Carcere, ancora suicidi. Antigone Sicilia: "Lo Stato è incapace di tutelare i fragili"

Carcere, ancora suicidi. Antigone Sicilia: "Lo Stato è incapace di tutelare i fragili"

di Katya Maugeri

Sono dieci i casi di suicidio in carcere da inizio anno. Questa notte è accaduto nel carcere di Monza. Un detenuto tunisino di 33 anni, avrebbe finito di scontare la pena nel dicembre del 2024, si è tolto la vita inalando il gas del fornelletto che aveva in cella. È il decimo suicidio di un detenuto, uno ogni quattro giorni, dall’inizio dell’anno. Il secondo a Monza. A questo vanno aggiunti due appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che si sono uccisi, per un istituto che è indubbiamente portatore di morte nell’indifferenza sostanziale della politica, del Ministero della Giustizia e del Governo che si trincerano dietro mere dichiarazioni di facciata, ma poi mancano negli atti concreti”. La denuncia è di Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.

Ieri all’Ucciardone, un giovane detenuto di 26 anni si è tolto la vita arrotolando le lenzuola. Era arrivato a Palermo da qualche mese, perché gran parte della sua detenzione l’aveva trascorsa ad Enna, dove già era stato segnalato come fragile. Doveva scontare una pena definitiva di 3 anni e 8 mesi e il suo avvocato pare avesse già segnalato più volte il suo disagio psichico. «Basteranno poche ore per archiviare anche questo caso, tutti responsabili, nessuno responsabile». Il dolore rimarrà alla famiglia che non troverà mai la pace della rassegnazione.

«I nostri appelli inascoltati,  sono ormai all’ordine del giorno. Il sistema penitenziario non è in grado di garantire la dovuta tutela della salute,  soprattutto ai soggetti più  fragili», piega Pino Apprendi presidente di Antigone Sicilia, una delle maggiori organizzazioni in difesa della tutela dei diritti dei carcerati. Proprio nei giorni scorsi, il 4 febbraio, l’associazione Antigone aveva divulgato un comunicato “s.o.s. sanità penitenziaria” per mettere in luce, ancora una volta, la precarietà e l’emergenza sanitaria negli istituti penitenziari. Faceva parte di quei detenuti cosiddetti ‘problematici’ e ‘a rischio suicidario’ a cui mancava poco per terminare la pena. Misure per il carcere e misure distensive per ridurre il sovraffollamento non sono più rinviabili”. Lo scrive su Twitter il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.

Dalle visite effettuate nel 2021, dall’associazione Antigone, è emerso che in un terzo degli istituti visitati c’erano celle in cui i detenuti avevano meno di 3 mq a testa di spazio calpestabile, quindi al di sotto del limite per il quale la detenzione viene considerata inumana e degradante. Ma non è solo il dato dei metri quadri a destare preoccupazione. Nel 40% delle carceri monitorate c’erano infatti celle senza acqua calda e nel 54% celle senza doccia, come pure sarebbe previsto dal regolamento penitenziario ormai in vigore dal 2000.

Nell’ultimo rapporto annuale si evince la problematica di sempre: quella del sovraffollamento. Al 30 giugno 2021 il numero di persone detenute si attesta a 53.637, di cui 2.228 donne (4,2%) e 17.019 stranieri (32,4%), per 50.779 posti ufficialmente disponibili e un tasso di affollamento ufficiale del 105,6%. Sono 2.228 al 30 giugno 2021 le donne detenute all’interno delle carceri italiane. Il 4,2% dell’intera popolazione detenuta. Si conferma così il valore percentuale riscontrato negli ultimi decenni che vede la presenza delle donne attestarsi sempre tra il 4 e il 5 %. Le donne detenute di origine straniera sono 732 ossia il 32,8%, un punto percentuale in più rispetto ai detenuti stranieri uomini.

Servono interventi concreti affinché il carcere possa davvero educare e non punire.

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