Antonio Fiumefreddo il gambero


 

CATANIA -In una settimana l’avvocato Antonio Fiumefreddo ha dato una svolta alla sua vita e alla storia della Sicilia. prima l’annuncio della sua imminente discesa in campo come candidato alla Presidenza della Regione Siciliana. neanche il tempo per le masse di mobilitarsi che come un fulmine a ciel sereno è arrivato il suo nobilissimo rifiuto. Un dietro front senza contrordine, che riportiamo più in basso. Ci sembra di intuire da quanto scritto che l’avvocato catanese si sia reso conto improvvisamente di quanto costi una campagna elettorale regionale. Circa 72 ore il tempo necessario al conteggio, dall’annuncio alla notizia della rinuncia. Ma a condizionare questa decisione sarebbe stata anche la mafia e l’impossibilità di accettare accordi con il centrodestra e con il centrosinistra. Sicuramente il ruolo di gabelliere svolto dal professionista catanese in questi ultimi anni in nome e per conto del governatore uscente Rosario Crocetta non gli ha giovato, anche perché il Pd sta portando avanti, con discrezione, una sorta di “Operazione amnesia” per cercare di far dimenticare la vicinanza con Saro di Gela e la susseguente responsabilità.

Di seguito le dichiarazioni con le quali Antonio Fiumefreddo ha annunciato la sua recente vocazione di gambero.

Poi, oggi, altro fulmine a ciel sereno, un temporale estivo, insomma, sono arrivate le dimissioni di Fiumefreddo dal suo incarico di presidente di Riscossione Sicilia, ruolo scomodissimo e causa di violenti scontri con i parlamentari dei vari schieramenti. L’avvocato torna, quindi, alla sua toga, almeno fino al prossimo innamoramento politico.

Mi sono dimesso da Riscossione Sicilia. Torno alla “mia” avvocatura.  Ho rassegnato con effetto immediato ed in modo irrevocabile le mie dimissioni da amministratore unico di Riscossione Sicilia. Ringrazio il Presidente Crocetta per il sostegno ricevuto, i lavoratori tutti per la fatica profusa in questi due anni, e quanti sempre mi hanno sostenuto.
Cedo e lascio di fronte ad una condizione di lavoro che si fa ogni giorno più minacciosa.
Ho creduto ancora una volta nella possibilità di cambiare le cose in Sicilia e mi sono dedicato a questo servizio con tutto il cuore e con tutte le fatiche possibili.
Ho perso.
Sono fiero di lasciare una società, ricevuta in deficit, che dopo 21 anni ha chiuso il suo primo esercizio in attivo.
Non posso allo stesso modo ringraziare invece quanti, nelle istituzioni, avrebbero dovuto garantire la mia serenità, assicurandomi la sicurezza, ed invece non lo hanno fatto, mostrando una vergognosa insipienza quando non grave inadeguatezza.

E qualche giorno fa:

Non sarò candidato alla presidenza della regione il 5 novembre prossimo.
Ringrazio gli amici di Liberitalia, di Scelta Civica, di Fare, e tutti coloro che in queste settimane mi hanno incoraggiato.
Non ci sono peró le condizioni.
1) Gli schieramenti in campo hanno avviato una campagna milionaria; non ho neanche la minima parte delle loro risorse finanziarie per affrontare una battaglia così impari, eppure lavoro. Vorrei sapere dove prendono tanto denaro!
2) Le liste sono piene di soggetti impresentabili, persino con candidati già sottoposti a delicatissime indagini. Cercano il voto nei quartieri con il più alto tasso di presenza criminale. Bisognerebbe cominciare a pensare ad un daspo elettorale se vogliamo salvare la libertà di voto e la democrazia stessa. In queste condizioni non io ma persino San Francesco stigmatizzato verrebbe sconfitto dal consigliere di quartiere con tanto di patronato.
3) Una candidatura come la mia, che può contare “solo” su una parte del voto di opinione, non può far correre il rischio, pur non voluto, di avvantaggiare uno degli schieramenti dei quali scongiura la vittoria. Nè si vorrebbe in alcun modo procurare danno a chi invece ricerca il consenso liberamente e correttamente. Si rischia il ruolo dell’inutile idiota.
4) Tengo alla mia vita, non tanto per me quanto per la mia famiglia. Tengo al mio lavoro di avvocato, unica fonte di reddito. Troppi segnali ho ricevuto per non comprenderne i rischi. Ha vinto la Mafia anche se voglio ancora sperare che possa batterla chi è più forte di me. Io continuerò a lottare, forte solo della mia onestà, come migliaia di cittadini siciliani, ma basta sovraesposizioni quando persino le Istituzioni ti lasciano solo.
Per le sopra esposte ragioni, avendo rifiutato categoricamente qualsiasi accordo con destra e sinistra, che pari sono, rinuncio a candidarmi.

D.L.P.
 

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