Carceri, il rapporto di metà anno sulle condizioni di detenzione in Italia di Antigone: oltre 54 mila detenuti, sovraffollamento al 112%

Carceri, il rapporto di metà anno sulle condizioni di detenzione in Italia di Antigone: oltre 54 mila detenuti, sovraffollamento al 112%

di Katya Maugeri

Il caldo afoso e soffocante a cui cerchiamo di rimediare con aria condizionata e giornate al mare non è certamente vissuta allo stesso modo per coloro che si trovano dietro le sbarre per scontare la propria pena.

La popolazione detenuta, infatti, ha meno possibilità di sfuggire alle temperature elevate. In carcere non esiste l’aria condizionata, le finestre spesso sono schermate e non consentono un adeguato passaggio di aria, in molti istituti le docce non sono nelle celle, in alcuni manca addirittura l’acqua in alcune ore della giornata. Il sovraffollamento fa il resto.

È quanto emerge da “La calda estate delle carceri”, il rapporto di metà anno dell’associazione Antigone che, come consuetudine, fa il punto su quanto avvenuto nei primi mesi negli istituti di pena italiani. “Dovrebbero far entrare un po’ d’aria fresca e rendere la detenzione più dignitosa, questo dettaglio calmerebbe certamente la tensione” ha spiegato più volte il presidente, Patrizio Gonnella.

Le loro frequenti visite svolte dagli osservatori permettono di mettere in luce tante segnalazioni, molteplici dettagli che delineano la criticità di alcune situazioni che rendono la vita in carcere insopportabile.

Basti pensare che in alcuni istituti penitenziari l’acqua viene razionata, come ad Augusta, oppure manca del tutto, come a Santa Maria Capua Vetere, che nasce scollegata dalla rete idrica comunale. In questo istituto ai detenuti vengono forniti 4 litri di acqua potabile al giorno mentre per le altre necessità è utilizzabile l’acqua dei pozzi artesiani.

Dal rapporto di metà anno, l’Italia si conferma tra i paesi con le carceri più affollate dell’Unione Europea, seconda solo a Romania, Grecia, Cipro e Belgio: secondo l’ultimo rapporto Space del Consiglio d’Europa, uscito lo scorso aprile con dati al 31 gennaio 2021, il tasso di affollamento ufficiale in Italia era a quella data pari a 105,5%, ben oltre la media dell’Unione Europea del 92,1%.

Al sovraffollamento, che non aiuta di per sé a combattere il caldo, si aggiunge anche il fatto che nel 58% delle celle non ci sia la doccia per cercare un po’ di refrigerio (anche se per il regolamento penitenziario del 2000 prevedeva che ci fossero docce in ogni camera di pernottamento entro il 20 settembre 2005). Infine nel 44,4% degli istituti ci sono celle con schermature alle finestre che impediscono il passaggio di aria.

Secondo i dati Dap, aggiornati al 30 giugno 2022, sono 54.841 le persone detenute negli istituti di pena. Di questi 2.314 sono donne e 17.182 stranieri, a fronte di una capienza regolamentare di 50.900 posti, con un tasso di affollamento ufficiale dunque del 107,7%.

Per quanto riguarda le presenze, le regioni in cui gli istituti penitenziari ospitano il più alto numero di detenuti sono: Lombardia per prima (7.962), seguita da Campania (6.726), Sicilia (5.955), Lazio (5.667) e Piemonte (4.015).

Negli ultimi 12 mesi, dal luglio 2021 al luglio 2022, l’Osservatorio di Antigone ha effettuato 85 visite nelle carceri italiane, in tutte le regioni d’Italia. In quasi un terzo (31%) degli istituti che abbiamo visitato ci sono celle in cui non sono garantiti i 3mq calpestabili per persona. 19 degli istituti visitati, il 20%, sono stati costruiti prima del 1900 e risentono dell’antica edificazione. Nel 12% delle carceri dove siamo stati vi sono celle non riscaldate o in cui il riscaldamento comunque non funziona, nel 36% celle in cui non c’è l’acqua calda e nel 58% celle senza doccia.

Ben il 28,1% dei detenuti è tossicodipendente, al 31/12/2021, erano presenti nelle carceri italiane 15.244 detenuti tossicodipendenti (28,1% del totale), per la quasi totalità di genere maschile (96%) e per un terzo di nazionalità straniera (33%).

Donne in carcere: in crescita il numero di madri. Sono 25 i bambini sotto i tre anni che vivono con le madri detenute. Erano 2.314 le donne presenti negli istituti penitenziari italiani al 30 giugno 2022, pari al 4.2% del totale della popolazione detenuta. Una percentuale sostanzialmente stabile nel tempo, di poco inferiori al valore mediano dei paesi del Consiglio d’Europa, che secondo gli ultimi dati disponibili relativi al 31 gennaio 2021 si attesta sul 4,7%.

Le quattro carceri femminili presenti sul territorio italiano (Trani, Pozzuoli, Roma e Venezia) ospitano 610 donne, circa un quarto del totale.

Negli ultimi 12 mesi l’Osservatorio di Antigone ha visitato 84 istituti e in 23 di questi erano presenti donne. Nel 30,4% delle celle ospitanti donne non c’era il bidet, nonostante sia previsto dal regolamento penitenziario già dal 2000.

Nel 17,4% degli istituti visitati ospitanti donne non era garantito un servizio di ginecologia e nel 30,4% mancava un servizio di ostetricia Non ovunque, nelle carceri ospitanti bambini, era presente un pediatra, così come volontari che si occupavano di accompagnare all’esterno i bambini che dormivano in istituto. Forti tassi di autolesionismo hanno riguardato le sezioni femminili degli istituti di Bologna e Palermo “Pagliarelli”, con 3,6 atti di autolesionismo in un anno ogni 10 detenute.

Ragazzi dentro: crescono le presenze nelle carceri minorili.

Sono 381 i giovani reclusi nei 16 Istituti Penali per Minorenni d’Italia attualmente attivi dopo la chiusura di Treviso (il 2,8% dei 13.718 ragazzi in carico ai servizi della giustizia minorile). Erano 316 all’inizio dell’anno. Le comunità ospitano 921 ragazzi sottoposti a misure penali, di cui solo 22 sono alloggiati in comunità pubbliche gestite dal Ministero della Giustizia. 3.100 i giovani in messa alla prova. Le carceri di Torino (45), Nisida (44) e Bologna (42) sono le più grandi quanto a numero di ospiti. Il carcere di Pontremoli, unico carcere minorile esclusivamente femminile d’Italia, ospita al momento 10 ragazzi, di cui molte appena quattordicenni.

L’istruzione è un’attività trattamentale fondamentale per le persone detenute perché può rappresentare una via d’uscita dai percorsi di criminalità.

In carcere il livello di scolarizzazione di partenza dei detenuti è generalmente assai più basso rispetto alla media nazionale.

Fra i detenuti di cui è stato rilevato il titolo di studio (circa la metà dei presenti il 30 giugno 2022), il 5% è analfabeta o non ha un titolo di studio, il 17% ha la licenza elementare, il 57% la licenza di scuola media inferiore e il 16% un diploma di scuola media superiore. Soltanto il 2% ha un diploma professionale e un altro 2% una laurea.

Nel 2021 19 detenuti (18 uomini e 1 donna) si sono laureati mentre si trovavano in carcere.

Nonostante l’importanza del diritto all’istruzione, l’erogazione e la partecipazione ai corsi varia molto negli istituti che gli osservatori di Antigone hanno visitato nel corso dell’ultimo anno. Sui 65 istituti per cui questo dato è stato riportato, soltanto in 7 più della metà dei detenuti era iscritto a un corso di istruzione. La Casa di Reclusione di Spoleto, con 439 detenuti e il 64% di iscritti a un corso di istruzione rappresenta un esempio molto positivo. In altri 15 istituti erano fra il 30% e il 50% i detenuti iscritti a un corso di istruzione.

Un esempio fra questi è la Casa circondariale di Terni, dove il 39% dei quasi 500 detenuti studia. Troviamo poi 29 istituti con il 10-20% di detenuti studenti e 14 con meno del 10% di studenti. Fra questi ultimi troviamo 4 case di reclusione e alcuni istituti molto grandi, come la Casa Circondariale di Palermo “Pagliarelli” (1.218 detenuti e il 10% di studenti) e la Casa Circondariale di Napoli “Poggioreale” (2190 detenuti e il 6% di studenti).

Un rapporto di metà anno che ci ricorda quanto ancora c’è da fare affinché il carcere possa rappresentare un percorso rieducativo e non punitivo.

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