I falsi separati, dopo i falsi invalidi, per non pagare le tasse

 

 

Daniele Lo Porto

CATANIA  – Oltre ai falsi invalidi ci sono anche i falsi separati, smascherati però con relativa facilità. Mano nella mano all’uscita di casa, insieme al supermercato a fare la spesa: normali momenti di vita coniugale che sono stati ripresi, in video e foto, dai finanzieri del Comando provinciale di Catania impegnati in una tradizionale attività di indagine “sul campo”.

Non ci sarebbe nulla di male se i coniugi in questione non avessero firmato un accordo di separazione consensuale, tanto da risiedere, fittiziamente, in due diverse abitazioni che avrebbe sancito la fine della loro storia d’amore. Ma si tratterebbe, secondo le Fiamme gialle, solo di una strategia per sottrarsi in modo fraudolento al pagamento delle imposte. E’ questo, infatti, il reato ipotizzato che ha portato all’emissione da parte del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura, di un provvedimento di sequestro cautelativo di beni immobili per un valore catastale di oltre 250.000 euro trasferiti da Salvatore Falgares, dottore commercialista, alla moglie separata, Gabriella Pepe, 48 anni, casalinga. L’importo del sequestro equivale alla somma che il dottor Falgares deve all’erario tra imposte e sanzioni relative agli anni 2014 e 2015. In seguito ad una verifica della situazione contabile effettuata nel dicembre del 2016 della ditta individuale “Brain Consulting di Falgares Salvatore” con sede a Catania, è emersa che circa 700 fatture emesse nell’esercizio della sua attività professionale ai suoi clienti dallo stesso Falgares, erano state occultate e distrutti documenti contabili e, inoltre, non era stato in grado di giustificare i flussi finanziari in entrata sui suoi conti correnti. Nel corso dell’attività ispettiva i finanzieri constatarono quale circostanza sintomatica della volontà di sottrarsi al pagamento delle imposte, che il professionista, a seguito di un accordo di separazione consensuale, stava trasferendo alla moglie Gabriella Pepe tutti i beni immobili di cui risultava proprietario esclusivo, compreso lo studio del quale continuava a disporre grazie ad un comodato d’uso concesso dalla moglie che riguardava anche l’avvocato socio del commercialista e legale della signora Pepe nella procedura di separazione consensuale.

L’acquisizione di questi ulteriori elementi ha portato la Procura della Repubblica a richiedere al G.I.P. di Catania l’emissione del provvedimento di sequestro preventivo di quei beni che i coniugi indagati intendevano fraudolentemente sottrarre alle richieste erariali emerse dalle attività ispettive della Guardia di Finanza.

Appartamento, studio, garage. Sono i beni sequestrati al commercialista ed alla moglie che, secondo quanto emerge dall’attività del Nucleo polizia economico-finanziaria, di pagare le tasse non ne volevano proprio sapere. Prima la sparizione di circa 700 fatture, che i finanzieri hanno ritrovate una per una nella contabilità dei clienti, poi la separazione consensuale e il successivo trasferimento dei beni dal marito alla moglie per evitare che potessero essere “aggrediti” dall’erario. Una mossa tecnicamente astuta, che ha però insospettito gli investigatori impegnandoli in una nuova trance di indagine. Il commercialista, però, non aveva previsto che poteva essere oggetto di pedinamenti e appostamenti da parte dei militari della Finanza, che non si limitano ad analizzare solo libri contabili e conti bancari.

Dal Giornale di Sicilia

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