Catania sempre peggio la qualità della vita

CATANIA – Catania si classifica al 103esimo posto sui 110 capoluoghi italiani analizzati da ItaliaOggi: nella classifica sulla qualità della vita delle città italiane curata dal dipartimento di statistiche economiche dell’università La Sapienza di Roma, Catania si piazza decisamente in fondo, perdendo rispetto all’anno precedente ben dieci posizioni.

Fanalino di coda Trapani, in testa invece Bolzano. La città siciliana più vivibile rimane Ragusa che si è piazzata all’85esimo posto, seguita da Enna all’88esimo, Caltanissetta al 93esimo, Agrigento al 97esimo, Messina alla centesima posizione e a seguire la città etnea davanti solo a Siracusa al 105esimo posto e a chiudere, prima dell’ultima classificata, Palermo, 106esima.

Sono nove i criteri di giudizio utilizzati da ItaliaOggi per stilare la classifica: ambiente, criminalità, affari e lavoro, popolazione, tenore di vita, disagio sociale e personale, servizi finanziari e scolastici, sistema salute e tempo libero. Rispetto alla prima classificata, Bolzano, che ha totalizzato 1000,00  punti Catania invece 60,86, contro i 167,74 del 2016, peggiorando considerevolmente la propria condizione generale di vivibilità.

Ben 57 posizioni in meno per il “tenore di vita”, 49 per il “disagio sociale”, 13 per la disoccupazione giovanile; 74 per la cessazione di imprese. Catania e la sua provincia registrano un crollo drammatico nella 19a classifica di ItaliaOggi sulla qualità della vita in 110 province italiane: 103° posto. Un arretramento di ben 10 posizioni rispetto al 2016 che impone da un lato correzioni di rotta sulla programmazione degli interventi e, dall’altro, la rivalutazione delle competenze della Città Metropolitana.
«I risultati dell’indagine dell’Università La Sapienza purtroppo non ci colgono di sorpresa – commenta Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl catanese – ma aggiungono allarme alla preoccupazione perché la posizione occupata dall’area metropolitana etnea in alcuni degli ambiti analizzati è decisamente sconfortante».
Dal 2016 a oggi, Catania perde ben 57 posizioni come “tenore di vita” (dal 40° al 97° posto); un dato che ha un suo corrispettivo nell’ambito del “disagio sociale”, dove la provincia etnea passa dal 42° al 91° posto. Dati che trovano conferma anche negli ambiti economici e occupazionali analizzati: al 103° posto per tasso di occupazione (era 101); all’85° per cessazioni di imprese (era all’11°!); all’89° per tasso di disoccupazione (era alL’80°); all’89° posto per disoccupazione giovanile (15-24 anni), mentre era al 76° l’anno prima.
«È già dall’inizio dell’anno che cogliamo dei segnali in tal senso – continua Attanasio – puntualmente confermati dai vari report pubblicati sullo stato di salute della Sicilia e dei suoi territori. L’emergenza della povertà, assoluta e relativa, ingloba sempre più famiglie, e nel disagio sono coinvolte fasce sempre più estese di popolazione alle prese con la perdita o la mancanza di lavoro».
«Eppure – sottolinea – le risorse a disposizione dei vari distretti socio-sanitari sono cospicue: dai milioni di euro del PON Metro per gli interventi contro l’emergenza abitativa e per la lotta all’esclusione sociale, al riparto dei fondi PAC sulla seconda annualità per i servizi di cura alla persona, infanzia e anziani; dai fondi previsti dalla 328/2000 per l’assistenza sociosanitaria, alla progettualità della legge 285 in favore dei minori. A essere carente è quindi la programmazione degli interventi dei vari servizi sociali comunali, l’analisi dei bisogni e l’allestimento di misure adeguate a sollevare le famiglie dal bisogno e dalle difficoltà economiche».
Per Attanasio, inoltre, le misure di contrasto alla povertà previste dal governo, come finora il Sostegno d’inclusione attiva (SIA) e il Reddito inclusione sociale (REI) che sarà erogato da gennaio 2018, «rischiano di fallire se, attraverso la corretta applicazione del PON Inclusione, non si riusciranno a redigere i piani di programmazione per favorire la formazione e il reinserimento lavorativo dei vari componenti del nucleo familiare».
«In questo percorso – conclude il numero uno della Cisl di Catania – assumerà importanza la rivalutazione delle competenze della Città Metropolitana, il cui ruolo finalmente ben chiaro farebbe da traino per tutti i 58 Comuni dell’area e servirebbe a divulgare e trasferire le buone prassi, come a Catania si sta incominciando a fare, ad esempio, con i fondi comunitari».

Queste classifiche vanno lette sempre con il beneficio dell’inventario, ma un fondo di verità, e spesso molto di più, c’è. Sicuramente la difficoltà economica che vivono le famiglie siciliane, molte delle quali al di sotto della soglia di povertà, o la percentuale di disoccupazione (il 57% quella giovanile), incidono sensibilmente su tutte le città siciliane.  poi, noi siciliani ci consoliamo con i binomi sole-mare oppure granita-arancino o ancora monumenti-commissario Montalbano. Ma non basta consolarci e illuderci. E’ un dato di fatto che il problema di Palermo è il traffico (lo sanno anche all’Unione Europea a Bruxelles), ma anche a Catania e a Messina non è da meno. In altre città è la carenza di servizi, in altre ancora la mancanza di infrastrutture. La crisi economica di questi anni e, di conseguenza, l’agonia della pubblica amministrazione oltre che delle imprese private, ha accentuato tutto. Al nuovo governo regionale, che tante e tali competenze ha in termini di gestione dell’immediato, ma anche di programmazione futura, tocca affrontare anche questa sfida: migliorare complessivamente la qualità della vita dei siciliani. ha cinque anni di tempo. (DLP) 

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  1. Sono un cittadino Catanese e mi vanto di esserlo pero!
    Quando ti rendi conto che effettivamente per l’amministrazione della tua Città tu e tutti gli altri che non solo per scelta ma a volte anche per necessità abitano in un quartiere popolare , periferico e poco attenzionato dalle varie amministrazioni comunali, quando le dure lezioni che hai dovuto subire nel corso degli anni solo perché abiti in un quartiere che per i luoghi comuni ormai consolidati è considerato il buco del culo della tua città .Quando poi questa sensazione diventa invece un fatto , allora tutto quello che succede attorno a te diventa insopportabile. L’abbandono, il degrado, il disaggio sono ormai elementi decorativi in questa zona della mia amata Catania, ma ancora dopo 25 anni non riesco ad abituarmi. Non è mai stato fatto nulla per migliorare le condizioni di vita per gli abitanti della periferia sud di Catania. Persone che sperano che presto o tardi l’amministrazione comunale si ricordi anche di loro magari magari a telecamere spente e cioè anche quando la campagna elettorale è finita da un pezzo. Appena una decina di anni addietro da questa posizione per raggiungere Il nuovo ospedale Garibaldi significava pianificare un viaggio che poteva durare anche più di un’ora, mentre sapevi che in linea d’aria eri vicinissimo, anzi riuscivi a vedere le torri dei vari reparti. Finalmente dopo varie vicissitudini e peripezie apre al traffico Viale Carmelo Rosano una strada di poco più di 800 metri che collega il quartiere librino e il quartiere San Giorgio a via Palermo e quindi al resto della città in modo “rapido”. Questa strada ha subito rivestito un ruolo importantissimo per gli abitanti delle sopracitate zone ho quartieri. L’apertura di via Carmelo Rosano significava organizzare la propria esistenza anche nella parte più servita della Città cioè Viale Mario Rapisarda e dintorni. Nel corso di questi anni la strada in questione è stata chiusa diverse volte, causando agli abitanti delle zone circostanti non pochi disaggi. L’ultima proprio qualche giorno addietro precisamente giovedì 18 ottobre, percorro quel tratto di strada alle ore 12,30 riesco a transitare per via Palermo malgrado il traffico intenso a quell’ora a causa dell’uscita delle scuole. Ripercorro lo stesso tratto in senso inverso alle ore 13,30 e non riesco più a passare . Noto subito che la strada è transennata e chiusa al traffico. Proprio nell’ora più critica viene chiusa una strada di vitale importanza e senza alcun preavviso da parte dell’amministrazione comunale. Informare la gente! È sacrosanto giusto per permettere alle famiglie di organizzare percorsi alternativi e quindi poter riprendere i bambini dalla scuola. Ma forse è chiedere troppo e noi non meritiamo tanto! Non meritiamo nemmeno di ottenere risposte a domande semplici del tipo “perché state chiudendo la strada? Per quanto tempo è prevista la chiusura? Nessuno risponde. Sui social niente, nessuna informazione nel merito. Catania Today la sera del 19 informa che Viale Carmelo Rosano viene chiuso a scopo precauzionale per degli avvallamenti sospetti apparsi sul viadotto del torrente acqua santa nella parte più vicina a via Palermo. Lunedi è prevista una verifica da parte degli esperti per tracciare finalmente il punto della situazione. E’ vero che le cose non si sistemano da sole e che non si può sperare sempre nel miracolo e per questo mi viene in mente quello che è accaduto in Sardegna che a causa dei nubifragi che si sono abbattuti in quella zona e che hanno danneggiato gravemente una strada di vitale importanza, ma nel giro di una settimana è stata resa nuovamente transitabile nella sua piena efficienza. Invece qui si chiude una strada strategica e di vitale importanza almeno per noi abitanti della periferia sud di Catania per aspettare una perizia che si farà solo dopo quattro giorni, in presenza dei vari assessori, dei vari giornali e finalmente forse si prenderà una decisione. La decisione slitta ancora perché da settimana in settimana si aspettano perizie su perizie e ancora non esiste un punto per tracciare il nostro futuro e cioè se dobbiamo continuare a soffrire o finalmente l’amministrazione comunale metta le basi per una rapidissima soluzione del problema. Vorrei ricordare a tutti gli addetti ai lavorii dell’amministrazione comunale che viviamo nell’era dell’informatica e che oggi l’informazione è di vitale importanza più di ieri. Fare informazione è facile, basta pigiare un tasto. Grazie per quello che farete per noi, spero in tempi brevi. Aldo ZAMMATARO

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