Lettera Aperta a Stefano Bologna, Sindaco di Isola delle Femmine e Pietro Puccio Sindaco di Capaci
Buongiorno a tutti, soprattutto a chi avrà la bontà di leggermi fino in fondo. Va da sé che i destinatari primi, di queste mie poche riflessioni, siano i sindaci di Isola delle Femmine e di Capaci, rispettivamente Stefano Bologna e Pietro Puccio, ma è anche agli Isolani e ai Capacioti, di buona volontà, che mi rivolgo insieme a tutti quei siciliani che hanno a cuore le sorti di questo meraviglioso territorio. Prima di entrare nel merito della questione, però, permettetemi un salto temporale necessario per mettere a fuoco il mio dire. Si era sul finire degli anni 70, io ero un ragazzo e, per la prima volta, misi piede in questo angolo di Paradiso. Il ricordo è ancora molto nitido ed il merito di ciò risiede in quello che vidi. Il mio sguardo, da giovane vacanziere, si perse nella meraviglia dell’imponente massiccio roccioso che fa da cornice alla splendida spiaggia che unisce, senza soluzione di continuità, i lungomare di Capaci e di Isola delle Femmine e, in quell’occasione, la mia vista rimase colpita dalla bellezza delle acque cristalline del Golfo di Carini, rapito com’ero tra l’altro, dalle mille suggestioni dell’isolotto che, da poco lontano, guarda la costa. Sono passati tanti anni da allora e allo stupore del mio sguardo da vacanziere si è sovrapposto quello più analitico dell’imprenditore turistico che, fornito di un bagaglio di esperienza maturato in decenni di lavoro, non può non notare quanto poco sia valorizzato il patrimonio che la Natura ha regalato a questi luoghi. Quelli erano gli anni 70, dicevo, ed anche la visione che si aveva del turismo era diversa da oggi. Diverso, in particolare, l’approccio del turista le cui esigenze, oggi, sono giocoforza diverse da allora. È come se il turismo, qui, si sia congelato e non sia andato di pari passo con la naturale evoluzione delle cose, ancorato com’è ad una visione vetusta ed antiquata di ospitalità. Ed è questo il motivo per il quale, presentandosi l’occasione propizia, alcuni anni orsono, decisi di investire denaro ed energie affinchè il già esistente Saracen, con la sua grande capacità ricettiva, potesse diventare coprotagonista di un reale rilancio di questo territorio con tutte le ricadute che questo potrebbe avere sull’intera economia del posto.
Sempre nel rispetto dell’ambiente, ovviamente. Quel turismo ecosostenibile, ormai riconosciuto come possibile ed anzi improcrastinabile, non ha attecchito qui e ciò che, a distanza di anni, ho ritrovato è un concetto di turismo ormai obsoleto e che risponde a logiche campaniliste che frenano e costituiscono una palla al piede per chiunque abbia visioni di più ampio respiro. Cosa e come fare, direTe, per agevolare un’inversione di rotta? Grazie alla bellezza naturale dei luoghi, quello che ipotizzo sono solo pochi ma mirati accorgimenti a partire, ad esempio, dalla creazione di un brand unico che inglobi virtualmente i due lungomare e le due spiagge che si susseguono lungo il litorale unendo gli sforzi di entrambi i Comuni, con un disegno unitario di intervento i cui benefici interesserebbero l’intera zona, senza sterili tornaconti campanilistici. Sfruttando, poi, tutti i mezzi che la moderna tecnologia mette a disposizione, il resto verrebbe fatto da un’adeguata operazione di marketing. Per meglio presentarsi ai turisti e valorizzare il territorio, andrebbero eliminate le vetuste cabine, ormai anacronistiche in ogni parte del mondo, che non fanno altro che mortificare la bellezza del panorama ed essere vissute come inospitali dai turisti. La loro presenza, oltre a non rispondere a moderni canoni estetici, pur nel rispetto dei minimi spazi demaniali, dà l’impressione alturista di invadere la proprietà altrui e, non facendolo sentire a proprio agio, lo scoraggia dal ritornare. Al posto delle cabine, vedrei più funzionale la creazione di ampi spazi atti ad assicurare la privacy con ombrelloni, lettini e box per riporre i propri oggetti personali.
Per rendere ancora più appetibile l’offerta, aggiungerei l’auspicabile istituzione di un servizio bar per soddisfare le esigenze e i desideri dei turisti direttamente in spiaggia nonché l’apertura di ristoranti e bistrot sul mare. Indifferibile, poi, per poter competere con chi del turismo ne ha fatto volano di sviluppo, la promozione di attività ricreative esportive come la vela, il surf, il paracadute ascensionale così come giochi d’acqua ed attrazioni per i bambini…tutte iniziative che hanno saputo mettere in campo imprenditori illuminati in località che, in termini di bellezze naturali e paesaggistiche, hanno tutto da invidiarci. Penso agli operatori turistici dei litorali di Riccione, Rimini, Jesolo solo per citarne alcuni.Trovo che l’uso delle cabine in spiaggia non sia altro che l’utilizzo privatistico di un bene che dovrebbe essere fruibile da tutti. Chiunque transiti per le nostre bellissime spiagge deve poterne usufruire nella massima libertà mentre, ancora oggi, esse sono quasi esclusivamente occupate dalle cabine. Un siffatto turismo non porta a nulla e non risulta appetibile a quegli imprenditori che vogliono investire e creare posti di lavoro. L’utilizzo, poi, delle succitate cabine come fossero seconde case fa sì che non circoli moneta dal momento che i possessori non spendono nulla nelle attività commerciali, gestendo la loro quotidianità come fossero, per l’appunto, a casa propria e snobbando tutte quelle infrastrutture d’intrattenimento e di ristorazione che, alla lunga, soffrono e, alla fine, si vedono costrette a chiudere. Ciò, va da sé, blocca quel circolo virtuoso che una nuova concezione di turismo, di contro, innescherebbe. Come vedeTe, non parlo di grandi interventi ma di piccoli accorgimentiche farebbero la differenza ed invece quella che si riscontra è una resistenza passiva, legata ad interessi poco lungimiranti, che impedisce la valorizzazione e la crescita del territorio. Sarò un visionario ma penso, onestamente, che bisognerebbe partire da poche ed elementari considerazioni e sedersi ad un tavolo di concertazione unitaria che riunisca imprenditori, forze politiche ed anche abitanti avente come obiettivo comune la valorizzazione del territorio. Per quanto mi riguarda, da imprenditore sto cercando di fare la mia parte e , Vi assicuro, che non è facile. Considerate che quando rilevai il Saracen, con le sue 250 camere e i suoi grandi spazi congressuali, ho cominciato un gran lavoro di restyling che, se le banche mi daranno ancora il loro prezioso apporto, mi permetterà di completare l’opera di riqualificazione, secondo un programma quinquennale, con un investimento di oltre 10milioni di euro. È notorio che banche radicate sul territorio ormai non ve ne sono più in Sicilia e, pertanto, è ai grandi gruppi finanziari nazionali che ci rivolgiamo e Vi assicuro che è una battaglia continua per vincere i loro timori, dal momento che considerano a rischio un investimento nella nostra Terra per l’incapacità, spesso acclarata, della classe imprenditoriale, politica ed accademica di mettere a punto seri interventi di sviluppo. Come Saracen abbiamo già svolto per il 40% opera di ammodernamento, riqualificando gli spazi esterni del waterfront e di Piazza Marina facendo del complesso turistico un importante polo logistico ma, per continuare l’opera, abbiamo bisogno del sostegno della politica con serie interventi di riqualificazione del territorio.Territorio, ripeto, che deve essere appetibile per il nuovo corso del turismo e non solo internazionale. Attenti all’ambiente, abbiamo dismesso oltre 2500 mc di cemento nei 150 mt dal mare, al posto dei quali abbiamo creato circa 3000 mq di nuovo spazio verde. Abbiamo inoltre rinnovato il 50% delle stanze e potenziato la vocazione congressuale e del banqueting rinnovando le sale meeting con una capienza di circa 3000 posti. Tra l’altro, la pizzeria aperta al pubblico, da maggio a settembre, grazie all’ingresso di Via dei Saraceni agevola chi vuol conoscere il nuovo Saracen. A tutto ciò, aggiungeTe gli importanti lavori di restyling di quella che è considerata il gioiello della struttura, la cosiddetta Sala “Music Hall”, ora ribattezzata “Conference room” che, grazie alla sua forma circolare, è ritornata disponibile per i matrimoni o i grandi eventi e che, con i suoi 700 posti, permette di cenare assistendo a spettacoli di varia natura, così come avviene nelle grandi capitali europee. Quello che auspico, e che mi permetto di suggerire, è che il nostro investimento possa andare di pari passo con la riqualificazione e l’ammodernamento dei servizi della spiaggia e del lungomare che, al momento, non rispondono alle esigenze di un turismo moderno. In mancanza dell’appoggio di tutti, il Saracen rischia di rappresentare la classica “Cattedrale nel deserto” ed è per questo che Vi chiedo di unire le forze. Oltre alla zona a mare, poi, perchè non sfruttare anche la meraviglia di tutto il territorio circostante?
Il massiccio roccioso che insiste sui comuni da Voi amministrati mi fa pensare a ciò che è stato fatto in Tirolo dove, grazie ai turisti che si spostano solo per il trekking o per andare in mountain bike o anche solo per passeggiare tra i monti, il numero delle presenze è in costante ascesa. Perchè non affidare a qualche appassionato, magari organizzato informa associativa, il compito di tracciare i sentieri? Si potrebbe coinvolgere il Corpo Forestale della Regione Siciliana o ipotizzare scambi di best pratics o di gemellaggio con varie associazioni così come avviene in Val Gardena, in Val di Non, in Tirolo e via discorrendo. Con il nostro clima potremmo destagionalizzare ed utilizzare quel fantastico rilievo in ben altra maniera. Oggi è solo una splendida cornice. Null’altro. Non ho la presunzione di dirVi cosa fare ma l’obbligo morale, da esperto del settore, di fornirVi pochi e mirati consigli, quello sì… certo che non me ne vorreTe. Se penso che esiste una comoda tratta della metropolitana che collega la spiaggia alla città di Palermo dove, ogni giorno, si registrano ben 25.000 presenze e che poco si faccia per veicolare questa mole di turisti nella nostra zona…Ripeto, pochi accorgimenti che farebbero la differenza andando dal potenziamento dei parcheggi che impedirebbe l’invasione indiscriminata di auto lungo i due bellissimi lungomare, alla creazione di un circuito di bus navette atte a collegare i due comuni con la stazione ferroviaria e le attività ricettive, quelle di ristorazione e i lidi. Altri interventi auspicabili sarebbero il potenziamento, in particolar modo nel periodo estivo, della differenziata e l’istituzione di escursioni guidate per far ammirare le bellezze dell’Isola delle Femmine, riconosciuta come Riserva naturale. E perchè non si dica che parlo per interesse privato, auspico la nascita di un’agenzia immobiliare che riesca a mettere in rete la grande offerta di seconde case che, messe a disposizione del turismo come attività ricettive quando non utilizzate dai proprietari, concorrerebbero ad animare la spiaggia anche nei mesi di bassa stagione. Ripeto, e concludo, interventi semplici che, insieme al rilancio del turismo, porterebbero nuovi introiti alle casse comunali da reinvestire. Lungi da me salire in cattedra, mi metto a Vostra completa disposizione con la mia trentennale esperienza e, soprattutto, forte dell’amore che nutro per questi luoghi. Non sono più il giovane turista degli anni 70 ma l’entusiasmo è lo stesso e voglio cogliere la sfida, condividendola con tutti Voi, di porre Capaci ed Isola delle Femmine al centro dell’interesse del turismo che conta. Così come meritano. Grato per avermi letto, attento fiducioso un proficuo e reciproco scambio d’idee.
Cordiali saluti.
Salvo Zappalà