Pubbliservizi, dalla cassa integrazione inizia il futuro della partecipata

 

 

 

Daniele Lo Porto

CATANIA – Cassa integrazione a 0 ore, esodo volontario per chi è prossimo alla pensione, rimodulazione dell’organico e nuovo contratto di servizio con la Città metropolitana. E’ questa la drastica cura per far quadrare i conti, evitare il fallimento e rendere competitiva la Pubbliservizi, la partecipata ammiraglia dell’ex Provincia regionale di Catania, in profonda crisi dopo l’indagine giudiziaria. L’arresto dell’ex presidente Adolfo Maria Messina, individuato dall’allora presidente della Regione Rosario Crocetta, e di alcuni suoi stretti collaboratori, aveva acceso i riflettori su una cattiva amministrazione, condizionata oltre che da episodi di corruzione, sui quali la magistratura farà chiarezza, anche da una gestione “padronale” dei dipendenti, con l’elargizione di superminimi da migliaia di euro che hanno contribuito a provocare un consistente “buco” di bilancio. Il Tribunale, però, ha preferito dichiarare solo lo stato di insolenza per evitare il fallimento grazie anche ai risultati, seppur parziali, ottenuti prima dall’imprenditore Silvio Ontario, nominato dall’ex sindaco metropolitano, Enzo Bianco,  e poi dal primo commissario giudiziale  Laura Montana Trezza, il cui incarico era scaduto a fine anno, ed ha nulla è servita la richiesta corale dei sindacati di confermarla nel ruolo avendo già intrapreso la strada del risanamento, ed è stata sostituita dall’avvocata romana Maria Virginia Perazzoli, sorteggiata tra diversi candidati dal Ministero per lo Sviluppo economico. La cassa integrazione a 0 ore per i 372 dipendenti è, comunque, una soluzione tattica concordata con i sindacati, ma da sola i certo non basterà. Sul costo del personale è stato già effettuato un drastico taglio, eliminando i costosissimi superminimi impropriamente attribuiti violando una legge del 2009 che avevano fatto lievitare alcune buste paga ad oltre 10.000 euro mensili.

A sancire l’attivazione della procedura è stata la riunione che si è svolta nei locali del Centro per l’impiego di Catania, dove alla presenza del responsabile del servizio Sergio De Matteo, dell’avvocato Francesco Andronico per la società e delle sigle sindacali Ugl, Cgil, Cisl e Uil, è stato firmato il verbale di accordo tra le parti. Per i lavoratori si prospetta la cassa integrazione a zero ore con un eventuale rientro in servizio per consentire lo svolgimento di servizi necessari. Nel contempo, la società si impegnerà ad individuare dipendenti disponibili ad un esodo volontario ai fini pensionistici o in prossimità dell’acquisizione dei requisiti per l’ottenimento della pensione, ad ottimizzare gli organici, avviare percorsi formativi per i lavoratori anche in previsione di un’eventuale ricollocazione con l’intervento dell’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro. Il futuro della partecipata dipende anche dalla revisione dei contratti di servizio con la Città metropolitana, dalla piccola manutenzione degli edifici scolastici e degli spazi a verde a quella della rete stradale alla gestione dei servizi di assistenza e custodia del complesso delle Ciminiere e dei musei. Alcuni contratti, addirittura, sarebbero in perdita, secondo l’avvocato Perazzoli, altri potrebbero produrre utili, ad esempio se aumentasse il numero di visitatori dei musei dello Sbarco in Sicilia 1943  e del Cinema. Il personale stesso dovrà essere però riqualificato e l’organico adeguato alle reali esigenze dell’azienda. Un primo adeguamento del contratto di servizio era stato già previsto dal precedente sindaco metropolitano che aveva portato il corrispettivo da 13,2 milioni a 14,5 milioni di euro.

dal Giornale di Sicilia

 

 

 

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