L'Etna fa fuoco e fiamme e si prepara alla grande eruzione

 

 

 

 

Daniele Lo Porto

CATANIA – Tante scosse per…nulla, o quasi. I continui sciami sismici che si ripetono da mesi sui versanti dell’Etna fino ad ora hanno prodotto “solo” una modesta attività stromboliana, al Nuovo cratere di sud est. E’ un segnale di risveglio del vulcano, ma è ancora troppo presto per poterlo considerare la premessa ad una eruzione importante, come, invece, la fase di ricarica in corso dallo scorso anno fa presagire. Per il momento un po’ di fuoco e di fumo e una modesta colata lavica che si estende per un centinaio di metri, ma è scarsamente alimentata.

La fase stromboliana, al momento, non è neanche intensa. “Ogni tanto si accende un bagliore: è il segnale che si manifesta al “puttusiddu”, dove sta continuando l’attività esplosiva ed effusiva”, spiega Boris Behnche, vulcanologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania. Ancora è troppo presto anche per l’abusata definizione di “eruzione turistica” perché, spiega il vulcanologo, “è fra le più piccole ed innocue che ci si possa immaginare su un vulcano attivissimo come l’Etna. La colata lavica attiva avrà una lunghezza di forse 100 metri, l’attività esplosiva è completamente confinata all’area sommitale e può essere un pericolo solo per chi si avvicina troppo alle bocche eruttive (sta continuando anche l’attività all’interno della Bocca Nuova e del Cratere di Nord-Est). Ma con queste condizioni meteorologiche è proibitivo avventurarsi. L’attuale attività eruttiva sommitale in corso in questi giorni non rappresenta, quindi, in alcun modo, una minaccia per chi vive intorno all’Etna”. L’attività vulcanica è costantemente monitorata tramite la rete di sensori dell’INGV che incrocia i dati con quella sismica, che negli ultimi mesi ha registrato centinaia di scosse sul versante ovest, in particolare nei territorio di Biancavilla che ha subito anche ingenti danni ad edifici pubblici e privati.

Dal Giornale di Sicilia

 

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