Si è spento il sorriso elegante del barone Mario Ursino

Si è spento il sorriso elegante del barone Mario Ursino

di Silvia Ventimiglia

Mi si chiede di ricordare la figura del barone Mario Ursino e, contrariamente a quanto mi capiti solitamente, non trovo le parole adatte. Tanto più che oggi il ricordo è velato da quella tristezza che accompagna sempre l’ultimo saluto. Si, perchè Mario Ursino se n’è andato stanotte, circondato dall’affetto e dalla tenerezza dei suoi familiari di cui è stato guida indiscussa.
Cosa posso aggiungere io rispetto a quello che già si sa?
Poco e niente. Posso forse solo raccontare quale privilegio sia stato conoscerlo ed apprezzarlo…questo sì. Era il 2008 e, complice un’intervista richiesta timidamente ed accettata con slancio entusiastico, ebbi modo di dare un volto ad una personalità fino allora conosciuta solo di fama per via delle tante iniziative cui dava vita e, perchè no?, sulla scia della vasta eco prodotta dalle cene da favola che organizzava la sera di Sant’Agata nella propria bellissima casa di piazza Borgo.

Cene nelle quali, il barone Ursino, anfitrione come pochi, si prodigava in prima persona, passando giorni e giorni ai fornelli e proponendo, sotto forma di piatti di squisita fattura, il meglio di secoli di cucina siciliana.
Cene alle quali invitava, tra gli altri, ospiti provenienti da ogni parte d’Italia ed ai quali offriva l’immagine migliore della Sua tanto amata città ed omaggiando al meglio, così, la Santa Patrona. Una vita lunga quella del barone che, dopo anni in giro per il mondo ricoprendo i vertici di un importante istituto bancario, rientrato nella Sua amata città si era dedicato anima e corpo a quella cucina siciliana di cui è stato illustre ambasciatore e che, amava dire, “è frutto delle tante dominazioni godute e non subite”, amore che lo aveva portato a rivestire altissime cariche anche nell’ ambito dell’Accademia nazionale della cucina.
Da quel 2008, ogni qualvolta, ho avuto piacere che dicesse la sua in tema di cucina siciliana,in radio o su carta stampata, il barone non si è mai sottratto ed anzi ha reso ogni sua singola partecipazione, ogni suo intervento, un momento di grande cultura, generoso come pochi di aneddoti e di perle di saggezza.
Insomma, qualunque fosse l’ambito d’azione, Mario Ursino riusciva ad eccellere e a diventare un protagonista assoluto grazie a quel connubio che in lui trovava la perfetta sintesi tra classe innata e pragmatismo acquisito ed affinato negli anni.
Nato il 28 ottobre del 1933, era, è bene ricordarlo, discendente tra l’altro di quella famiglia il cui nome è indissolubilmente legato alla città di Catania: il Fondo Ursino, custodito nelle biblioteche riunite Ursino Recupero e comprendente migliaia di volumi, risulta essere di grande importanza dal momento che raccoglie tutto ciò che è
stato pubblicato sul tema “Sicilia” dal Guttemberg in poi. E ditemi se è poco! A chiosa della lunga intervista, che oggi, giorno del distacco, vivo come una sorta di testamento morale, il barone Ursino, sollecitato sul futuro della nostra bella e martoriata città, chiosava “Ragazza mia, Catania è una città viva, vivace e capace di grandi imprese.
Vedrà che ce la faremo”.
Speriamo, barone, che la terra le sia lieve!

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