"Assi" e buoi dei paesi tuoi

"Assi" e buoi dei paesi tuoi

di Maria Francesca Greco

Una perla tutta da giocare. “Na facemu na jucata?” alzi la mano chi, da buon siciliano, non abbia mai sentito questa frase durante le feste natalizie e non solo.

Già, perché per gli isolani non è Natale senza le carte da gioco siciliane.  Tra un amaro e un digestivo, con le pance piene e quell’aria di festa non può mancare questa tradizione natalizia che rende unico il Natale in Sicilia. Così, le carte siciliane, diventano protagoniste delle tavole  sgombrate dai famosi cibi calorici che lasciano il posto alla tovaglia rigorosamente verde.

Le carte siciliane, cosi come quelle napoletane, sono figlie della stessa influenza straniera. Dalla Cina le carte da gioco si diffusero in tutto l’Oriente e furono gli Arabi a loro volta a portarle in Europa; quando questi invasero la Sicilia e  il sud Italia portarono con loro il culto delle carte da gioco che si diffuse su tutto il territorio.

Amici e parenti, grandi e piccini, si scontrano a “colpi di carte”. Oro, bastoni, spade e coppe, questi i “semi” che contraddistinguono il mazzo delle carte siciliane composto da 40 carte caratterizzate da decorazioni e disegni dai colori vivaci con disegni supplementari di figure umane, animali e oggetti su diverse carte.

Ogni seme, composto da dieci carte: i numeri dal due al sette, tre figure rappresentanti il Re, il cavallo o “sceccu” e la donna (o fante), e dall’asso. Ci sono le carte di coppe, comunemente chiamate in siciliano “di coppi”, che rappresenterebbero la classe sociale degli ecclesiastici, a quelle di spade, chiamate in siciliano “di spati”, che invece rappresenterebbero la classe sociale dei nobili; e poi le carte di bastoni, comunemente chiamate in siciliano “di mazzi”che rappresenterebbero la classe sociale del popolo e quelle di oro o denari in dialetto “di oru“che rappresenterebbero la classe sociale della borghesia.

In alcuni casi i semi e le figure s’ispirano palesemente all’epoca medievale dei Paladini di Francia. Il fante o la donna, per l’ambiguità che la contraddistingue, si lega al dolce stil nuovo siciliano, il suo aspetto e lineamenti sono dolci e signorili come quelle di una donna, ma rappresenta un ufficiale minore, più giovane del cavaliere, una sorta di cadetto.

C’è l’asso di coppe, rappresentato da un lebete nuziale, tipico contenitore ceramico che si utilizzava per celebrare i matrimoni pagani della Sicilia in età Greca. L’asso di bastoni, il più rappresentativo che spesso era dipinto nei carretti siciliani con la dicitura “vacci lisciu”, molte volte associato ad una grattugia, come una sorta di amuleto contro le corna o gli invidiosi o per chi volesse attaccare briga. C’è poi l’asso di denari che rappresenta un’aquila “a volo basso”. Nei mazzi di carte più antichi, il cavallo di bastoni (o quello di spade) raffigurava Garibaldi;  Il re di denari poi è detto anche matta ed ha un ruolo particolare in diversi giochi. Nel tre di denari le monete sono “coniate” con il simbolo della Trinacria, stemma della Regione Sicilia.

I siciliani alternano nelle loro serate natalizie giochi tipici come il “Cucù”, il cui obiettivo è rimanere l’ultimo giocatore in vita e vincere il piatto.  Di solito si stabilisce una posta di 3 monete che rappresentano le “vite” del giocatore; in Sicilia è usuale  la variante del “morto”. Esaurite le tre vite a disposizione, può rientrare in gioco a condizione che riesca a far parlare un altro concorrente. Poi ancora  “u setti e menzu”con lo scopo di avvicinarsi al risultato di “sette e mezzo”: nel caso in cui si riuscisse a raggiungere l’obiettivo con due sole carte si parla di “sette e mezzo reale”. Quando questo accade, il partecipante può prendere le carte e diventare mazziere.

U piattu” stabilita una “posta” che crea il piatto vincente,  ad ogni giocatore è distribuita una carta che deve essere poi confrontata con quella che viene pescata dal mazzo successivamente; se è stata data è più alta  si vince una posta mentre se è più bassa si perde una posta dal piatto creato con una posta prestabilita. Non possono mancare poi i giochi classici come “a briscula” “a scupa”e  “u cinchinu”.

Una perla goliardica quella dei giochi con le carte, un modo tradizionale siciliano di condivisione e dello stare insieme, e poi… che si vinca o si perda non importa, l’importante è far festa divertendosi.

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