CATANIA – Ordinanza cautelare nei confronti di 7 soggetti per i reati di abuso d’ufficio e falsità in atti pubblici nell’assegnazione di terreni ad imprese industriali nei comuni di Catania e Paternò operata dal consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale (A.S.I.) di Catania negli anni dal 2010 al 2014.
Il provvedimento, eseguito in data odierna dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Catania, dispone la misura cautelare personale della “sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio” nei confronti di due pubblici ufficiali: Daniele Tricomi, dirigente dell’area tecnica del consorzio per l’A.S.I. di Catania, e Carlo Caruso, collaboratore dell’area tecnica del già citato consorzio.
L’ indagine
Le investigazioni, consistite nell’esame e nell’analisi di copiosa documentazione amministrativa nonché nell’esecuzione di intercettazioni telefoniche, sono state mirate a verificare la regolare formazione delle graduatorie delle imprese richiedenti l’assegnazione di terreni e il rispetto dei termini perentori di realizzazione degli stabilimenti industriali.
L’attività d’indagine, nota come Family Business, ha preso avvio da una denuncia presentata dal presidente dell’Istituto Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive (IRSAP), nella quale si segnalavano anomalie e violazioni normative nell’attività di assegnazione di lotti di terreno alle imprese richiedenti operata dall’ufficio periferico di Catania dell’IRSAP.
Le accuse ai pubblici ufficiali
Ciò che è emerso dall’indagine è una gestione “domestica” dell’ufficio periferico catanese dell’IRSAP, caratterizzata da manifeste e ripetute violazioni della normativa di riferimento unite a situazioni di palese conflitto d’interesse fra pubblici ufficiali e titolari delle aziende assegnatarie.
In particolare, i pubblici ufficiali Daniele Tricomi e Carlo Caruso, a fronte del mancato rispetto dei tempi di realizzazione e/o d’inizio dei lavori da parte dell’impresa assegnataria del terreno concesso, non hanno attivato la prescritta procedura di revoca della concessione e il contestuale trattenimento, a carico dell’impresa aggiudicataria, del 25 % del prezzo corrisposto dalla stessa per la compravendita. Inoltre, gli stessi non si sono astenuti dall’adozione dei pareri tecnici di loro competenza nella circostanza in cui a beneficiare dell’assegnazione immobiliare sono stati, in un caso, una società nella quale la proprietà è risultata divisa tra madre e moglie di Tricomi, e in un altro, un imprenditore in stretto rapporti d’amicizia con il Caruso.
Altra illecita condotta che ha integrato il delitto di abuso d’ufficio è consistita nel mancato rilevamento di interessi diretti di un soggetto non avente titolo per l’aggiudicazione: nella fattispecie in questione, Caruso ha omesso di riferire l’identità del titolare aziendale effettivamente beneficiario dell’assegnazione il quale, già sorvegliato speciale nonché condannato per rapina, estorsione e bancarotta, ha prodotto una fasulla “certificazione antimafia”. A tal proposito deve evidenziarsi come non venisse richiesta la certificazione antimafia per le società aspiranti all’assegnazione.
L’esercizio strumentale dei pubblici poteri operato dai due ufficiali ha prodotto un evidente danno patrimoniale all’IRSAP e, al contempo, ha favorito l’irregolare assegnazione di terreni a beneficio di imprese che, non rispettando lo stringente dettato normativo, hanno lucrato su un’acquisizione immobiliare realizzatasi a un valore nettamente inferiore rispetto a quello di mercato.
Gli imprenditori coinvolti
Tra i beneficiari dell’illegittima azione amministrativa, i finanzieri del comando provinciale di Catania hanno individuato i seguenti imprenditori: Emanuele Tricomi, fratello del dirigente Daniele Tricomi e beneficiario di assegnazioni quale titolare della ditta individuale Neva, amministratore della Neva s.r.l. esercente l’attività di “compravendita di edilizia industriale” e titolare “effettivo” della Logex s.a.s. esercente “l’attività di movimento merci relativo a trasporti terrestri”; Antonio Privitera, titolare dell’omonima ditta individuale assegnataria di un terreno per la realizzazione di un opificio da adibire alla produzione di mattonelle in cemento; Gaetano Caruso già condannato per ricettazione, titolare “effettivo” della Hub Service s.r.l. esercente “l’acquisto, la vendita di immobili e fabbricati di qualsiasi genere”, società destinataria della concessione solo apparentemente attribuita al succitato Privitera; Maurizio Luigi Maria Schillaci, rappresentante di una società inesistente la Harem s.r.l. e legato con il pubblico ufficiale Carlo Caruso da rapporti di abituale frequentazione, aggiudicatario di un terreno per la realizzazione di uno stabilimento industriale per strutture intermodali; Giovanni Fortunato De Maria, titolare occulto della Relti s.r.l. esercente l’attività di “assistenza alle imprese ed enti pubblici nelle questioni legate alla corretta gestione del territorio ed allo sviluppo sostenibile” e beneficiario di un’assegnazione di un terreno in assenza dei requisiti richiesti in quanto, tra l’altro, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale.
Tutti gli imprenditori sono destinatari della misura cautelare personale del divieto temporaneo di esercitare attività professionali e imprenditoriali, nonché dell’obbligo di presentazione alla P.G.
L’operazione della guardia di finanza di Catania ha posto termine ad una gestione personalistica dei pubblici poteri, cui l’arbitrario esercizio favoriva imprese sleali a danno di tutte le realtà aziendali che, al contrario, hanno rispettato le regole imposte dalla normativa regionale. Tali azioni ostacolavano l’effettiva realizzazione di nuovi stabilimenti industriali e risultavano dannose per il libero sviluppo delle iniziative imprenditoriali nel territorio.