entro il 20 settembre 2005, tutti gli istituti installassero le docce in ogni camera di pernottamento). Con le temperature altissime di questi giorni estivi si può facilmente immaginare la difficoltà di vivere in questi luoghi. Difficoltà accentuata dal fatto che, proprio a causa della pandemia, nel 24% degli istituti ci sono sezioni in cui si si è passati dal regime a celle aperte a quello a celle chiuse. Anche se il primo resta ancora predominante.

Un intervento urgente riguarda anche quello delle assunzioni di personale civile (educatori, mediatori, psicologi). La detenzione costa allo Stato 3 miliardi, di cui il 68% è impiegato per la polizia penitenziaria. Solo nel 65% degli istituti da noi visitati, meno di 2/3, c’è un direttore assegnato in via esclusiva. Negli altri, il direttore era responsabile di più di una struttura, con le difficoltà e le limitazione che ciò comporta sia per il personale che per i detenuti. Fortissimo lo squilibrio tra personale di custodia e personale dell’area trattamentale preposto alla reintegrazione sociale delle persone detenute: il rapporto medio negli istituti visitati era di un poliziotto penitenziario ogni 1,6 detenuti e di un educatore ogni 91,8 detenuti.

La tortura e gli esposti di Antigone

Antigone è attualmente coinvolta in 18 procedimenti penali che hanno per oggetto violenze, torture, abusi, maltrattamenti o decessi avvenuti negli ultimi anni in varie carceri italiane. Alcuni di essi si riferiscono alle presunte reazioni violente alle rivolte scoppiate in alcune carceri tra il marzo e l’aprile 2020 per la paura generata dalla pandemia e per la chiusura dei colloqui con i parenti.

Oggi è necessario ripensare disposizioni che risalgono a un modello di carcere diverso da quello che le esperienze del nuovo millennio permettono di attuare. L’Associazione Antigone ha lavorato a un documento che raccoglie riflessioni volte a rinnovare il regolamento penitenziario su alcune tematiche rilevanti per la vita interna e per la sua relazione con il mondo libero. Sono riflessioni che scaturiscono da una trentennale esperienza nel campo del monitoraggio delle carceri e dello studio comparato dei sistemi penitenziari.

Le proposte di Antigone coinvolgono diversi ambiti: la prevenzione e repressione della violenza (con l’introduzione di strumenti di identificazione del personale, l’ampliamento della videosorveglianza, meccanismi di protezione del detenuto che sporge denuncia), la prevenzione del rischio suicidario, il potenziamento dei colloqui e delle telefonate, maggiori tutele per il lavoro delle persone detenute, i diritti dei bambini in carcere con le proprie madri e molto altro.

Qui il documento: https://www.antigone.it/upload2/uploads/docs/RegolamentoEsecuzioneProposta.pdf

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