AGIRA – alla Regione la mano destra non sa cosa fa la sinistra (nessun riferimento agli schieramenti politici). Un Assessorato regionale autorizza l’estrazione, con dinamite, di quattro milioni di metri cubi di calcare e un altro Assessorato finanzia con settecentomila euro il restauro di un monumento che, se non subirà danni dalle attività estrattive, resterà una cattedrale nel deserto creato dalla “coltivazione” della cava.
Ma San Filippo non ci sta!
In epoca pre normanna i monaci basiliani di rito greco di san Filippo d’Agira fondarono un eremo sulla cima di Monte Scalpello. Anche sotto Ruggiero, pur passato ai benedettini, l’eremo rappresentava un importante luogo di fede. La devozione per quei luoghi santi, a distanza di tanti secoli , è ancora viva e fa si che ogni anno, a maggio e ottobre, migliaia di devoti affrontino le ripide rampe.
Fra pochi giorni, a poca distanza dall’eremo, in contrada Santa Nicolella, che faceva parte dei possedimenti agricoli dei monaci di San Filippo, aprirà una cava di calcare, grazie all’autorizzazione data dall’Assessorato all’Energia, retto dal treviggiano Pierobon, al treviggiano Paolo Fassa.
La società Fassa Bortolo è leader internazionale nella produzione di prodotti per l’edilizia e, qualche anno fa, avrebbe stipulato un compromesso per acquisire oltre una cinquantina di ettari di quelli che allora erano utilizzati come pascoli. Il prezzo convenuto sarebbe stato di dieci volte superiore al valore di mercato, se, nel giro di pochi anni, il sito non fosse stato inserito nel piano cave della Regione Siciliana, diventando una miniera d’oro, anzi una cava di calcare pregiato.
SiciliAntica, ha sempre sostenuto l’assurdità di tale inserimento stante la moltitudine di vincoli gravanti su un’area unica sotto molteplici aspetti (geologico, paesaggistico, ambientale, archeologico, paleontologico, architettonico). Tuttavia la Regione ha rilasciato l’autorizzazione a cavare, con l’uso di esplosivi, il prezioso calcare (frammisto a fossili di 230 milioni di anni fa). Fra pochi giorni inizieranno i lavori per impiantare il cantiere ma , ovviamente, oltre SiciliAntica, anche San Filippo è contrario e, al pensiero della dinamita sotto casa, ha cominciato a sudare freddo.
Si grida al miracolo: torme di turisti giungono a Agira, la Sindaca ottiene visibilità , il parroco intasca le cospicue offerte e tutti sono contenti. Tutti tranne i fedeli della comunità dell’eremo di monte Scalpello , che tanto hanno brigato per ridare dignità architettonica a un edificio che risente del passare dei secoli.La comunità è riuscita dopo anni di richieste , non senza fatica, ad ottenere un finanziamento regionale per il “restauro e la valorizzazione del santuario di monte Scalpello” di circa settecentomila euro.
Il paradosso, quindi, è evidente come lo spreco.
“Fortunatamente” il tecnico incaricato di bandire la gara d’appalto per il restauro dell’eremo, a pochi giorni dalla decadenza del finanziamento, si ricorda di molteplici impegni professionali e rinuncia . Fassa Bortolo ringrazia, adesso nessun ostacolo si frappone più all’assunzione di ben sette addetti alla cava che, a dire degli esperti, risolverà i problemi occupazionali di Agira, della provincia di Enna e dell’intera isola.
D.S.