Catania dalla parte dei diritti: l’Arcigay scende in piazza per l'approvazione di una legge contro omotransfobia e misoginia

Catania dalla parte dei diritti: l’Arcigay scende in piazza per l'approvazione di una legge contro omotransfobia e misoginia

di Katya Maugeri

CATANIA – Catania dalla parte dei diritti. Anche a Catania, come in tante altre piazze d’Italia, l’Arcigay scende in piazza  insieme a tante realtà associative, sindacali e politiche per sostenere l’approvazione del disegno di Legge Zan. Per una legge efficace contro l’omotransfobia e la misoginia, in arrivo alla Camera il prossimo 20 ottobre. 

L’appuntamento è per oggi alle ore 17:00 in piazza Stesicoro, dove si ritroveranno associazioni e simpatizzanti in un flashmob statico: in ottemperamento del distanziamento sociale e in osservanza dei divieti di assembramento, i manifestanti sosterranno la causa fermi dal proprio posto, sparsi lungo tutto il perimetro di piazza Stesicoro.

Distanti, ma uniti per un unico intento: difendere la cultura dell’inclusione e del rispetto, a garanzia della libertà di espressione di ogni singolo cittadino.

Quant’è importante questo passaggio sociale?

«Importantissimo! Questa, se sarà approvata, sarà appena la seconda legge dello Stato a occuparsi della comunità lgbt+ nella sua interezza (la prima è stata quella sulle Unioni civili). Spiega Vera Navarria, vicepresidente Arcigay Catania.

Prima del 2016 per l’Italia non esistevamo. E fai bene a definirlo un passaggio sociale, perché anche per me lo è: mi piace pensare che quando sarò vecchia la mia comunità avrà raggiunto tutti gli avanzamenti che chiede. Vorrei che questi fossero un po’ gli anni ’70 della comunità lgbt+. E se il parlamento approvasse questa legge, significherebbe che riconosce la violenza a cui siamo soggetti. E il riconoscimento è il primo passo per il cambiamento. La legge, poi, fornisce diversi strumenti per cambiare le cose».

Violenze e discriminazioni verso le persone LGBTI+ e le donne sono una triste realtà nel nostro Paese. Servirebbe risvegliare le coscienze e tutelare le vittime attraverso risorse adeguate e politiche concrete. In che modo?

«Voglio essere chiara: la legge Zan non può essere una panacea per tutti i mali, ma può essere il miglior punto d’inizio. A patto che non la stravolgano. Ed è su questo che vigileremo. Dopo l’approvazione alla Camera, se ci sarà, la legge passerà al Senato, dove i numeri della maggioranza sono più risicati. Due cose nella legge sono fondamentali: l’istituzione di una strategia nazionale per il contrasto alle discriminazioni, che agisce evidentemente sulla cultura del paese, e lo stanziamento di fondi per la costruzione di una serie di centri antidiscriminazione a tutela delle vittime. Uno di questi centri avrebbe salvato la vita a Maria Paola Gaglione».

La nostra epoca si macchia ancora di terribili fenomeni: bullismo e omofobia. Perché?

«Perché la scuola italiana, che pure ha fatto passi da gigante e in alcuni casi ha fatto pure da apripista sui temi dell’inclusione, è ancora restia a includere tra questi l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Lo sappiamo bene in Arcigay, perché troviamo resistenze nel portare la nostra esperienza nelle scuole: dirigenti e insegnanti temono la reazione dei genitori mal indottrinati dall’idea che esista una “teoria gender”. E così le ragazze e i ragazzi lgbt hanno una probabilità 4 volte più alta dei loro coetanei di commettere suicidio. Noi comunque non ci arrendiamo, e proprio quest’estate abbiamo costruito un progetto per le scuole. Se ci sono dirigenti, insegnanti e genitori all’ascolto ci contattino per scoprire le nostre attività!»

La città di Catania sta riscoprendo pian piano la presenza di un comitato che lotta per i diritti umani e con coraggio e determinazione tende a informare. Che riscontro avete da parte della comunità catanese?

«Alla manifestazione di oggi arriviamo insieme ad altre 17 sigle, associazioni, partiti, sindacati che hanno risposto al nostro appello per costruire una piazza comune, e l’hanno fatto sebbene non ci sia stato molto tempo per loro per organizzarsi e fare i rituali passaggi assembleari, perché fino a due settimane fa non sapevamo se e quando la legge sarebbe tornata alla Camera. Anche per questo ci tengo a ringraziarle tutte di vero cuore.

I numeri sono relativi, certo, questo però mi sembra significativo. Perché la maggior parte di queste sigle non vengono dal mondo lgbt (anche se le famiglie arcobaleno e I Sentinelli saranno con noi!), ma dalla società civile, che si è resa conto che una società che protegge le persone lgbtq+ è una società migliore per tutti. La soddisfazione maggiore, però, per me rimane quando i ragazzi ci contattano per esporci un problema o una necessità, e insieme riusciamo a trovare la soluzione. Così è stato recentemente per un ragazzo trans che potrà frequentare l’Accademia di Belle Arti col suo nome d’elezione. Da pochissimo poi abbiamo trovato una sede: saremo ospiti dell’Arci, chi avrà bisogno o vorrà scambiare due chiacchiere ci troverà ogni domenica in c.so Sicilia 97».

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