Regione, stipendi d'oro e giochetti


 
 
 
 

 PALERMO – Il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che finora si è astenuto da ogni commento sulla trattativa in corso per la riduzione degli stipendi dei burocrati di Palazzo dei Normanni, ha deciso di rompere il silenzio per replicare a don Cosimo Scordato, parroco di San Francesco Saverio di Palermo. “Caro don Scordato – dice Miccichè – ho esitato finora ad intervenire sulla vicenda dei tetti degli stipendi dei dipendenti dell’Ars, ma vorrei ricordarle che qui non scherza nessuno e che ci sono persone che si stanno riducendo le retribuzioni autonomamente, senza alcuna legge che lo imponga”.

Il presidente Miccichè si riferisce alla replica dello stesso don Scordato alla lettera del segretario generale dell’Ars, Fabrizio Scimè, che aveva invocato lo stop ai “processi pubblici condotti a mezzo stampa”. “Meritiamo rispetto – aveva detto Scimè – Stiamo cercando di introdurre limiti stipendiali a contratti in corso, preoccupandoci di contemperare le esigenze di solidarietà e contenimento della spesa con i diritti dei lavoratori”.  Parole definite dal parroco “giochetti”. “In nessun’altra parte d’Italia si stanno riducendo gli stipendi come all’Ars”, conclude Miccichè. Il riferimento riguarda Camera e Senato, dove circa duemila burocrati da gennaio e fino a quando non si insedierà il nuovo Parlamento avranno stipendi pari al doppio dei tetti stabiliti dall’Assemblea regionale siciliana.

Massima solidarietà a don Scordato. Le sue parole sono quelle che dovrebbe usare la politica. Da censurare, semmai, sono quelle di Miccichè, che avrebbe fatto meglio a tacere per rispetto dei siciliani, e purtroppo sono tantissimi, che non riescono a mettere il pranzo con la cena”.
Il gruppo parlamentare del M5S all’Ars interviene in questo modo sulla vicenda dei tetti dei dipendenti dell’Ars.
“Le perplessità di don Scordato – dicono la capogruppo Valentina Zafarana e Giancarlo Cancelleri, componente dell’ufficio di presidenza dell’Ars – sono le nostre. E sono quelle che hanno orientato le nostra posizione in ufficio di presidenza. Non ci sono “giochetti”? Micciché li chiami come vuole, di fatto, secondo le tabelle venute fuori dall’ufficio di presidenza, alcune figure supererebbero abbondantemente i 240 mila euro. Si sta tagliando solo all’Ars? Probabile, visto che nelle altre regioni, gli stipendi sono già più bassi di quelli del parlamento siciliano”.
“Micciché – continuano i due deputati – invece di scrivere risposte piccate, faccia qualcosa di concreto e si adoperi per eliminare l’equiparazione al Senato del trattamento economico dei dipendenti dell’Assemblea  dal  1 gennaio 2021, come avevamo proposto noi, a mantenere i tetti e a chiudere questa vergognosa pagina alla quale sta sottoponendo la nostra terra.”

 
 
 
 
 
 
 
 

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