Daniele Lo Porto
CATANIA – Il centro storico della città, con il suo tardo barocco di pietra lavica, pronta a sfidare i millenni, è patrimonio dell’Unesco per la sua unicità. Ogni edificio settecentesco, opera della ricostruzione post terremoto, è un monumento, piccolo o grande che sia, religioso o civile, pubblico o privato. Un tesoro architettonico che viene pubblicizzato nelle guide turistiche in tutto il mondo ed è approdo obbligato per chi viene in città. Piazza Duomo e la vicina caratteristica piazza Mazzini, con i suoi portici, l’imponente via di San Giuliano che attraversa la città dal mare fino alla collina di Monte Vergine, sormontata dal maestoso ex Monastero dei Benedettini, e ancora via Crociferi, una delle vie più belle d’Italia, con chiese che si alternano a conventi. Un tesoro che, però, viene sfregiato quotidianamente da vandali che si ritengono, probabilmente, artisti della bomboletta di vernice spray. Facciate di edifici siglate, scarabocchi che confermano l’impresa di “writer”, immagini che non hanno nulla di artistico, ma sono solo prova di un degrado culturale che adesso il Comune ha deciso di rimuovere.
Da stamattina, infatti, inizia l’operazione che potremmo definire “barocco ripulito”: squadre di operai dell’Amministrazione cittadina e della Multiservizi interverranno energicamente per rimuovere la vernice dagli edifici del centro storico, dopo che nei giorni scorsi il sindaco in prima persona ha partecipato ai sopralluoghi nelle zone di maggiore presenza turistica, anche nella prospettiva dell’ormai imminente festa di Sant’Agata. “Non ci arrendiamo – ha spiegato Salvo Pogliese – all’adagio secondo cui ormai è inutile pulirli, perchè tanto il giorno dopo troveremmo di nuovo i muri sporchi. Abbiamo il dovere di preservare al meglio i nostri tesori, dobbiamo curare la vita e gli spazi di una città in cui si registrano troppi episodi di disprezzo dei beni pubblici e di quelli altrui. Ai writers – ha concluso Pogliese – lancio un nuovo monito a non sporcare e semmai a proporre all’ Amministrazione comunale percorsi condivisi di street art, in cui esaltare le loro capacità e valorizzare un’arte che, invece, finalizzata a imbrattare colpevolmente i muri dei beni pubblici e privati, rimane solo un valore negativo da rimuovere”. Sarebbe utile anche un’azione di repressione, utilizzando le riprese della videosorveglianza.
Dal Giornale di Sicilia