di Saro Faraci
ACI BONACCORSI – In centosessantotto pagine del libro, la parola Catania compare ben 172 volte, una media di una volta a pagina. Un po’ come il nome di battesimo dell’innamorata che va pronunciato di continuo quando è forte il sentimento d’amore. Catania, Catania e via di seguito per 172 volte. L’antologia di racconti Catanesi per sempre, curata da Daniele Di Frangia, appena pubblicata per i tipi di Edizioni della Sera, è in fondo un atto d’amore verso la città di Vincenzo Bellini ed è anche un viaggio emozionale nel cuore di Catania, un viaggio che parte e finisce ogni volta a Catania. Ventiquattro racconti, di storie vere e di altre fantasticate, in cui c’è tutto quello che riguarda la catanesità: i luoghi fisici noti e meno noti, quelli dell’anima, i valori e i principi, i personaggi reali e di fantasia, i riti e le passioni. Tutto è Catania e tutto ruota intorno a Catania.
L’antologia di racconti è stata presentata ieri sera al Palazzo Cutore di Aci Bonaccorsi dinanzi ad un folto pubblico. Ospitata dall’amministrazione comunale locale, presente l’assessore alla Cultura Rosalba Di Mauro, la presentazione dell’antologia ha visto la presenza, oltre al curatore Daniele Di Frangia, di moltissimi dei 24 autori che hanno contribuito al libro con i loro racconti: Andrea Aidala, Giuseppe Alario Spadaro, Valentina Carmen Chisari, Cirino Cristaldi, Simona D’Urso, lo stesso Daniele Di Frangia, Salvatore Giovanni Emanuele, Salvatore Massimo Fazio, Vincenzo Grasso, Giuseppe Grossi, Tino La Vecchia, Daniele Lo Porto, Renato Maisani, Mariagrazia Miceli, Luana Paladino, Alessandro Russo, Maria Adelaide Scacco, Angelo Scaltriti, Concetto Sciuto, Manuela Scuderi, Paolo Sidoti, Gianmarco Tomaselli, Simone Toninato e Claudio Volpe.
“Catanesi per sempre” è uno di quei libri leggeri che si divorano tutti d’un fiato, specialmente durante il periodo di riposo estivo. Ma la leggerezza, ricordava Italo Calvino nelle Lezioni Americane, non è superficialità, ma capacità di planare dall’alto senza avere macigni sul cuore. E i catanesi, soprattutto quelli per sempre, sono leggeri, profondi mai superficiali. Dicevamo dei luoghi di Catania ripercorsi in questo libro: ci sono tutti, soprattutto quelli noti come piazza Duomo e la villa Bellini, ma ce ne sono altri meno noti, che rappresentano i luoghi dell’anima per molti degli autori dell’antologia: piazza Sciuti, ad esempio, oppure via del Velo 11. Poi ci sono i personaggi raccontati nel libro, alcuni di fantasia, altri reali: non ne facciamo menzione, per non anticipare i contenuti dell’antologia, ma alcuni ci hanno colpito per la loro carica esplosiva di catanesità: il falsario Paolo Ciulla (raccontato da Giuseppe Alario Spadaro), il figlio dei Cappuccini Saro sei ita (raccontato da Salvatore Massimo Fazio), il comandante Ulisse che, come Itaca, fa ritorno nella sua Catania dopo un lungo girovagare (nel racconto di Daniele Lo Porto, il primo direttore della nostra testata Sicilia Network). E via dicendo.
Ma è la catanesità il tratto dominante dell’antologia. Catanesità che è sicilitudine, ma è anche qualcosa in più. E’ sicilitudine per quella caratteristica distintiva dei Siciliani di unificare gli opposti: l’amore e l’odio, l’entusiasmo e la malinconia, l’ospitalità e la voglia di isolamento. Ma è anche qualcosa in più: è esagerazione anche nel cibo e nei sentimenti; è approssimazione nel modo di fare le cose e comunque di portarle a compimento. Catanesità è bisogno fisico, quasi carnale, di Catania e dei luoghi, tant’è che tutti i personaggi raccontati tornano, vanno e vengono, rimangono nella loro Catania. La catanesità è convivialità, stare con l’amico che a volte è più importante del familiare; è amore, passionale, e talora possessivo (come nel racconto di Salvatore e Ludmilla, scritto da Claudio Volpe). E’ spirito imprenditoriale, in linea con la vocazione mercantile di Catania nei secoli (come nel racconto sullo zio Walter). E’ senso della famiglia che talora è fattore abilitativo della crescita personale (come nel racconto di Agata e della mamma che va a prenderla a Torino per riportarla a Catania nel giorno della festa della Santuzza), oppure fattore ostativo e causa di conflitto (come nel racconto di Gianni ed Alberto e della loro passione per il trofeo podistico di Sant’Agata, scritto da Paolo Sidoti). Non ultimo, catanesità è attaccamento ai colori della maglia della squadra di calcio e alla “matricola”, recentemente salvata da un gruppo di imprenditori che hanno dimostrato amore per la città. Quell’amore raccontato in tutti modi nell’antologia curata da Daniele Di Frangia.