Ci vuole tanto "cervello" per fare una start up siciliana di successo

Ci vuole tanto "cervello" per fare una start up siciliana di successo

di Saro Faraci “il Professorista”

Torniamo a capire come funziona l’Università Imprenditoriale. In questa puntata di #startupmystory raccontiamo la storia di Massimiliano Oliveri, Professore Ordinario di Scienze psicologiche, pedagogiche, dell’esercizio fisico e della formazione all’Università di Palermo. Uno studioso molto apprezzato nella comunità scientifica, che si è formato pure all’estero e che, come altri professori che provano a portare sul mercato le attività della ricerca scientifica, è promotore di ben due start up innovative.

– Ci racconti un po’ dell’attività di ricerca che svolge a livello universitario. Cosa l’ha appassionata di più al punto di dedicarvi tempo ed energie per la ricerca scientifica che l’ha poi portata a dar vita anche ad una start up?

«Mi occupo di studiare il funzionamento del cervello negli esseri umani con una serie di metodiche che registrano e modulano segnali elettrici dal cervello. Il filo rosso che lega le varie ricerche è sviluppare metodi che riabilitino le funzioni cerebrali dopo una patologia che le comprometta. Mi appassiona studiare i “segnali dal cervello” per trasformare queste conoscenze in strumenti utili per la cura»

– Lei ha studiato pure ad Harvard. Quanto è importante nel modello americano il binomio ricerca scientifica – trasferimento tecnologico?

«E’ molto importante. La ricerca scientifica può trasformare in valore anche economico i suoi risultati, sviluppando strumenti utili per l’intera comunità. Ciò contribuisce ad avvicinare lo scienziato alla popolazione generale e ai problemi della vita quotidiana delle persone»

– Nel 2013, partecipando ad un’edizione di Start Cup Palermo, anche lei decide col suo team di fare un po’ di trasferimento tecnologico e dà vita ad una start up. In particolare di cosa ha iniziato ad occuparsi la start up e se oggi, rispetto alle fasi iniziali della sua vita, ha allargato il suo raggio d’azione?

«La prima startup, tuttora attiva, si chiama NeuroTeam, e si occupa di sviluppare terapie innovative per i disturbi neurologici e psicologici. Poi abbiamo dato vita ad una seconda startup. Si chiama Restorative Neurotechnologies e ha sviluppato un prodotto, Mindlenses, ora dispositivo medico certificato, per la neuroriabilitazione dei deficit cognitivi»

– La sua Università di appartenenza, Palermo, Vi ha facilitato in questo percorso? In che modo?

«L’Università di Palermo ha contribuito sia consentendomi di mantenere attivo un laboratorio di ricerca, il laboratorio di neuropsicologia, sia rendendo abbastanza snello il percorso di autorizzazione alla creazione di startup»

– Nel percorso di crescita della sua start up, c’è stato un ruolo fondamentale dell’incubatore del consorzio ARCA di Palermo. In cosa l’incubatore vi è stato di grande ausilio? Ha accompagnato altri passi della crescita oltre a quella iniziale della messa a punto del progetto imprenditoriale e del business plan? Siete tuttora assistiti da ARCA?

«Il consorzio ARCA (un consorzio attivo dal 2003 per l’applicazione della ricerca e la creazione di aziende innovative, n.d.r.) ha svolto un ruolo determinante, creando le basi e il network necessari per accedere a fonti di finanziamento»

– Avete partecipato nella vostra storia a business plan competition e altre competizioni dedicate alle start up? Con quali esiti? E soprattutto quali con quali benefici?

«Oltre alla Start Cup Palermo del 2014, siamo stati in finale del Premio Nazionale per l’Innovazione del PNI Cube, del Premio Marzotto e di qualche altra business plan competition. Il beneficio maggiore è stata la “visibilità” e il networking»

– Prof. Oliveri, il cammino di Restorative Neurotechnologies ad un certo punto incrocia quello degli investitori. Ci racconti un po’ di come è nato l’interesse degli investitori strada facendo fino al più recente round di investimento che si è sostanziato nel finanziamento di un milione di euro.

«Un primo round di investimento da 130.000 euro è stato sottoscritto da SocialFare seed di Torino, che ci ha selezionato per il suo programma di accelerazione Foundamenta. Questo primo passaggio è stato determinante per sviluppare il prodotto ed entrare in contatto con i nuovi investitori»

– Il vostro mercato da chi è rappresentato? Chi “compra” i prodotti e i servizi di Restorative Neurotechologies?

«Professionisti della salute mentale, come psicologi, neurologi, psichiatri. E ospedali o centri di neuroriabilitazione»

– Sviluppi futuri per la vostra start up? Se dovesse avvicinarvi una grande impresa, interessata all’acquisizione, sareste disposti a cedere l’azienda? O sarebbe più gradita una partecipazione della grande impresa alla vostra struttura proprietaria?

«Il primo sviluppo è l’allargamento a un mercato internazionale e l’ulteriore validazione clinica. Raggiunti questi obiettivi, saremmo disposti a valutare strategie di exit con cessione. Anche se mi piacerebbe molto strutturare una impresa solida, con partecipazione di grandi imprese alla struttura proprietaria, per trasferire valore in termini di conoscenze e sviluppo al territorio»

– Ultima domanda. La facciamo sempre alle start up che intervistiamo. Lei pensa che la Sicilia, o se vuole limitarsi al caso di Palermo, sia un vero ecosistema per le start up innovative o manca ancora qualcosa per far crescere questo ambito del fare impresa?

«Credo che sia da migliorare il supporto alla attività inziale di trasferimento tecnologico. E’ poi ovvio che per la ricerca di capitali bisogna rivolgersi altrove»

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